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Torna Massimo Comi con una nuova recensione, oggi ci racconta il brano di Antòn, cantautore ciociaro, intitolato “Il ballo più bello del mondo”, mettendo in risalto alcuni punti.
Non perdetevela. Potete trovare il brano su tutti i Digital Store.

Una canzone indubbiamente romantica, d’amore, che tocca le corde più sensibili del cuore, lasciando l’ascoltatore anche un po’ commosso e malinconico, e cullandolo con la sua melodia estremamente pulita ed essenziale.

Tante volte, basta poco, infatti, per emozionare, e credo che Anton, con questo brano, ci sia riuscito in pieno: la sua voce si fa delicata, vellutata, dolce, piena di malinconia e struggimento, in alcuni tratti quasi sussurrata.

La canzone si articola su una base di chitarra acustica, che esegue degli accordi molto essenziali, accompagnata dalle percussioni, che determinano alcuni stacchi all’interno del cantato: se si fa attenzione, nella seconda parte si può ascoltare anche il suono di alcuni strumenti ad arco. Non è da tralasciare poi la presenza di qualche effetto elettronico di contorno e di quella che sembra essere una linea melodica di chitarra elettrica, che esegue alcune note in sequenza, come se si trattasse di un assolo, che si va a sovrapporre alla voce del cantautore.

Anton si chiede che cosa resta di lui e della propria amata, dicendo che ormai lei lo può vedere proprio lì dove sono loro: lui ritiene che questo possa bastare, perché forse fra loro è stato bello così. Probabilmente, la malinconia che si esprime nel brano deriva dal racconto di una storia d’amore ormai finita, che ha lasciato dei rimpianti nel nostro autore, il quale però sembra non volersi arrendere del tutto.

A riprova di quanto detto sopra, la canzone prosegue parlando della lieve malinconia che resta nel cuore di Anton, ma credo anche della sua ragazza: quando lui sente un particolare brano, magari quello che hanno ascoltato quando si sono incontrati per la prima volta, emerge nella sua mente il ricordo dei bei momenti passati con lei, quando lui la stringeva a sé e lei era completamente sua.

Ma, come detto prima, lui sembra non volersi arrendere del tutto, perché invita la sua lei a lasciarsi andare, a mettersi a ballare il ballo più bello del mondo: guardando la copertina del singolo, si può pensare che questo ballo possa metaforicamente evocare anche un rapporto d’amore. Lui dice però che si soffermerà a guardarla danzare, ma solo per qualche istante e di nascosto, quasi che sia combattuto fra l’amore che ancora prova per lei e l’impossibilità di averla di nuovo tutta sua.

Anton afferma poi che l’impressione che ne riceve è quella di guardare per la prima volta qualcosa che in fondo non c’è: la sua donna appare come una ragazza dalla forte personalità, che se ne frega di tutto e non crede nemmeno a chi si pone delle domande, a chi cerca di trovare una ragione alla base di quanto è accaduto.

Non so se si tratti di un’illusione, di una fantasia o della realtà, fatto sta che il cantautore continua dicendo che in quella specifica notte lei si trova ballare con lui, che da osservatore nascosto sembra trasformarsi di nuovo in parte attiva del rapporto amoroso, rinnovando l’invito alla sua amata a lasciarsi andare, a continuare a ballare per sé stessa, ma un po’ anche per lui e con lui.

A questo punto, si può ascoltare il primo vero stacco netto della canzone, che sembra fermarsi per un istante, proseguendo poi con una rullata di batteria che introduce la parte seguente, nella quale Anton torna a chiedersi cosa resta del suo rapporto con lei: è sempre presente un sentimento di malinconia, questa volta per la pazzia della sua donna, il che fa da collegamento a quanto l’artista diceva in precedenza, parlando del fatto che a lei non importava nulla delle cose e non dava ascolto a chi cercava di porsi delle domande e di capire il perché degli avvenimenti accaduti. Resta anche la gelosia che lui provava, forse perché lei non gli era completamente fedele, ma non è dato scoprirlo: Anton aveva quasi un dialogo con questo suo sentimento, il quale gli ricordava che lei non era più sua.

Ma lui sembra non perdersi d’animo, rinnovando l’invito rivolto a lei a lasciarsi andare e a ballare di nuovo il ballo più bello del mondo: lui, comunque, si sofferma solo a guardare, senza farsi notare e solo per qualche secondo. Mi sembra che ci sia una sorta di contrasto fra la consapevolezza di aver perso la persona amata e la voglia di vederla di nuovo ballare, di vedere di nuovo il suo corpo muoversi sinuosamente e con femminilità: Anton prosegue poi con quella che mi è sembrata una bella immagine, molto evocativa, sentendosi come un bambino la mattina di Natale, che si sveglia e corre a vedere quali regali ci sono sotto l’albero. Ritorna qui dunque un senso di riscoperta di sentimenti che si credevano perduti, che però sembra non riuscire a colmare il vuoto che la propria ragazza ha lasciato, in un continuo alternarsi fra false speranze e consapevolezza di non avere più il controllo della situazione.

Lei si mostra da sola, all’alba, mentre durante la notte cercava anche lui: anche in questo caso spunta un velo di contrasto, forse legato al carattere un pazzo e un po’ ribelle di lei, che sembra cercare ancora lui, ma che poi in realtà preferisce mostrarsi da sola.

Lui però continua ad illudersi, perché pensa a lei che continua a ballare con lui nella notte: le chiede insistentemente di lasciarsi andare, anche se lei sembra ballare soltanto per sé stessa, con lui che fa da spettatore, un po’ tra illusione e realtà.

C’è poi un’ulteriore rullata di batteria, che funge da introduzione a dei nuovi versi, che parlano in modo immaginativo all’ascoltatore, dicendo che ad Anton sembra di guardare per la prima volta qualcosa che prima non c’era, nell’illusione che lei possa ritornare e ridiventare completamente sua.

Lei continua a fregarsene di tutto, e lui sembra farsene una ragione, perché arriva ad affermare che forse è meglio così: Anton la invita a cominciare a ballare nella notte che sta per iniziare, e la canzone si conclude in modo netto, quasi sorprendente, su questa affermazione. Sembra esserci alla fine una presa di coscienza del fatto che lei preferisce ballare da sola, anche se lui si illude che possano farlo assieme: si mescolano quindi un senso di malinconia legato ad una perdita e una volontà di rivalsa, di riprendere a sognare, di credere che la propria donna possa ritornare indietro, ritornare sui propri passi, mettendo da parte il proprio menefreghismo e ricongiungendosi con lui.

Il fatto però che Anton, proprio alla fine del brano, arrivi ad affermare che forse è meglio così, fa pensare che alla fine abbia prevalso il senso di malinconia per qualcosa che non c’è più, che non si ha più.

Alla fine, possiamo dire che questa canzone si caratterizza per le note dolci, carezzevoli, sicuramente malinconiche: si tratta di una ballata, che in alcuni punti, grazie all’impulso dato dalle percussioni, sembra animarsi e prendere nuova linfa vitale. Prevale comunque un ritmo piuttosto compassato, tranquillo, quasi lento, in linea con i sentimenti contrastanti provati dall’autore.

La suadente e sincera melodia fa da sfondo ideale a questa battaglia che si scatena nell’animo del protagonista del brano, che poi non è altro che Anton, il quale sa di aver perso la propria ragazza, ma spera di vederla ancora ballare, anche se lui resta nascosto e può vedere solo per qualche secondo.

Possiamo dire che il cantautore mostra un questa canzone la sua parte più sensibile, sognatrice, immaginativa, creando nell’ascoltatore un senso di aspettativa mista a malinconia: proprio in questo scontro di sensazioni risiede secondo me la bellezza del brano, perché spesso le relazioni più problematiche alla fine sono quelle che danno le maggiori soddisfazioni al cuore e all’animo, perché se ne esce rafforzati e più consapevoli. Non è un caso che Anton arrivi ad affermare che, alla fine, forse è meglio così, che lei continui a ballare da sola, sicura nella sua pazzia e nel suo menefreghismo, che non guardano in faccia nessuno.

Credo che il fatto di scrivere canzoni di questo tipo possa costituire un balsamo, una panacea per l’animo e il cuore di chi le scrive, perché permettono di buttare fuori tutto ciò che si sente dentro e tutti i propri conflitti interiori, cercando di sciogliere in qualche modo i nodi che si sono aggrovigliati nella propria testa.

E’ indubbio che alcune relazioni umane e amorose costituiscano un serio banco di prova, una messa in discussione di tutte le proprie certezze, ma che allo stesso tempo facciano crescere interiormente, aiutando a diventare degli uomini più forti e consapevoli di sé: anche l’ammissione di una rinuncia ad una donna che si ama può alla lunga rivelarsi un atto di crescita, se la si prende per il verso giusto. Mi sembra che questo sia proprio quello che ha fatto Anton, e a me sinceramente piace questo atteggiamento.

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