Skip to content Skip to sidebar Skip to footer
Massimo Comi torna con una nuova recensione, oggi è la volta di Romanzo e la sua “Io non ho paura”, un brano molto importante per lui, e in questo scritto troverete un’analisi attenta. Potete trovare la musica di Romanzo su tutti i Digital Store e nelle nostre playlist.

Fin dal titolo della canzone, risultano chiare le intenzioni del nostro rapper Romanzo: lui non ha assolutamente intenzione di restare a guardare spaurito l’andamento delle cose del mondo, ma invece non ha paura di denunciare tutta la sporcizia e tutte le brutture che vanno a contaminare la società attuale, con la sua voce graffiante, roca e polverosa, che come la lama di un coltello va a trapassare le carni dell’ascoltatore, sfiorando il suo cuore e rendendolo maggiormente sensibile e attento a ciò che lo circonda.

La base musicale è un beat piuttosto forte, duro, tagliente, e ben si adatta alle parole al veleno sputate fuori dal nostro cantautore, perché a durezza corrisponde durezza, a cattiveria corrisponde cattiveria: abbiamo un ritmo di sottofondo costituito prevalentemente da sonorità che si vanno a ripetere in modo costante, un qualcosa di estremamente cadenzato, penetrante, cupo e tenebroso, a tratti inquietante, che fa da giusto completamento al testo al vetriolo che Romanzo ci propone.

Mi sono sembrati interessanti due soluzioni, due espedienti narrativi utilizzati all’interno del brano: il primo è la presenza anche di una voce femminile, che canta una sorta di ritornello, con una malinconia, uno struggimento e una capacità di immedesimazione che riescono a far lacrimare il cuore, a rapirlo e portarlo su pianeti nuovi, fatti di desiderio di rivalsa e di voglia di contrastare tutto il marcio che ci circonda.

Il secondo è la trasposizione di una notizia del telegiornale, narrata dalla voce della stessa presentatrice o inviata, che parla del gesto estremo di un ragazzo molto giovane, che si è suicidato apparentemente perché la sua omosessualità non veniva accettata da chi gli stava intorno. Questa trasposizione, oltre a cogliere di sorpresa l’ascoltatore, conferisce ulteriore drammaticità e concretezza al racconto che il nostro rapper sta facendo: si tratta di un atto di denuncia vero e proprio, attraverso il quale si vuol far capire a chi ascolta che siamo ancora lontani da una completa accettazione del “diverso” da noi, che è necessario instillare nelle menti di tutti una cultura inclusiva, che faccia rientrare nel proprio mondo qualunque persona, a dispetto delle sue caratteristiche peculiari, che magari la rendono differente, ma che in realtà contribuiscono a rendere più bello e più vario il mondo in cui viviamo.

Se passiamo ad analizzare nello specifico il testo, notiamo che Romanzo parte subito con le marce alte, senza mandarle a dire, ma esponendosi in prima persona nella lotta per qualcosa che lui considera giusto: si rivolge ad un immaginario interlocutore, e gli chiede di dirgli cosa si prova ad essere l’ultima scelta, o peggio ancora la seconda, in un vissuto umano che tende ad escludere, a preferire le persone “normali” a quelle che possiedono peculiarità e tratti distintivi che le rendono interessanti e intriganti agli occhi di chi le sa conoscere veramente. Credo che essere la seconda scelta sia peggiore, a giudizio del nostro autore, di essere l’ultima, perché si è più vicini alla prima, e quindi si è arrivati a sfiorare la sommità del mondo, venendo invece prima illusi e poi disillusi, e arrivando subito dopo i primi, i prescelti, i preferiti.

Romanzo non riesce a capacitarsi del fatto che stia emergendo una violenza negli atteggiamenti e nelle parole sempre più marcata: si chiede da dove nasca e perché sia in crescita, come un cancro che va ad infettare progressivamente l’organismo ospite con le sue metastasi. Tutto questo provoca poi la maturazione di un altro forte sentimento, quello cioè della vergogna, quasi che si abbia paura di mostrarsi per quello che si è veramente, perché si teme il giudizio degli altri e la conseguente esclusione.

Il nostro rapper comincia poi a parlare delle varie tipologie di umanità che gli è capitato di vedere nella propria vita: chi si è accanito, magari contro persone indifese, che non avevano nessuna particolare colpa, tranne forse quella di non essere omologabili al resto della società. A questo accanimento ha fatto poi seguito il tentativo di scalare i ranghi della società, perché molto spesso la voglia di accanirsi sugli altri è una conseguenza diretta di quella di arrivare al punto più alto della piramide sociale, in un mondo fatto di arrivismo e prevaricazione. Questo tentativo, comunque, non ha sempre successo, perché può capitare di cadere e di farsi male, di tagliarsi, di restare feriti e scottati nell’animo: sono molte le possibili sfumature di disagi che Romanzo dice di aver visto nella propria esistenza, molte le possibili sfumature personali che la molteplicità di caratteri umani può aver lasciato con il suo passaggio su questa Terra, non immediatamente comprensibili perché piuttosto complesse e variegate.

A questo punto, il nostro cantautore torna a rivolgersi al suo interlocutore immaginario, accusandolo di non comprendere i suoi messaggi e lamentando il fatto che almeno i sordi sono capaci di leggere i labiali, quindi, nonostante il loro handicap, riescono a comprendere le cose meglio di lui.

Chi ha poi il coraggio di ribellarsi, di insorgere, ha una vita lunga, perché pur venendo materialmente o metaforicamente ucciso dalla società, resta impresso nel ricordo delle altre persone, poiché ha tentato di cambiare le cose e di andare contro il sistema.

Quest’altra tipologia di persone è morta come il vero rap: credo che Romanzo si trovi un po’ spiazzato dalle proposte attuali che offre il suo genere di riferimento, proposte che hanno perso lo spirito e la vivacità iniziali, il desiderio di denunciare a tutti i costi quello che non va.

Con il passare del tempo, gli insorti hanno imparato a non avere più paura di nulla, proprio perché hanno perso tutto e hanno tutto da guadagnare: il fatto che il nostro autore dica di riuscire a comprendere il suo interlocutore è diretta conseguenza dell’essere stato profondamente immerso nelle situazioni descritte in precedenza, e di non esserne ancora uscito completamente.

Il nostro rapper si chiede successivamente se tutte queste parole servano davvero a qualcosa oppure siano buttate al vento: arriva a paragonarle al vetro, qualcosa che quando si svuota non serve più, ma può diventare un’arma in grado di infliggere ferite anche gravi.

Nell’esistenza di ognuno, poi, ci saranno mille persone da lasciarsi alle spalle, perché sono veramente poche quelle di cui ci si può fidare ciecamente, che non tradiscono e non parlano alle spalle.

A questo punto, con il ritornello, entra in gioco la voce femminile, che con drammaticità e struggimento si rivolge ad un’altra donna oppure addirittura a sé stessa, dicendo che sarà in grado di tornare, di rivedersi in una veste completamente nuova, di sentirsi meno sola e più forte, di risorgere, di tornare indietro sui propri passi e capire finalmente il significato più profondo della vita: abbiamo quindi un messaggio di speranza, a cui fa però immediatamente da contraltare l’estratto della notizia del telegiornale, che parla di un atto di suicidio di una persona molto giovane, apparentemente in relazione alle discriminazioni subite perché gay. 

Romanzo si serve di questa notizia per infierire ancora di più sulla società, dicendo che siamo costretti a restare immobili mentre la lama della verità, spesso taciuta, ci ferisce, che le persone maggiormente contaminate e sporche sono quelle più pronte a giudicare chi secondo loro è nell’errore, scagliandogli addosso dei sassi che fanno male, come una sorta di lapidazione sommaria, cosa che compromette definitivamente il desiderio di pace che gli insorti hanno dentro di sé.

Il nostro autore si fa poi interprete di un sentimento comune a molti di noi, quello cioè di non trovare normale che una bambina sia costretta a crescere nel bel mezzo di una guerra: forse qui il riferimento è all’attuale situazione in Ucraina, perché si dice che il male è ritornato sotto nuove vesti, al comando di un’orda di barbari, vestiti di mantelli e armati di forche. Questo nuovi barbari possono sicuramente essere i soldati russi, ma questa caratterizzazione può essere estesa ad ogni tipologia di persona che fa del pregiudizio la propria ragione di vita.

Il male trova sempre delle nuove vie per riapparire, spesso giocando sporco: capita che una bomba abbia un valore superiore a quello di una vita, e qui il riferimento alla situazione ucraina mi sembra abbastanza chiaro. Per esteso, il concetto potrebbe essere ampliato e collegato ad ogni atto di discriminazione e violenza.

Romanzo dice che comunque lui non ha paura di tutto questo, perché sa che la propria forza non risiede nella struttura ossea, ma, a mio parere, nella carne e nel cuore, che sono gli elementi più corporali, maggiormente in grado di sentire ed esprimere i vari sentimenti.

Lui si trova a combattere da solo nell’oscurità, ma si apre alla speranza, perché si chiede se è vero che le forze del bene alla fine vincono sempre: nel caso in cui ciò accada, lui è disposto a fermarsi per ascoltare il suono della razza umana che si estingue, una razza umana di cui egli evidentemente ha una scarsa considerazione, considerando i ribelli come i veri vincitori finali della battaglia quotidiana.

Si arriva ancora al ritornello, che va a chiudere la canzone: la voce femminile, di nuovo, si rivolge ad una donna, che può essere ad esempio una madre ucraina costretta a fuggire dalla guerra lasciando soli i propri figli, dicendole ancora che avrà la forza di tornare, di vedersi sotto una luce nuova, di sentirsi meno sola e più forte, di risorgere, per tornare sui suoi passi e distinguere una volta per tutte la verità dal falso.

Alla fine, ci resta un buon brano rap, cantato da una voce graffiante, roca e polverosa, che si esprime su di un beat regolare, cadenzato, incalzante e tenebroso.

Tutto ciò viene accompagnato da due ottime intuizioni, come ho già avuto modo di dire: l’inserimento nel ritornello di una voce femminile molto dolorosa e struggente e di un estratto di una notizia di cronaca del telegiornale, così come riportato dalla presentatrice o dall’inviata. Queste intuizioni rendono più completa la canzone, conferendole una maggiore veridicità, una maggiore drammaticità, ma anche un nuovo e rinnovato senso di speranza, in mezzo al buio che sembra pervadere i versi.

All’oscurità delle strofe fa da contraltare la positività complessiva del ritornello cantato dalla voce femminile, segno che anche per Romanzo, che ha pur sempre il dente avvelenato, non tutto è perduto e c’è sempre un modo per ritornare sui propri passi e capire il vero senso della vita.

Solo fermandosi e riprendendo la strada maestra si può giungere ad un maggiore consapevolezza, e solo ribellandosi, disertando, si può avere una lunga vita.

Il brano invita a non aver paura, e secondo me è proprio questo l’atteggiamento da tenere, non restando immobili e subendo le ferite che la lama della verità infligge, ma affrontando di petto la situazione, per cercare di cambiarla, per quanto possibile.

Alla fine, è tutta questione di coraggio, e Romanzo mostra di possedere pienamente questa qualità, svelandola attraverso le sue parole di denuncia al vetriolo, che non risparmiano nessuno.

A lui va tutta la mia ammirazione per la forza che dimostra e per il fatto che non vuole farsi omologare dalle logiche malate di questo mondo, ma reagire fermamente e creare una realtà in cui nessuno si senta escluso.

Contatti Social ROMANZO

Instagram
YouTube
Spotify

Etichetta
PaKo Music Records

Leave a comment

Visit Us On InstagramVisit Us On TwitterVisit Us On FacebookVisit Us On YoutubeVisit Us On Linkedin