Con il nuovo singolo “Mi sto innamorando”, Mirkotek – artista romano classe ’88 – racconta una storia di rinascita emotiva, unendo la sincerità del cantautorato alla freschezza dance anni ’90. Tra umanità e intelligenza artificiale, il suo progetto fonde sensibilità e innovazione, portando un messaggio luminoso: anche dopo la fine, ci si può sempre innamorare… di nuovo.

Benvenuto su PaKo Music, Mirkotek! Raccontaci come nasce l’idea di “Mi sto innamorando” e cosa rappresenta per te.
Un motivetto in testa. Una sensazione di ritrovata libertà. Una sensazione nuova sotto la pelle: la voglia di riscoprire me stesso. il vero me stesso, al di là delle aspettative di chi ho intorno (di chi avevo intorno), oltre il “Mirko è…” definito da altri c’è molto di più e questo brano è il mio inno e memento per il futuro. Ed è quello che auguro a tutti: imparare a proteggere l’amor proprio! La felicità ha molto a che fare con questo secondo me e la vita prima o poi te lo insegna.
Il brano trasmette una grande energia positiva: quanto c’è di autobiografico in questa rinascita?
Molto ma non è totalizzante: tratto le mie esperienze personali come materiale: parto da quelle, poi mi chiedo quale discorso può estendersi alla vita di tutti. Chi non ha mai sofferto dopo un’importante amore finito? Mi sono chiesto se quello che provavo potesse essere raccontato, condiviso… magari a qualcun altro lì fuori può confortare un “hei, ti capisco, ci sono passato anche io e ti sono vicino!” Energia positiva…e certo che si, in fondo quando dai amore e ti viene restituito indietro…ne hai in surplus: abbastanza per lasciarne un pezzetto in un brano. L’amore non va mai sprecato, lo dai…e se non funziona torna a te!
Usi l’intelligenza artificiale nel processo produttivo, ma non creativo. Cosa significa esattamente per te questo equilibrio
Stiamo vivendo una delle più forti, capillari, e totalizzanti rivoluzioni che la storia umana abbia mai vissuto (e tanti non se ne stanno accorgendo o non vogliono farlo per timore): qui si tratta di un processo di democratizzazione della cultura, della tecnica e, appunto, dell’arte che non ha precedenti. Quando un qualsiasi ragazzino, nella sua cameretta, sarà potenzialmente competitivo a livello tecnico e qualitativo con i “grandi” del mercato musicale…cosa accadrà? Accadrà che la vera differenza tra una “hit” e un brano banale sarà solo questione creativa. Vincerà sempre più avere “l’idea giusta, originale” mentre il fatto che il prodotto artistico sia qualitativamente eccellente diverrà un fatto implicito, scontato. L’equilibrio è proprio ricordare che l’apporto più fruttifero che le IA possono dare ad autori e cantautori si definisce nel contesto produttivo e non creativo. Il valore sta nel “poter far ascoltare il brano” nella sua completezza ed eccellenza tecnica. Ma l’ideazione se rimane umana fa tornare l’IA nel regime di uno strumento tecnico di realizzazione al pari di strumenti musicali, mixer, pc ecc. Solo così il ruolo creativo dell’autore, a mio avviso, rimane legittimo. Poi c’è il discorso del marketing…quella è un altra storia e l’IA non può avere un impatto diretto su questo. Puoi aver sfornato il brano più bello di sempre, con l’IA…ma rimane il fatto che se sei sconosciuto, tale rimani, se non ci lavori sopra e non cerchi sinergie all’esterno della tua…cameretta!

Da dove nasce la scelta di dare un tocco dance anni ’90 alla produzione del singolo?
Gli anni ’90 sono la mia infanzia… le prime feste con gli amici al ritmo di 883, Aqua, Britney Spears, le cassette che dovevi riavvolgere (sempre se non ci avevi registrato sopra). E’ la mia matrice su cui ho costruito il senso del gusto musicale… viene quasi naturale riecheggiare quelle atmosfere. Gli anni ’90… anni spensierati e fiduciosi, fiducia in un futuro che presto, dopo una breve pausa, ci avrebbe presentato nuovi conflitti internazionali, nuove sfide ambientali, nuovi paradigmi sociali (diciamo social?) che ci avrebbero allontanati dalla famiglia riunita a giocare al Monopoly sotto Natale, per scaraventarci soli sul divano con Netflix come unico compagno e terapeuta dell’anima… se volevo parlare di amore non potevo non farlo a ritmo di un motivo che risuona con quell’epoca. E’ un tributo al passato della mia generazione e al contempo un augurio che si possa tornare prima o poi a quel calore “analogico”… le valvole si illuminavano, ricordate? i transistor no…
Nella canzone si percepisce leggerezza, ma anche profondità. Come riesci a mantenere questo equilibrio?
Credo che le verità più profonde vadano espresse nel modo più leggero e semplice possibile. Soprattutto in un’epoca dove l’attenzione delle persone è merce rara. Le parole sono simboli… solo simboli, che rimandano a concetti. Ma questi ultimi vanno vissuti per capirli, non spiegati. Un “vado in giro nel mondo con il naso all’insù” è più immediato, vero, ed efficace di una spiegazione del tipo “d’ora in poi penserò a quello che voglio davvero, senza condizionamenti esterni, e mi vivrò la vita come viene e quello che di bello avrà da offrirmi”. E poi c’è una questione più personale: un misto di euforia, di senso di ritrovata libertà e, appunto, voglia di leggerezza, che conviveva con l’ovvio senso di tristezza e perdita… una sensazione così strana che a mio parere valeva la pena raccontare e condividere.
C’è un momento preciso in cui hai capito che “ti stavi innamorando di nuovo” della vita?
Si: quel giorno che svegliandomi mi sono accorto che non avevo più la gastrite cronica, la pesantezza addosso, il senso di colpa e di inadeguatezza. Mi sono detto: “cavolo, io mi voglio bene e non mi reputo così male…fanc…! d’ora in poi parola d’ordine: Amor proprio sempre e comunque prima di tutto! Me lo merito: ogni persona se lo merita, siamo su questa terra per essere felici non per soffrire. Non parlo con leggerezza stavolta. Ho avuto amici suicidi. E’ bruttissimo guardare impotenti l’autodistruzione di un caro amico che non ha mai imparato ad amare la vita. E’ un tema importantissimo e fa bene parlarne, soprattutto in un presente in cui sempre più persone si trovano sole e spesso non sanno combattere i propri demoni, che tutti in fondo abbiamo da sconfiggere… una relazione amorosa che finisce male è nulla in confronto…il mio brano, tra le righe, vuole toccare anche questo contesto più ampio.
Com’è stato entrare nel Roster di PaKo Music Records e cosa ti ha spinto a unirti alla nostra realtà?
Mi dicevo: “ok, hai finalmente le tue canzoni fatte in modo decente. Grazie IA. Ma ora?” e mia sorella mi gridava “E ora devi farle ascoltareeeee!!!” io non mi sono mai reputato un cantautore. Mi piace inventare, scrivere, cantare, ma sono fuori da ogni contesto dal punto di vista della “scena musicale”. Sono andato a intuito: profilo Tik Tok, mi aggiungo a qualche gruppo Facebook che parla di cantanti emergenti, canale YouTube, chiacchiero con qualche amico… e proprio da qualche amico arriva il nome PaKo Music Records. “ma si, proviamo, tanto alla peggio sto come prima”. Immagino che molti partano cosi… col “ma si, sticazz..” Poi vai a immaginare che “questi del team della PaKo” ti tirano fuori una presentazione scritta del tuo brano che, porca miseria giuro, leggendola mi sono commosso: mi sono sentito capito. Fin ora una bellissima esperienza, voglio proprio vedere fin dove possiamo arrivare. in una parola: gasato!

Quali sono, secondo te, i vantaggi e i limiti dell’uso dell’intelligenza artificiale nella musica di oggi?
I vantaggi li ho detti: un abbattimento impressionante dei tempi e dei costi di produzione (questo è vero in tutti i campi, io per lavoro faccio animazione 2d e con l’IA stiamo migliorando e velocizzando la produzione in azienda) e quindi di conseguenza una democratizzazione dei processi produttivi. Ma il pericolo è nel lasciar generare i testi e i brani completamente all’ IA: lì risiede nel migliore dei casi, la banalità. nel peggiore un plagio (anche non voluto). Eh si, perché sappiamo tutti che gli enormi dataset con cui vengono addestrate le reti neurali di queste ricchissime multinazionali tecnologiche attingono da repertori umani (non sempre esplicitamente forniti in licenza dagli autori). ci sono cause in corso… questa è una sfida normativa alla quale si dovrà necessariamente trovare un equilibrio se vogliamo accogliere l’IA come ausilio e non subirla. Infine il discorso tecnico è altresì una sfida. Non è facile indirizzare l’IA verso il brano esatto che hai in mente, sia a livello musicale che vocale. Lì ci vuole tanto studio e sperimentazione: io ci sto lavorando tantissimo (ma sono avvantaggiato perché sperimento tanto con l’IA anche per lavoro e quindi so come muovermi per ottenere output accettabili)
Se dovessi definire Mirkotek con tre parole, quali sarebbero e perché?
Molteplicità. Contrasto. Sentimento.
Mirkotek è il progetto di un autore spontaneo, che si lascia andare alle intuizioni e costruisce a partire da quelle. mai il contrario. Voglio proporre un caleidoscopio musicale di colori, generi musicali, tonalità. Perché la vita stessa è cosi: multiforme, ricca, varia. Poi la vita non è mai piatta: nei miei brani convivono i contrasti di emozioni, ombre e luci. Basta guardare i miei video su Tik Tok: in un video super colorato canto allegro per strada “mi sto innamorando” e nel successivo intono in penombra un disperato pezzo di una canzone triste o rabbiosa. Ma tutto questo parte da un genuino sentimento: non penso a “sfornare la hit”. Tiro fuori… quasi vomito, giuro, quella canzone che ho in testa. Le do forma per farla uscire dalla testa. Ogni volta che termino un brano, che lo riascolto, mi sento liberato…per un po’, fino alla prossima idea!
Siamo giunti alla fine: c’è qualcosa che non ti abbiamo chiesto ma che vorresti condividere con chi ti legge?
Certo, vorrei condividere la motivazione profonda che mi spinge a fare canzoni: Io non volevo la musica. Lei voleva me.
Io ero da un’altra parte: un animatore 2d che fa pubblicità. Un futuro marito e padre. Uno che ha il mutuo da pagare. Ancora prima uno studente con “la testa sulle spalle”. Ancora Ancora prima un bambino senza troppi grilli in testa, umile.
Ma la vita a quanto pare aveva altri piani in serbo per me. Mi ha tolto il rumore di fondo. E nel silenzio… c’era ancora lei ad aspettarmi, paziente. Quindi ho fatto una promessa: non l’avrei più ignorata! So che insieme possiamo fare belle cose. L’abbiamo sempre saputo, io e lei. E’ l’unica che mi ha davvero confortato nei miei momenti più tristi, che mi è stata vicina.
E d’ora in poi voglio restituirle l’affetto che ha sempre avuto per me.
Conclusione Intervista
Con “Mi sto innamorando”, Mirkotek ci ricorda che la tecnologia può essere al servizio dell’anima, e non il contrario. La sua musica nasce dall’emozione, si costruisce con l’intelligenza artificiale e arriva dritta al cuore.
Il suo percorso è solo all’inizio, ma già parla un linguaggio universale: quello della rinascita, della curiosità e dell’amore autentico per la vita.
Se la musica emoziona, allora il progetto funziona.
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Etichetta
PaKo Music Records
