Dopo averci emozionato con il suo stile inconfondibile tra poesia e musica, Spectrum Vates torna con “Pupille d’alabastro”, un brano che racconta l’evoluzione dell’amore, da farfalle nello stomaco a quotidianità condivisa. In questa intervista, esploriamo il suo mondo creativo, i suoi legami più profondi e la sua visione dell’arte come ponte tra anime affini.
Bentornato sul nostro magazine, prova a dire qualcosa di te che possa attirare altri fan.
Ciao a tutti amici dell’introspezione, io sono Spectrum Vates, rapper e amante dello scrivere, disciplina fondamentale per chi come me è carico di emozioni contrastanti da sfogare in qualche modo.
La mia musica è basata sulla “legge delle parole”, cioè deve esprimere in ogni singolo verso un concetto chiave, circondato da un velo di mistero e da figure retoriche, un po’ come fosse poesia. Nelle mie canzoni trovate tutto me stesso : inquietudini, amori, gioie e dolori, tempi che m’hanno temprato e che mi hanno portato ad essere quello che sono oggi.
Pupille d’alabastro è una canzone d’amore delicata e intensa. Come nasce l’ispirazione per questo brano?
L’ispirazione che porta alla creazione del mio ultimo singolo Pupille d’alabastro è forse l’emozione più diffusa e classica che ci sia, per citare un poeta sicuramente più conosciuto di me: “l’amor che move il sole e l’altre stelle”.
Nel testo parli di un amore che cresce nel tempo, dalla magia dell’incontro alla promessa dell’eternità. Quanto c’è di autobiografico?
Come ogni testo che scrivo il filo conduttore è basato su di una situazione ben precisa che ho affrontato nella vita: in questo caso l’incontro con la mia dolce metà, nonché mia attuale moglie. Basandomi su quello che è stata la nostra favola ho cercato di creare un brano il più emozionante possibile, che potesse valorizzare la sua figura, fondamentale per me ogni giorno sempre di più.
Il tuo stile fonde spoken word, cantautorato e immagini poetiche. Cosa rappresenta per te scrivere in questa forma?
Scrivere per me è tutto. Oltre ad essere una vera e propria valvola di sfogo è un modo per fare capire alle persone che molte situazioni, piacevoli e spiacevoli, non sono affrontate dal singolo, ma possono essere condivise. L’emozione che le parole sanno dare è unica, ma quella che rappresentano una volta pronunciate può essere condivisa da tutti, nella forma che più si preferisce.
Se dovessi scegliere un’immagine che rappresenta il brano, quale sarebbe?
Sicuramente la contrapposizione quasi ossimorica tra lo sguardo incandescente e le pupille opalescenti.
Sembrerebbe una dicotomia, ma in un certo senso è più un dualismo. Due parti di una relazione (una che ti spinge alla passione ed una alla razionalità) che insieme riescono a fondersi nel vero amore.
La narrazione del pezzo è cinematografica: c’è un luogo fisico o emotivo in cui ti sei rifugiato scrivendo questa canzone?
Quasi come ogni pezzo che scrivo è derivato dall’ascolto di altri brani fusi alle mie emozioni quotidiane. Quando sono perso nella musica altrui, con le cuffiette, magari immerso nella natura, c’è un non so che di magico che si crea dentro di me, che mi porta ad esternare tutto quello che magari fino a quel momento era rimasto chiuso a chiave in un cassetto dell’ anima.
Hai parlato spesso del valore della lentezza nei rapporti. Quanto è difficile oggi coltivare un amore che resista al tempo?
Come ogni avventura che si affronta in due la difficoltà sta nel trovare la persona giusta. In un mondo in cui ormai i valori assoluti come l’amore sono spesso dati per scontati è difficile poter credere che un’altra persona ricambi i nostri sentimenti e questo ci porta a chiederci se possa esistere un rapporto duraturo.
Sicuramente non c’è un livello di difficoltà ben preciso, c’è solamente la capacità di adattamento alle esigenze reciproche, fondamentale per costruire una storia lunga, forte e ricca di emozioni forti.
Cosa rappresentano per te le “pupille d’alabastro”?
Sono la parte razionale dell’anima di una persona, quella che sta al centro dello sguardo. Da lì si possono capire tante cose. Le pupille non mentono mai: possono mantenere lo sguardo, perderlo, ingrandirsi in preda all’emozione, aguzzarsi in caso di pericolo. C’è di certo che, fuse all’emotività più impulsiva degli “occhi fiammeggianti”, crea con essi uno sguardo colmo di amore vero.
Qual è la parte del brano che senti più tua, quella che ti emoziona ogni volta?
Il primo incontro con il vero amore non si scorda mai ed io quel giorno ce l’ho impresso nel cervello, come si può evincere dall’incipit del brano.
Ogni singolo dettaglio paesaggistico, i vestiti che indossavamo, le persone intorno a noi, la leggera brezza estiva, i tetti delle case, le colline intorno con le balle di fieno.
Tutto è stato fondamentale per arrivare a quello che sarebbe stato l’inizio della nostra storia d’amore: un bacio rubato.
Siamo giunti alla conclusione dell’intervista. C’è un aspetto che desideri condividere ma che non abbiamo avuto l’opportunità di chiederti? Potresti porti una domanda e condividere la risposta con noi?
Più che una domanda vorrei svelarvi un piccolo retro-scena che porta un po’ alla mia filosofia di scrittura, che potete ritrovare in tutti i miei brani passati, presenti e futuri.
Vivo seguendo la “legge della piuma e della spada”. Ogni azione che compiamo deve essere soppesata, creata basandoci sulla forza e sulla leggiadria, unite insieme per portarci ad una conclusione ben precisa.
La vita ci mette davanti molte sfide e noi dobbiamo essere in grado di riconoscere quando è il momento di trafiggere con una spada o di accarezzare con una piuma.
Mai essere troppo rudi e poco delicati e viceversa.
Conclusione:
Tra parole cesellate e melodie carezzevoli, Spectrum Vates ci accompagna in un viaggio dove l’amore si fa eterno attraverso la bellezza dei dettagli. Pupille d’alabastro non è solo una canzone, ma una dichiarazione poetica sul valore delle connessioni autentiche.
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