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Ormai è un appuntamento fisso, il giovedì è dedicato alle recensioni di Massimo Comi, oggi con noi per raccontare, a modo suo, l’ultima fatica di Michele De Martiis, un brano molto importante per l’artista, vi consigliamo di leggere la recensione per capirne meglio il significato.
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Le parole del nostro artista hanno allo stesso tempo, secondo me, un potere immaginativo ed evocativo molto forte, e una concretezza palpabile, che riporta chi ascolta con i piedi per terra, dopo averlo fatto sognare e avergli fatto raggiungere elevate altezze e paesaggi da sogno.

La canzone è un crescendo continuo, sia di potenza vocale che di impatto sonoro, ed è costituita, come nella tradizione dei migliori cantautori, da un riff di chitarra accompagnato dalla voce. L’unica concessione che viene fatta ad altri strumenti sembra essere la presenza delle note di una tastiera, a giusto completamento di un’armonica fusione tra le diverse parti in causa.

La voce di Michele è potente, diretta, pulita, molto armonica, e sa il fatto suo quando è il momento di crescere, di diventare risolutiva, definita e definitiva, ma anche quando è il momento di essere evocativa e di portare l’ascoltatore su di un mondo quasi favoleggiante, altamente espressivo, evocando un ambientazione azzurra come il cielo, guardando tutti dall’alto perché è riuscita ad arrivare al di là delle nuvole, oltrepassando una soglia complessa, e raggiungendo un punto in cui l’aria si fa più rarefatta, ma dove i sogni si possono avverare più facilmente.

Siamo di fronte ad un brano sicuramente maturo, perché è maturo l’artista che lo ha composto e musicato: questa maturità si sente, perché l’armonia dell’insieme è molto strutturata e regge bene agli urti, riuscendo a restare solida per tutta la durata della canzone.

Michele non cade mai in manierismi di sorta anche se spesso si esprime attraverso immagini, le quali restano perfettamente e fortemente ancorate alla realtà, riuscendo allo stesso ad evocare in alcuni tratti significativi una simbologia del rapporto amoroso quasi da fiaba.

Se passiamo ad analizzare più nel dettaglio il testo, vediamo che il nostro cantautore parte subito ancorandosi alla realtà, perché afferma che vorrebbe riuscire a dire che la sua lei è morta senza piangere: questa morte secondo me non è necessariamente una morte fisica, corporale, ma può anche essere considerata come una fine più spirituale, come una cessazione dell’esistenza di un’anima all’interno di un complesso rapporto amoroso. Il verso, poi, a mio parere, si può prestare a due interpretazioni, perché quel “senza piangere” può essere sia riferito al nostro Michele sia alla sua amata, perché viene posizionato alla fine della frase, quindi può dare alla frase stessa due significati diversi, uno legato al fatto che il nostro autore riesca a parlare senza piangere per la sua amata appunto, e l’altro associabile ad una morte, spirituale o corporale, di una donna che non ha sofferto, e che quindi non ha pianto.

Il nostro cantautore si trova in una situazione tale che anche il semplice parlare, invece, gli riesce difficile: vorrebbe poter stringere a sé la propria amata oppure pensare senza rendersi pienamente conto che tutte le vicissitudini che i due hanno incontrato nel proprio percorso sono definitivamente passate, lasciando Michele in una posizione di vulnerabilità, senza difese, disarmato, forse perché erano proprio queste vicissitudini a renderlo forte e a farlo stare in piedi.

Il nostro cantautore prosegue poi con l’elenco delle cose che vorrebbe fare, continuando con la pretesa di avere la forza di rinunciare senza remore o ricatti di sorta, allentando la presa senza essere costretto ad avere rimorsi di coscienza o a ricattare il proprio essere o la persona che gli sta vicino.

A questo punto, la situazione, con il proseguire dei versi, sembra apparire più chiara: la morte evocata da Michele sembra essere davvero fisica, corporale, e lui sembra ricordare con rimpianto le cose che faceva con la sua lei, come il ridere insieme di gusto, ricordarla nei ritratti e nelle foto che la rappresentavano felice, nelle rappresentazioni in punta di penna che lui faceva di lei e che vorrebbe fare ancora, che sia notte, che sia mattina, che sia il giorno presente o una giornata speciale nel passato, questo non importa.

Il nostro autore arriva poi a fare un’ammissione molto dolorosa secondo me, dicendo che è una cosa difficile, ma anche codarda e ipocrita, credere che la propria lei sia ancora presente: sembra che tutte le cose che lo circondano lo portino a pensare a lei, anche la totale assenza delle cose, uno spazio vuoto, che appare come una rimembranza della bellezza e della simpatia della sua amata.

Michele descrive poi la forza del più nobile dei sentimenti, cioè l’amore, che riesce ad avvolgere l’intero essere di una persona e a perdonare ogni mancanza, piccola o grande che sia: questo è però vero nella misura in cui si tratta di un rapporto a due, perché se una delle due parti viene a mancare, l’altra è inevitabilmente condannata alla solitudine e al rimorso.

Il brano prosegue poi con un’invocazione, perché il nostro autore invita la sua lei a tornare a chiamarlo, attraverso le lettere che gli scriveva e attraverso i mazzi di ortiche che gli regalava o fra i quali si nascondeva: quest’ultima immagine è un po’ forte, perché, come si sa, le ortiche pungono e fanno male, e questo sembra rafforzare ancora di più l’idea che il rapporto abbia avuto dei momenti complessi e difficili.

Lei dovrebbe tornare anche se ormai la giornata è finita e si fa buio, anche se lui adesso dorme con le sue amiche, probabilmente per cercare un po’ di conforto e un po’ di comprensione e affetto: tutto questo perché lui ammette di avere bisogno della propria metà femminile, anche con dei toni attenuati, con una presenza per così dire arrotondata per difetto, quindi in sordina, in punta di piedi, in silenzio.

Lui si ritrova solo e si sente smarrito perché non era abituato a stare solo a letto.

A questo punto, la melodia e il cantato si fanno più aperti e ariosi, con Michele che non scandisce più le parole, ma le prolunga all’infinito, quasi per dimostrare che la sua voglia di ricongiungersi con la propria amata non ha una fine, non ha un termine.

Lei deve tornare, anche se si trova al di là delle nuvole, in un Paradiso tanto bello quanto favolistico, immaginativo, al di sopra di ogni cosa terrena, sognato e sognante, in grado di aprire gli occhi del nostro protagonista e di farlo tornare a credere con tutta la propria forza nella sua lei: tutto ciò è ripetuto per ben tre volte, a testimonianza dell’importanza fondamentale che lei aveva e ha tuttora, nonostante non ci sia più.

Michele torna poi a parlare di quello che vorrebbe: la sua voglia di celebrare ancora ricorrenze e anniversari lo ha portato a prendere una quantità spropositata di fiori, sia per lei che per i suoi cari.

Egli vorrebbe inoltre che ci fossero ancora delle tasche, dei cassetti e dei ripostigli, in cui probabilmente nascondere delle lettere d’amore o dei regali indirizzati alla sua lei: tanti sono i biglietti che le ha scritto, con dichiarazioni d’amore appassionate, che però a volte non sembravano essere sufficienti, efficaci, perché lei si trovava a sbadigliare, forse per la noia o per il sonno, visto che lui probabilmente la costringeva a stare alzata fino a tardi, per trovare tutto il tempo necessario a dichiararle il proprio affetto e il proprio amore.

Nonostante tutto, il nostro cantautore sembra aprirsi per un attimo alla speranza, perché dice che il calice di fiele che gli tocca bere alla fine non è così amaro: quando lo sorseggia, gli viene in mente di tutto, ma ci sono anche momenti in cui la sua mente si svuota completamente. Questa bevanda gli ricorda che è più utile decidersi a fare qualcosa che omettere e negare, quindi darsi da fare invece che negare l’evidenza e fare finta di nulla.

Bisogna ricordarsi che essere vivi significa anche essere vitali e non fermi nel rimpianto, che tutti commettiamo degli errori, perché è nella nostra indole di esseri imperfetti: per tutti questi motivi, lei vive ancora e ha il suo posto di rilievo nel cuore e nel petto di lui, che si rende conto che è fondamentale avere rispetto di tutto, di sé stessi, dell’altro, della coppia e del suo vissuto.

Il brano si conclude con un’immagine commovente, perché il nostro Michele dice che quando verrà la sua ora lui tenderà la mano verso la sua amata, per ricongiungersi con lei, respirerà il suo profumo e non rinnegherà più il fatto di amare.

Abbiamo quindi, come indimenticabile e giusto finale, la parte più ariosa e celeste della canzone, in cui Michele invita la sua lei a tornare, partendo dal posto in cui si trova ora, cioè al di là delle nuvole, in un mondo fatato, nel quale la componente immaginativa e favolistica la fa da padrone e gli occhi si aprono veramente sulla realtà delle cose: il nostro cantautore torna a credere nella sua lei, ripetendolo tre volte, quasi per sottolineare il concetto, per evidenziare il catattere di centralità che la sua lei ha avuto nella vita di lui e che deve continuare ad avere, perché credere fermamente ad una cosa molte volte porta a realizzarla.

Alla fine, ci resta un buon brano pop, con qualche sfumatura indie, data dalla presenza della chitarra, ben prodotto, ben architettato e ben cantato, che parla della fine di un rapporto d’amore a causa della morte della componente femminile della coppia, ma che non lascia chiuse tutte le porte alla speranza, perché arriverà prima o poi il giorno in cui lui si ricongiungerà con la sua lei, tornando a respirare il suo profumo e a dirle che l’ha sempre amata.

Come ho detto precedentemente, si tratta di una canzone nella quale emerge la maturità di un artista come Michele, che dimostra una consapevolezza forte acquisita con il tempo e con gli anni, e che riversa nella propria composizione e scrittura.

Parliamo di un brano fatto di immagini evocative e allo stesso tempo di frammenti di realtà vissuta, nel quale si sogna al di là delle nuvole, ma si resta anche attaccati ai piccoli gesti quotidiani, quali lo scrivere “ti amo” su dei foglietti che poi si nascondono ovunque si può, il comprare fiori a profusione perché si vuole ancora festeggiare gli anniversari e le ricorrenze, con la consapevolezza forte che è meglio decidersi di fare che restare a guardare pieni di dubbi e rimorsi.

Abbiamo quindi una canzone dai toni descrittivi delicati e fantasiosi, a cui fanno da contraltare la potenza e la consapevolezza del cantato e dei riff di chitarra, in un amalgama ben riuscito ed efficace.

Non c’è ricordo più bello di uno fatto con passione e amore, che lascia aperte le porte della speranza e che è consapevole che un giorno la coppia protagonista della composizione si riunirà e ricomincerà a ridere di gusto assieme.

Credo che lei sarà molto contenta, ovunque si trovi, e che stia sorridendo da quando lui ha composto e pubblicato la canzone, che merita un plauso per la sua sincerità e per la sua capacità di commuovere.

Tanto di cappello, quindi: sono curioso di ascoltare le prossime composizioni di Michele, per capire se continuerà su questa falsariga o se si dedicherà ad altri temi; la sua guida in ogni cosa che fa è sempre e comunque l’amore, il più nobile dei sentimenti.

 

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