Una nuova recensione di Massimo Comi, oggi vi racconterà dell’ultimo inedito di Dex Pascal, intitolato “Libera la libertà”, imperdibile e vi consiglio di andare ad ascoltare il brano.
La mia prima impressione, ascoltando l’inizio della canzone di Dex Pascal, è stata quella di essere di fronte ad un brano scanzonato, ballabile, dai toni quasi swing, in cui la voce viene accompagnata solamente dal ticchettio delle bacchette della batteria. Per questo motivo, mi è venuto spontaneo accostare il brano a quelli di Giorgio Gaber e Fred Buscaglione, per quella spontaneità insita nelle parole e nel testo, ma anche, come detto, per la particolarità della linea ritmica di accompagnamento.
Sotto questa aura di freschezza si nasconde una critica, nemmeno particolarmente velata, alla società, in cui la TV la fa da padrone, tanto da far perdere alle persone le molte virtù che originariamente possiedono, come si dice. Molto interessante è quindi l’utilizzo di un modo di dire classico del linguaggio corrente, che afferma che tutto questo è come andare in bicicletta, una volta che si impara non lo si scorda più: penso che si faccia riferimento all’effetto ipnotico della televisione, che inculca nelle menti delle persone dei concetti cucinti su misura per l’uomo medio, che non è più possibile dimenticare, una volta che li si ha assimilati.
La canzone prende poi corpo, con l’inserimento delle linee di chitarra e la voce che si fa più marcata e potente, con una virata verso il genere folk, che parla di una vita vissuta in mezzo alle ossessioni e alle sconfortanti oppressioni, riprendendo il tema di apertura, di una società fatta di malpensanti, molto probabilmente ossessionati da ciò che hanno visto in TV, che, per distogliere l’attenzione, puntano il dito verso di noi, che alla fine siamo solo delle vittime di ciò che pensano e ritengono come l’assoluta verità.
Ed eccoci così al ritornello, che invita le persone, dopo tutta la prima parte di denuncia, a liberare la propria mente, a togliere la libertà dalla gabbia in cui è rinchiusa, a liberare le persone dalla bruttezza della realtà in cui si trovano e a liberarsi dai propri guai finché é possibile, liberando di conseguenza tutti gli altri, coinvolgendoli nella lotta contro una società che pone dei vincoli e dei modi di pensare.
Dex Pascal prosegue poi con un dialogo con un intelocutore immaginario, attraverso dei versi apparentemente contrastanti, che secondo me rispecchiano la contradditorietà della società di oggi, che dicono sia che lui a volte va piano e presta più attenzione del necessario, mentre altre volte guida contromano con il cellulare in mano, sempre di corsa e in ritardo, con una distrazione che gli fa rischiare la vita in un incidente: o si è troppo rispettosi delle regole o si infrangono.
Questa parte riprende musicalmente la prima parte della canzone, dandole di nuovo una connotazione più leggera e soft.
Sembra che il nostro artista ami parlare attraverso le contraddizioni, perché nei versi successivi fa riferimento sia a discorsi ormai rifatti che a parole mai dette: questo perché a mio parere ritiene che la nostra società sia essa stessa una contraddizione. Ritorna anche il tema dello sconforto, per eliminare il quale e distogliere l’attenzione si passa la patata bollente al proprio vicino.
Ma la voglia di libertà da tutto ciò é troppo forte, e la voce del cantante riacquista nuovo vigore: bisogna dare sfogo a tutta la libertà che c’è in noi, fino all’ultima goccia. Come in un gioco, bisogna mordere e fuggire, toccare e scappare, a costo di essere considerati dei “peccatori” dalla società.
L’ultima parte della canzone si fa un po’ più cantilenante, tornando su toni più cupi: l’autore immagina di avere in mano un pennello e disegnare con esso un tulipano nero, un fiore che può rappresentare la perdizione, dato che si dice che esso abbia proprietà allucinogene e da esso si possano ricavare sostanze stupefacenti. Il tutto è affidato alla volontà dell’interlocutore immaginario, che torna a fare la sua comparsa: se lui vuole, può anche accadere che, con lo stesso pennello, si colori di nero anche l’arcobaleno, che rappresenta l’esplosione dei colori per eccellenza. Sembra in questo passaggio che Dex Pascal veda poche vie d’uscita dalla situazione in cui le persone si trovano, pur lasciando il libero arbitrio e la facoltà di decidere alla persona con cui parla in modo immaginario.
Sembra che l’unico colore a disposizione sia il nero, e che esso possa colorare sia i fiori che l’arcobaleno, portando il buio dove ci dovrebbe essere luce.
Ma per fortuna è ancora il grido di libertà a prevalere, a mettere a posto di nuovo le cose: è necessario liberare la propria mente, liberare le persone dall’orribile realtà che le circonda, a costo di essere considerati dei colpevoli dalla società, che mordono e fuggono, toccano e scappano. Sembra che l’unico modo per ottenere la tanto sperata libertà sia quello di comportarsi come fanno i cosiddetti “rei”, perché, se non ci si comporta come stabiliscono i canoni della società dell’uomo medio, si rischia di essere additati dai malpensanti descritti all’inizio del brano, che per distogliere l’attenzione dal loro comportamento, mettono alla berlina quello degli altri.
La canzone sembra quindi costituita su di un dualismo, tra quanto viene espresso nelle strofe, in modo a volte cupo e pessimistico, e quando si dice nel ritornello, che invita a liberare tutto ciò a cui si possono e si devono togliere i vincoli che lo ostacolano.
Bisogna dire che non vengono risparmiate delle critiche alla società, al suo modo di rendere le persone passive e prigioniere, di rendere tutto più cupo e oscuro, piena com’é di malpensanti che, per sviare l’attenzione dalle loro colpe, additano gli altri, cercando di farli apparire come i veri colpevoli.
La canzone, nel suo complesso è piuttosto gradevole, con delle sfumature swing e ballabili all’inizio, una linea di chitarra più robusta in seguito e un finale più “in cantilena”, per tornare ad una spinta più forte verso la fine, con la melodia che improvvisamente poi si placa, per lasciare spazio alla sola voce, che parla del tema principale del brano, la libertà.
Per quanto riguarda la voce, mi sembra piuttosto matura e flessibile, in grado di interpretare tutte le sfumature che possono risiedere all’interno di una canzone dalle molte sfaccettature, da un ritmo e da una melodia che variano nel corso della stessa e da un’alternanza tra temi cupi, quasi sussurrati, e una voglia di libertà urlata fino allo stremo.
Si può interpretare la canzone come un brano dall’andamento swing, che poi diventa una canzone profondamente folk, dall’andamento come detto variabile, con le chitarre che prima tacciono e poi entrano completamente nel pezzo, divenendone una parte rilevante e costitutiva.
Si tratta senza dubbio di un artista interessante, che mostra una certa poliedricità sia nella composizione melodica di un brano che nella scrittura del suo testo, senza risparmiarsi una critica, a volte velata e a volte più evidente, alla società in cui si trova a vivere.
Dex Pascal ha detto che vuole comunicare la sua interpretazione emotiva delle cose agli ascoltatori e secondo me ci riesce molto bene: dopo aver sollecitato la curiosità dell’ascoltatore stesso, libera tutta la propria grinta e lo invita a seguirlo, nella sua lotta per liberare la mente, il corpo e lo spirito.
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