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Dopo più di un mese di pausa, torniamo regolari con i nostri appuntamenti con recensioni e interviste. Oggi il nostro fedele Massimo Comi ci racconterà il singolo estivo di Emiliano Melcarne, intitolato “Salento”. Invitiamo tutti a guardare il video che troverete in fondo all’articolo e a seguire l’artista, la sua musica è disponibile tutti gli store. 

Il nostro Emiliano ci offre un sound piuttosto attraente e accattivante, fatto di un mix fra musica etnica, tipicamente regionale, come se fosse una taranta da ballare al suono dei tamburelli e tra le grida del pubblico festante, e musica elettronica, fatta di campionamenti e suoni un po’ più artificiali, che ammiccano all’elettronica e alla musica dance.

Questa mescolanza rende la canzone interessante, perché, al sentirla, viene subito da ballare e muoversi al suo ritmo scatenato, che non lascia prigionieri e riesce a coinvolgere chiunque, anche i più restii, che si proiettano nel turbine della musica, con il mondo che incomincia a girare vorticosamente sulle note di questo brano.

La voce di Emiliano ben si presta a cantare su questa base melodica, perché è giovane, fresca, ma allo stesso tempo consapevole, chiara, netta e precisa, con un timbro molto definito e un’abitudine al canto che si avverte fin dai primi versi.

Questa canzone appare essere la celebrazione di una terra magnifica, il Salento, che tutti considerano una delle location più belle da visitare quando si va in vacanza, per le sue spiagge, il suo mare e la sua gente, sempre disponibile e accogliente.

Si tratta alla fine di un racconto fatto di esperienze personali, di una narrazione che descrive a chi ascolta quello che il nostro cantautore sente, prova e compie quando si trova nella sua terra di origine, nel profondo ricordo di un’estate, trascorsa con chi lui sente più vicino a sé e con le persona con cui ha legato maggiormente nella sua vita.

La canzone è anche il ricordo di una persona amata, che rifulge attraverso il paesaggio e le esperienze fatte da Emiliano, che si racconta e racconta delle persone a cui ha voluto bene e di un rapporto amoroso forse mai terminato del tutto.

Il brano si apre con la descrizione di un’atmosfera di festa, presente in ogni paese del Salento, soprattutto la sera, momento classico che viene deputato al divertimento e allo svago.

C’è la musica, ci sono le luci, elementi che fanno ritornare alla mente di Emiliano ricordi legati alla persona amata: la notte viene trascorsa a ballare fino all’alba, anzi sull’alba come viene detto, perché il divertimento sembra non finire più e andare oltre qualsiasi limite di tempo, superando anche il momento in cui sorge il sole e nasce un nuovo giorno, il che farebbe ipotizzare una sospensione della festa, ma che invece sembra svolgersi in un movimento circolare, in cui la notte abbraccia l’alba stessa e l’alba abbraccia il nuovo giorno.

Viene poi citato un classico delle serate passate a divertirsi, cioè la colazione fatta all’alba, dopo un’intera notte di divertimento, a degna conclusione di una festa, con un caffè e una brioche fatti a regola d’arte, che aggiungono ulteriore gusto al gusto provato durante la notte.

Continua poi il momento del ricordo, perché Emiliano non riesce a smettere di pensare alla persona che ama o che ha amato: anche il profumo dell’aria gliela ricorda, forse perché lei aveva addosso un profumo che sapeva d’estate e la sua pelle tratteneva su di sé i colori, gli odori e le sensazioni generate dalla stagione più divertente dell’anno.

L’autore passa poi a descrivere gli elementi per così dire più “naturali” della propria terra, citando la spiaggia, la sabbia e l’odore del mare, elementi che si caratterizzano per la propria intrinseca bellezza e per il flusso di sensazioni che fanno scaturire dalla mente e dalla fantasia di chi si trova a frequentarli.

Però tutto questo appare come volatilizzarsi nell’interpretazione personale che ne dà Emiliano, che vede gli ombrelloni volare letteralmente su di lui, spinti da un forte vento che spazza via tutto.

Forse questa descrizione può significare che alla fine il ricordo della persona amata viene rimosso completamente, da una potente folata di vento, che può anche rappresentare la sua voglia di non stare più a rimuginare sul passato, ma di ricominciare invece, spazzando via tutto e rinnovandosi interiormente ed esteriormente.

Vengono poi ripetuti i versi che hanno aperto la canzone, quasi a simboleggiare un ritorno circolare a tutto ciò che ha dato inizio alla narrazione, che ricorda un po’ quanto descritto in precedenza, con la notte che si legava circolarmente all’alba.

Ricompaiono la sera, la festa in ogni paese, la musica, le luci, che quasi ostinatamente continuano a ricordare al protagonista la persona amata: ci pensa la notte, trascorsa a ballare fino all’alba e sull’alba, con il suo contorno fatto di brioche e caffè, a far dimenticare ciò che è stato e ciò che in apparenza non può più essere.

La notte e il ballo sembrano due elementi assimilabili al forte vento, che con le sue folate aveva spazzato via tutto nei versi precedenti.

Il discorso, la narrazione si spostano poi su elementi ancora più concreti, come il fatto di girare fra i mercatini rionali durante la mattina, visitando un mercato diverso ogni giorno, con la gentilezza di salutare anche le persone anziane, rischiando di passare per fesso, ma non rinunciando ad una forma di riguardo per le persone che hanno più esperienza e che hanno vissuto già intensamente gran parte della propria vita.

L’estate porta con sé anche cose fastidiose, come il ronzio e le punture delle zanzare, che vengono purgate e disinfettate dal sudore dato dal caldo intenso, dalle onde del mare salato e dal suo rumore, che arriva a coprire il ronzio e a farlo sparire.

Viene poi riproposta per la seconda volta la descrizione di apertura della canzone, che sembra costituirne il ritornello, fatto di festa, di luci, di musica, di ricordi amorosi, di notti passate a ballare, concluse con una brioche e un caffè all’alba.

 

Emiliano poi ci sorprende con una strofa cantata interamente nel suo dialetto, che parla di un temporale, di lampi e tuoni: chiede a quella che sembra essere la persona amata dove può andare sotto tutto questo fortunale, dicendole di tornare indietro verso casa, dove ai piani bassi pare rieccheggiare una eco, un suono che dice “Salento”, che è la sintesi di tutte le esperienze e i racconti fatti fino ad ora, una terra magnifica, splendida, che racchiude in sé una miriade di suoni, odori, profumi e sensazioni.

La canzone si conclude poi con il ritornello, che viene riproposto per l’ultima volta: ora, alla fine di tutto, viene ripetuta per tre volte quella che appare essere la parola chiave del brano, cioè “Salento”, il nome della terra natia del nostro Emiliano, che racchiude in sé tutto quello che è stato raccontato, che arriva a chiudere il cerchio, quasi a dire che non esiste in Italia un posto più affascinante, più bello, più denso e pieno di sentimenti e sensazioni.

Abbiamo quasi un invito a visitare questa terra, per scoprire e vivere sulla nostra pelle tutto ciò che ha sperimentato il nostro cantautore, in un’estate fatta di allegria, ma anche di un po’ di malinconia, come è giusto che sia.

Alla fine, ci resta un buon brano pop, che mescola come detto musica etnica a musica elettronica, in un vorticoso mix, fatto per ballare e muoversi senza sosta.

La canzone è ben prodotta, ben cantata e ben curata sotto l’aspetto melodico e vocale: si può dire che raggiunga appieno lo scopo che chi l’ha scritta si è prefisso, cioè di raccontare delle esperienze di vita, ma al contempo far ballare chi ascolta, proponendogli qualcosa di contagioso, a cui non riesce a resistere e dal quale è costretto a muoversi in una danza vorticosa e spensierata.

Emiliano mi sembra un cantautore di talento, che riesce a condensare in poche parole il racconto di esperienze di vita anche complesse e a creare una base melodica trascinante, fondendo con sapienza e metodo gli elementi della propria terra con gli elementi della musica moderna e contemporanea.

Sono quindi curioso di ascoltare altre sue canzoni, per capire se questo talento manifesto riesce ad essere una costante, un qualcosa che si ripete nel tempo e che dà un’idea di forza e consapevolezza nei propri mezzi.

Secondo me, la risposta sarà affermativa, perché il nostro cantautore vive di musica da molti anni e si è abbeverato alla sua preziosa e gustosa fonte per molto tempo: il talento, come detto, c’è, a mio parere va solo confermato e ribadito con altre canzoni sul livello di questa che ho recensito ora, omaggiando la propria terra, ma con un occhio di riguardo alle tendenze della musica attuale.

Sono convinto che Emiliano farà tanta strada e gli auguro ogni bene del mondo, perché chi ha passione per la musica e per le parole si merita di essere felice e realizzato. Good Luck quindi.

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Etichetta
PaKo Music Records

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