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La penna di Massimo Comi torna ad incantarci ancora una volta, raccontandoci di un brano di una nuova artista, Kallísto, cantautrice romana, un nuovo talento di PaKo Music Records. Massimo ci descrive “Ti auguro l’amore”, punto per punto, dal suo punto di vista. Trovate Kallísto su tutti i Digital Store e sui social.
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Devo dire che, quando ho letto il titolo della canzone che segna l’esordio discografico della nostra artista Kallísto, mi sono detto che non ci può essere augurio migliore da fare ad una persona, perché l’amore è la cosa più bella che c’è al mondo, e augurarlo ad un’altra persona significa che si desidera ardentemente che quella stessa persona sia felice e che si desidera il bene per l’altro, che non si è mai smesso veramente di amare e di considerare come parte importante della propria vita.

Il brano, quindi, pur sembrando apparentemente triste, racconta la storia di una rinascita di un amore dalle sue ceneri, di un rapporto che è finito, ma che la nostra cantautrice arriva a vedere in un’accezione positiva, perché si rende conto che è inutile odiare l’altra persona, che essa si merita comunque il bene e una vita felice, nonostante le cose non abbiano funzionato per il verso giusto.

Kallísto si rivela un ottimo talento in termini di scrittura e composizione, ma anche in termini di cantato, con una voce malinconica, struggente, a tratti triste, che riesce ad esprimere tutta l’amarezza insita in un rapporto finito, ma che è anche in grado, in alcune parti della canzone, di prendere una forza e un vigore inaspettati, per narrare parole di speranza e rinascita.

La nostra autrice è poi brava ad alternare parti di cantato con parti di parlato, cosa che rende varia e interessante la canzone, perché costituita da modulazioni intriganti della voce e da un accompagnamento musicale perlopiù essenziale, che pare costituito solo dalla presenza di un pianoforte e da un beat elettronico che fa da base ritmica al tutto.

La canzone si apre con un arpeggio eseguito proprio al pianoforte, accompagnato da un beat elettronico soffuso, che fa da leggero e non ingombrante accompagnamento.

Su questo arpeggio si istalla la voce di Kallisto, che inizia parlandoci, come per narrare la propria versione della storia e descriverci la situazione di base da cui parte e si dirama tutto il resto.

C’è subito una sensazione di rimpianto, per tutte le cose che lei avrebbe da dire al suo amato e per tutte le cose che non gli ha mai detto, tutte cose che rimarranno rinchiuse dentro la sua bocca perché appunto non dette, ma che lei sa che lui sarebbe in grado di custodire nel suo cuore.

La nostra cantautrice ammettere poi di non essere fatta per parlare, ma che la sua vita si costruisce su sensazioni, che parlano per lei quando le ascolta e prova ad esprimerle: il tutto perché forse è troppo grande e vero ciò che lei avverte dentro, e questa sua grandezza e vastità lo rende difficile da esprimere a parole.

Subito dopo questa introduzione parte il cantato, con la voce di Kallísto che si fa melanconica e melodiosa allo stesso tempo, oltreché un po’ cantilenante, forse per mostrare che le sensazioni che cerca di esprimere, le immagini che cerca di rendere vivide si ripetono nel tempo e sono cicliche, e quindi lei non riesce a togliersele dalla mente, potendo solo cercare di esternarle.

La cantante sembra parlarci per similitudini, con l’amore che assomiglia ad un vino che va assaporato, ad una pelle che va odorata, ad un cielo da contemplare osservando le stelle: tutto questo scaturisce dai pensieri che i due amanti fanno, magari durante la notte.

La nostra cantautrice pensa anche a quella volta che lei ha chiuso una porta in faccia al proprio amato, perché ancora una volta non sapeva esprimere le proprie sensazioni a parole, provocando in lui un pianto a dirotto, con le lacrime che gli sfregiavano il volto, come dei graffi sul vinile che interrompono una canzone mentra il disco sta girando sul piatto.

Segue una parte in cui il beat di accompagnamento si fa un po’ più articolato, sopra alla quale la nostra artista sembra canticchiare una melodia che possiede sia una connotazine di serenità, che una connotazione di malinconia, in un misto di sensazioni che arriva a spiazzare un po’ l’ascoltatore, ma che costiuisce il mezzo privilegiato attraverso cui Kallisto si esprime e si mostra.

La voce della nostra artista si apre poi finalmente al canto, che è deciso e forte, perché deve comunicare al proprio amato che lui non deve aver paura, il tutto ricoperto sempre da un velo di struggimento che non manca mai.

I due, ai tempi del loro rapporto amoroso, non potevano sapere che il rapporto stesso doveva finire nel modo in cui è terminato: il cantato è inframmezzato qui dal titolo della canzone, citato da Kallísto a parole, con un tono suadente e morbido, come un augurio fatto con sensibilità e dolcezza.

La parte cantata con decisione e fermezza, ma anche con un po’ di giusta malinconia, prosegue dicendo che se il cammino del rapporto d’amore doveva andare nel modo in cui è andato era perché il destino aveva voluto così.

Abbiamo poi un leggero stacco, che anticipa una nuova parte parlata della canzone, in cui l’accompagnamento di sottofondo torna ad essere semplice e soffuso: Kallísto afferma che è necessario smettere di sfoggiare su di sé degli occhi tristi e che augura l’amore al proprio lui perché proprio nell’amore stesso lei non ha mai visto sulla sua faccia questi occhi tristi, nemmeno quando capitava di litigare in dialetti diversi, quello sardo di lui e quello romano di lei, con dei momenti in cui emergeva un po’ di prepotenza, sulla quale però entrambi vivevano, come se fosse un modo per alimentare la fiamma dell’amore, il quale si sorreggeva anche sull’apprezzamento sincero dei difetti di ciascuno, i quali, visti con gli occhi dell’innamoramento, apparivano qualcosa che poteva completare e rendere più sincera la relazione.

Da queste tematiche prende spunto la parte successiva della canzone, nella quale Kallísto torna a cantare con fermezza, dicendo che loro due della perfezione non ci fanno niente, perché sono esseri umani macchiati e sporchi e tutto questo è più che evidente: è proprio su queste imperfezioni che il rapporto si reggeva e traeva alimento per continuare ad esistere.

La nostra autrice afferma anche che, quando scrive nei propri pezzi che è necessario non accontentarsi mai, è come se si sia tolta un dente, perché evidentemente questo invito a cercare sempre qualcosa in più la libera da qualcosa che può causarle del dolore e del male, perché tutto ciò che può sembrare reale in un momento di sofferenza in realtà non lo è, e non accontentarsi mai è un modo per cancellare l’apparente verità di questo dolore.

E’ una realtà invece il fatto che se si disprezza qualcosa, in verità lo si desidera: nonostante tutto, nonostante il tempo trascorso, nonostante l’odio che lei ha messo in quello che ha detto al proprio lui, la nostra autrice dice al proprio amato con il cuore in mano, quindi più sinceramente possibile, di non aver paura, perché loro due non sapevano che sarebbe finita in quel modo.

Questa parte torna ad essere cantata con forza, e i suoi versi hanno in sottofondo un elenco di esperienze, situazioni, oggetti, che sembrano identificare in tutte le sue sfaccettature il rapporto amoroso: Kallísto chiede al proprio lui di portare tutto questo con sé, per conservare ogni singolo momento passato in coppia, perché ogni singolo momento e ogni singolo oggetto sono stati importanti, e questo porta a pensare che il rapporto, pur essendo finito, ha portato dei momenti da ricordare, ai quali sono associati alcuni oggetti, momenti che non si possono scordare, ma che devono essere una fonte a cui abbeverarsi per giungere ad una rinascita, per ricominciare una nuova vita, con la consapevolezza che il tempo trascorso insieme non è stato un tempo perduto, ma un tempo che ha lasciato un’impronta vivida nella mente e nel cuore, impronta che permette di andare avanti, oltrepassando l’ostacolo del dolore e della perdita.

Alla fine, ci resta un buon brano pop, ben arrangiato e ben prodotto, in cui si può notare che, pur essendo alla sua prima esperienza musicale, o comunque alla sua prima condivisione di una canzone da lei composta, Kallísto ha un talento molto sviluppato per l’armonizzazione dei vari elementi, utilizzando un pianoforte come sottofondo musicale, e un beat elettronico che accompagna il tutto, con variazioni di consistenza, forza e impatto, a seconda della parte di canzone nella quale esso viene collocato.

Mi è piaciuta molto l’alternanza fra parti parlate e parti cantate, quasi a raccontare una storia con le prime e a fare un’invocazione alla persona amata con le seconde: molto interessante anche la sovrapposizione conclusiva fra le due, con due linee vocali che vanno a rafforzarsi vicendevolmente, perché una si rivolge direttamente al proprio lui, dicendogli che il percorso che hanno fatto insieme è stato comunque utile ad assumere una maggiore consapevolezza di sé stessi e a capire dove collocarsi nel mondo, mentre l’altra ricorda, elencandoli, tutti gli elementi positivi, tutti i ricordi che sono stati a fondamento della relazione, invitando a portarli con sé, perchè sono comunque preziosi e meritevoli di considerazione.

Non è assolutamente facile augurare l’amore ad una persona con cui si ha avuto una relazione che al momento è finita: in molti non ne vorrebbero più sapere, mentre Kallisto riesce a trovare anche nella fine di una storia d’amore un elemento da prendere positivamente e a scoprire in sé una forza che magari non credeva nemmeno di avere, una forza d’animo che la spinge ad augurare il bene maggiore ad una persona con cui potrebbe invece taglire facilmente i ponti e i legami.

La voce della nostra cantautrice è già molto matura, e nelle parti cantate lei dimostra di avere una buona potenza e un buon timbro, riuscendo a trasmettere un senso di rinascita partendo da qualcosa che può essere concepito solamente come cenere e polvere dalle altre persone, ad augurare all’altro qualcosa di infinito a partire da qualcosa che appare come irrimediabilmente finito.

Kallísto riesce ad essere convincente sia quando parla che quando canta, perché la sua duttilità vocale glielo permette: è in grado di arrivare al cuore dell’ascoltatore in entrambe le modalità di espressione, e questa non è una qualità che possiedono tutti.

Il suo brano è quindi di buona qualità, e ci offre una panoramica sconfinata di emozioni, sensazioni e stati d’animo, rinchiusi in soli tre minuti e mezzo di canzone: si potrebbe dire che percepiamo la durata di una vita da tre minuti di creazione artistica.

Sono curioso quindi di ascoltare altri brani della nostra cantante, per capire se proseguirà la propria strada sulle tematiche amorose oppure si dedicherà ad altro, per ampliare il proprio raggio d’azione, se esplorerà altri generi oltre al pop, magari dedicandosi al rock, vista la sua voce potente e molto espressiva.

Ai posteri l’ardua sentenza, intanto possiamo goderci un brano molto piacevole, che riesce a trasmettere positività nonostante sia una canzone apparentemente malinconica, che riesce a regalare emozioni perché non è scontato nel suo significato più profondo.

E’ innegabile che siamo di fronte ad un buon talento, che, se mantiene la dedizione e l’impegno che sembra mettere in questa canzone, può fare strada e crearsi un posto di rilievo nella musica leggera italiana.

Intanto la ringrazio per questo regalo e la invito a proseguire su questa strada, che la porterà sicuramente lontano.

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PaKo Music Records

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