Il nostro amico Massimo Comi è tornato a parlarci di un nuovo brano, “What a shame Mary Jane”, l’ultimo e bellissimo inedito di Luca Sammartino. Come sempre Massimo analizza punto per punto il testo ma si sofferma anche sui suoni e sulla voce dell’artista.
Quando ho ascoltato questa canzone, mi è parsa da subito un concentrato di energia, condensato in una durata sostanzialmente breve. Questo mi ha fatto pensare ad alcuni gruppi pop punk, che fanno di queste caratteristiche il loro cavallo di battaglia: mi sono venuti in mente i Green Day, così come i Babyshambles del pazzo Peter Doherty.
Il brano è sostenuto da una buona linea di chitarra, chiara e insistente, ma anche piuttosto veloce e ritmata: sembra raccontare di una tormentata storia d’amore, con una donna dal fascino tanto potente quanto sfuggente.
Devo dire che il titolo in inglese fa il suo bell’effetto, perché potrebbe tranquillamente essere utilizzato dai gruppi che ho citato in precedenza, per intitolare una delle loro canzoni: è anche piuttosto bello da pronunciare, con la sua assonanza che pare quasi una rima baciata.
Mi è piaciuto anche il lavoro della batteria, che non si limita a fare da sottofondo, ma segue l’andamento di quella della chitarra, accelerando e ispessendosi quando deve farlo, mantenendo un ritmo più particolare e quasi sincopato nei versi che fanno da accompagnamento al ritornello.
Come ho detto, questa Mary Jane è una donna dal fascino particolare, una che è capace di farti vivere un sogno, per poi fuggire poco dopo, lasciandosi dietro il suo profumo nel letto, con cui tu puoi solo giocare.
E’ indubbio che il protagonista della canzone si sia divertito a stare con lei, ma che sia rimasto comunque scottato: dice che Mary Jane se n’è andata nel bel mezzo della festa, lasciando la porta aperta quanto basta, per far passare l’aria e per far apparire un sorriso sardonico sulle labbra del suo lui.
Sembra che, considerando questa porta lasciata aperta e il pressante invito che il protagonista del brano le fa di tornare, ci siano le possibilità di un ricongiungimento: la canzone lascia aperto questo spiraglio, non chiude completamente la questione, creando un senso di sospensione che attrae l’ascoltatore e gli fa desiderare di conoscere come il tutto sia andato a finire.
Alla fine, per il nostro autore, la storia resta sempre quella, così come il luogo, la stanza in cui la aspetta: lui vorrebbe che lei facesse più spazio nella propria testa ai bei momenti che hanno trascorso assieme, che lei lo portasse a vedere l’alba, come immagino che facessero quanto stavano insieme.
Resta comunque il fascino potente di questa donna, che riesce sempre a colpire, a fare effetto, prima di andarsene e scomparire, lasciando e spargendo tracce di sé all’interno dei luoghi in cui è stata e facendo in modo di non essere dimenticata dalla persona che la ama e la desidera.
Si può affermare che si tratti di un amore un po’ illusorio, al quale crede di più lui che lei, e per il quale a lui resta un po’ di amaro in bocca, un piccolo senso di delusione, proprio perché lei se n’é andata proprio nel momento in cui si pensava che la cose andassero meglio e filassero lisce.
Lui resta lì, nello stesso posto, mandandole il messaggio che, se lei vuole ritrovarlo, la stanza è sempre la stessa.
Mary Jane è come una melodia che scorre veloce tra le note, quindi qualcosa di difficile da catturare e tenere con sé, qualcosa di estremamente sfuggente, che non si lascia trattenere tanto facilmente.
Alla fine, ci resta un ottimo brano pop punk, che come detto riporta il pensiero ad alcune band che hanno fatto di questo genere la matrice del proprio successo e che armonizza in modo competente la linea melodica della chitarra, aggressiva e forte quanto basta, con quella della batteria, varia e mutevole all’interno della canzone.
Sempre restando in tema di paragoni, devo ammettere che la voce di Luca mi ha ricordato a tratti quella di Billy Joe Armstrong, il cantante appunto dei Green Day, per la sua capacità di modularsi a seconda della parte del brano da cantare e di essere allo stesso tempo intrigante e chiara e stentorea.
Se dovessi intervistare Luca, una delle domande che gli farei sarebbe di sicuro se e quanto è stato influenzato dalla band americana e se è un loro fan.
Quando parla di questo brano, l’autore è piuttosto radicale nell’esprimere i sentimenti che esso vuole manifestare, dicendo che la canzone vuole esprimere il senso di smarrimento e di scoraggiamento che prendono una persona quando il suo amore non viene corrisposto e si rivela un po’ illusorio.
Io credo comunque, come ho già avuto modo di dire, che la canzone lasci aperto uno spiraglio, perché altrimenti il testo direbbe che la porta che lei si lascia alle spalle è chiusa e lui non le manderebbe tutti questi inviti a tornare: può essere che lui, anche se si è scottato, conservi ancora una piccola stilla di speranza, magari illusoria, ma che lo tiene in piedi e in vita, nella speranza che il suo sogno di rivedere lei un giorno si concretizzi.
Il brano è costruito e orchestrato bene, non c’è che dire: ritengo sia anche ben prodotto, perché le sonorità riescono a essere incisive, a lasciare un segno nella memoria dell’ascoltatore, a dargli un senso di leggerezza e a farlo in qualche modo divertire, anche se l’argomento della canzone non appare come uno dei più felici.
Ho apprezzato molto la perfetta orchestrazione delle varie parti melodiche, con la chitarra a fare da apripista attraverso un accordo ripetuto e la batteria in grado di adattarsi a ciò che la chitarra stessa le propone: insomma, siamo di fronte a un tessuto sonoro ideale per la voce di Luca, che può esprimersi in tutte le sue potenzialità, non venendo affossata dalla melodia, ma al contrario traendone risalto.
Io credo che questo brano possa essere ascoltato in tutti i momenti della propria vita, sia in quelli più felici che in quelli più difficoltosi, perché risulta essere piuttosto gradevole e lascia un segno nell’immaginario dell’ascoltatore fin dalla prima volta. Il pop punk può manifestare una miriade di sensazioni, di emozioni e stati d’animo: spensieratezza, allegria, divertimento, malinconia, rivolta contro l’autorità costituita.
In questo caso, secondo me la canzone riesce a essere leggera e gradevole, pur trattando un argomento non proprio positivo: questo contrasto tra musica e parole è ciò che a mio parere rende interessante il brano e fornisce delle belle suggestioni all’ascoltatore, che non ha mai modo di annoiarsi o di pensare che ciò che gli viene proposto sia pesante e difficile da digerire. Insomma, il mio giudizio è positivo e spero che l’autore continui a seguire la strada intrapresa, perché è piuttosto interessante e stuzzicante.
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