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Oggi, Massimo Comi, ci racconta il brano di Salvo Tanzed, un dance elettronico molto particolare, dandoci come sempre un suo punto di vista, analizzando ogni passaggio. Trovate la musica di Salvo su tutti i Digital Store e nelle nostre playlist.
Condividendo permettete agli artisti di essere ascoltati.

Alcune volte, anche una telefonata in cui si trova la linea occupata può dare l’ispirazione per comporre un brano.

Questo è successo proprio a Salvo Tanzed, che ha utilizzato il suono del telefono occupato come introduzione alla sua nuova canzone, un brano che strizza l’occhio alla musica elettronica, techno e dance degli anni ’90, un pezzo costruito per ballarci sopra, con un ritmo però tutt’altro che frenetico, ma perfettamente cadenzato e marziale.

Quando ho ascoltato la canzone, mi sono venuti subito alla mente personaggi come Gabri Ponte o Gigi D’Agostino, due maestri indiscussi della musica da ballare in ambito nostrano.

Nel suo svolgimento, il brano può sembrare un po’ nostalgico e retrò, ma resta indubbia la sua capacità di far ballare, attraverso le sue sequenze quasi ipnotiche, che sono in grado di rapire per tre minuti la mente di chi ascolta, trasportandolo su paesaggi onirici e sognanti, con l’idea che staccare la spina al cervello ogni tanto non può che far bene.

Come detto, il brano si apre con il suono di una linea telefonica occupata e con il nostro autore che vuole stabilire una comunicazione ma non ci riesce, che quasi urla nella cornetta per due volte la parola “Pronto?” senza ricevere una risposta dall’altro capo.

Il suono della linea occupata si trasforma ben presto in una cavalcata sonora di derivazione dance, con un vivace beat di sottofondo e alcune sequenze elettroniche a farla da padrone, caratterizzate da sonorità tipicamente techno, che appaiono filtrate e sintetizzate per divenire quasi artificiali, piene di echi e di riverberi.

Il brano è essenzialmente strumentale, dato che sono rari gli interventi vocali di Salvo, e la sua linea melodica, se così la possiamo definire, assume corpo, pesantezza e contorni ben definiti man mano che la canzone si sviluppa: prima ci sono due beat sovrapposti fra loro, poi le sonorità “si aprono” per così dire, divenendo ad ampio spettro, e successivamente abbiamo una linea melodica che sembra suonata da tastiere elettroniche con una spruzzata di sintetizzatori, la cui principale qualità è quella di essere ben definita, di avere contorni ben delineati e uno sviluppo orizzontale lungo il piano della canzone.

Questa sequenza è piuttosto lunga e occupa gran parte della sequenza iniziale del brano, andando a toccare un po’ tutti gli stilemi e tutti gli stili che caratterizzano una musica fatta per ballare: per fare una battuta, volendo descrivere onomatopeicamente il tutto, si potrebbe parlare di musica “tunz tunz”, termine gergale coniato per indicare le canzoni dance e techno nate in Italia negli anni ’90, che hanno fatto ballare intere generazioni di amanti di questo genere.

Riappare poi per un momento la voce dell’autore, che sembra arrendersi all’evidenza, dicendo “Vabbè, ha riattaccato”: sembra proprio che questa ormai famosa telefonata non debba risolversi felicemente per lui, visto che dall’altro capo del filo c’è una persona al momento impegnata o che non ha intenzione di parlargli.

Dopo questo momento per così dire “testuale”, appaiono dal nulla e improvvisamente dei brevi versi cantati in inglese, scanditi velocemente, con rapidità, tanto che si fa un po’ di fatica a capire cosa ci stiano dicendo: questo intermezzo riesce comunque nell’intento di rendere più interessante il pezzo e di creare un’atmosfera di sospensione, tanto che la canzone, dopo di esso, proseguirà con una sequenza di note singole e staccate, che danno l’impressione di essere stati catapultati direttamente all’interno di una notte buia, senza nessun’anima viva a farci compagnia, con la luna piena che ci guarda e i licantropi pronti ad aggredirci.

Successivamente si può sentire di nuovo, per un attimo, la voce di Salvo, che invoca in qualche modo la presenza della persona che ha chiamato, con la frase “Oh, mi senti?”: sembra però che anche in questo caso i risultati ottenuti non siano quelli sperati, che il suo interlocutore non voglia proprio rispondere.

La sequenza “notturna” procede ancora per un po’ di secondi, lasciando poi il posto alle sonorità più “aperte” citate in precedenza, che ne riprendono fedelmente la linea melodica, con un maggiore eco e una maggiore estensione dello spettro sonoro.

Parallelamente a questo passaggio, si ha una lieve variazione del beat della linea melodica, con alcune note che si sdoppiano e creano un po’ di varietà all’interno del tambureggiante effetto sonoro che fino a quel momento la canzone ha espresso.

Dopo questo intermezzo, viene ripreso quello che ho chiamato il “tema notturno”, il quale prosegue per svariati secondi e viene introdotto da una breve sequenza di quella che appare essere una batteria elettronica.

Abbiamo un flusso melodico circolare, che si ripiega e si rigira su sé stesso dopo poche battute e che ci chiede se abbiamo davvero paura delle tenebre, della luna piena e dei licantropi.

Dopo un’altra brevissima sequenza batteristica e un “Oh!” pronunciato dal nostro autore, si apre una nuova linea melodica, con sonorità che si distinguono leggermente dalle precedenti, pur restando aperte e venendo introdotte da quello che appare essere il suono di un piatto della batteria.

Dato che la sequenza melodica è circolare in più di un senso, abbiamo poi la ricomparsa della linea melodica precedente, più chiusa e formata da singole note distinte, staccate l’una dall’altra, che creano una cadenza piuttosto marcata e sincopata.

Il brano si conclude con un’altra breve frase di Salvo, “Pronto? Mi senti? Ha riattaccato” e la linea melodica sfuma progressivamente fino alla sua conclusione, trasformandosi nel suono di un telefono dalla linea occupata: tutto questo sembra chiudere il cerchio, perché proprio con il suono di una linea occupata si era aperta la canzone.

Abbiamo quindi sia una circolarità tra l’inizio e la conclusione del brano che una circolarità fra le varie linee melodiche contenute nel brano stesso: potremmo parlare di un tema che viene espresso dal suono del telefono occupato e che viene poi progressivamente sviluppato attraverso dei beat di varia natura, delle sonorità più aperte, degli echi e dei riverberi introdotti dal suono del piatto di una batteria, di suoni più cadenzati e definiti, che ricordano l’atmosfera della notte (almeno a me), una notte silenziosa, solitaria, nella quale può succedere di tutto, anche di essere aggrediti da dei licantropi aggressivi e arrabbiati.

Alla fine, ci resta un brano tipicamente dance e techno, che fa sentire tutta la nostalgia del suo autore per gli anni ’90, e alterna al suo interno varie impostazioni sonore, che contribuiscono a renderlo sufficientemente vario: il rischio di questo genere di canzoni è infatti quello di risultare monotone e monocordi e di stancare dopo pochi secondi che le si ascolta.

La produzione mi è sembrata buona e pulita, e in alcuni punti ho avuto la sensazione che la canzone sconfinasse nel genere “trance”, perché il suo sound risultava in qualche modo ipnotico, una buona colonna sonora per una delle esibizioni del celebre mago Giucas Casella, che era un maestro dell’ipnosi: ci sono parti del brano in cui si viene davvero trasportati su altri mondi e su altri universi, dai quali poi si scende, ritornando sulla Terra.

Questo gioco di rimandi fra celeste e terreno rende interessante il brano, caricandolo di alcune belle suggestioni: pur non essendo proprio il mio genere di musica, ho apprezzato lo sforzo fatto da Salvo per celebrare uno stile musicale che lui ha sempre amato e ama tuttora, e che, una volta ascoltato, resta nella mente come un cuneo e induce a ballare con movimenti sinuosi e felini, senza la frenesia che a volte caratterizza le composizioni di questo genere di musica.

Già il fatto che sia riuscito ad ascoltare “Linea Occupata” per intero è un buon segno, perché, come ho detto pocanzi, questo non è proprio il mio stile musicale preferito: ho comunque un grande rispetto per chi lo ama, perché non si possono contestare i gusti musicali, a meno che non si tratti di musica veramente inascoltabile, che non ha in sé un senso compiuto, un significato interno reale e evidente.

Sono curioso quindi di ascoltare le prossime canzoni di Salvo, per vedere se proseguirà con l’omaggio alla musica dance degli anni ’90 oppure cercherà nuovi territori da esplorare.

Intanto gli faccio i miei complimenti per l’idea di base, che si sviluppa dal suono di una linea telefonica occupata e termina ancora con questo suono, in una circolarità come detto piuttosto intelligente e intrigante.

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PaKo Music Records

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