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“Un’intervista con il giovane musicista Edoardo Gastaldi, compositore del brano ‘I Am Here and You Are Mine’, che ci svela il suo mondo di ispirazione e la profonda connessione tra la musica e le emozioni umane. Scopriremo come questo talentuoso artista è riuscito a tradurre le sfumature delle sue esperienze personali in una composizione musicale che parla direttamente al cuore degli ascoltatori.”

Ciao Edoardo, fai un breve riassunto su chi è Edoardo per tutti coloro che non ti conoscono.
Buongiorno a te, Patrizia, ed al Team del Magazine. Sono un giovane musicista originario del Veneto, nato nel 1998. Il mio percorso musicale è stato piuttosto vario, ha spaziato da sperimentazioni con musica elettronica, all’acquisizione di una solida formazione nell’ambito della teoria musicale e del pianoforte, fino a giungere all’esplorazione di composizioni originali nei generi contemporanei e post-classici.

Qual è stata l’ispirazione di Edoardo Gastaldi dietro la composizione di “I Am Here and You Are Mine”?
Solitamente, nelle mie precedenti composizioni, in contesti di ordinarietà esaltavo quelle situazioni, persone o eventi che mi saltavano all’occhio. Quelle cose che brillavano da sé e mi “chiamavano”, necessitando la valorizzazione che meritavano (Come è capitato per “Jóhann’s Flight”, “Grandfathers”, “Quadrifogli”, “Circulus Aeterni Motus” …). In questo caso, è quasi stato forse il contrario.

Mi trovavo (e mi trovo?) in un periodo molto carico della mia vita. Gli eventi straordinari sono diventati ordinari. Al punto che gli incontri, i progetti, le chiamate di lavoro, le programmazioni, le collaborazioni professionali ed artistiche, sono diventate più frequenti delle colazioni, dei pranzi, dei momenti passati con le persone che mi vogliono bene. Così in questo contesto di saturazione, con la mente che vive altrove, mi è difficile trovare qualcosa che mi dia vera ispirazione. Un po’ perché tutto scorre troppo velocemente, ed un po’ perché troppi stimoli fanno perdere l’orientamento. Dunque, in questo contesto unico, ho trovato l’ispirazione in una persona. Non perché lei abbia fatto delle prodezze, o perché si sia esposta in modo particolarmente coraggioso nei miei confronti, o ancora perché sia capitato qualcosa di cruciale. Semplicemente perché nonostante la mia palese perdizione ed impegno in altro, è rimasta. E mi ha tenuto compagnia. Non irrompendo o pretendendo qualcosa, piuttosto facendosi timidamente ed innocentemente spazio nei momenti vuoti delle mie giornate. Mi ha regalato speranza, consapevolezza nel fatto che qualcuno mi poteva vedere e vivere veramente per quello che ero. Così io in risposta le ho regalato questo brano.

Come il brano trasmette l’intimità dei momenti sospesi nel tempo?
Non posso saperlo, io sono il creatore. Non il fruitore. Spero solamente che dalla delicatezza delle note, dalle pause e dai respiri, dalla spazialità e dalla dinamica dei miei brani, si possa percepire il fatto che in quelle note non ci sono solo io. Sono coinvolte persone, eventi, situazioni, decisioni. Ed in questo processo insieme scopriamo, riscopriamo, e salviamo noi stessi.

Qual è il ruolo del pianoforte nella creazione di un’atmosfera romantica e minimalista nel brano?
Penso che di tutti gli strumenti, il pianoforte sia forse l’unico che mi permetta di trasformare il romanticismo in musica. Tutti gli altri strumenti e suoni con cui lavoro mi permettono di creare altre sensazioni, quali drammaticità, tragedia, speranza, perdizione, mistero. Ma il pianoforte è ancora l’unico veicolo di trasmissione dei sentimenti romantici e delicati. Ogni tanto mi capita di suonare alcune melodie che racchiudono persone, così cerco subito di registrarle e di renderle vicine, vere.

Qual è il significato emotivo di “I Am Here and You Are Mine” nella vita di Edoardo Gastaldi?
Questa è una domanda molto importante. Non so se sono capace di rispondere, ma ci proverò. Ci proverò tramite un discorso. Una volta ho avuto una conversazione incantevole con un collega ed amico di nome Fred. Mi stava dando un parere sul brano, sul come gli sembrasse la composizione più “potente” a livello emotivo che io avessi mai scritto. Ha notato molta consapevolezza, profonda ispirazione, e malinconia nella mia musica. Non riusciva a capire il significato del titolo, il perché di quel lieve senso di oggettivazione “…You Are Mine”. Così l’ho ringraziato di avermi posto quella domanda. E gli ho dato una risposta che penso racchiuda perfettamente il significato emotivo che ha il brano nella mia vita. Si tratta in realtà di un titolo che si contraddice da sé, che trasferisce il senso di oggettivazione dalla persona alla musica. Per la persona a cui ho dedicato il brano: non ho mai posseduto né perseguito alcun desiderio, al di fuori di ciò che già abbiamo. Si tratta di una consapevolezza che mi riempie di senso e significato, perché ciò che faccio prende vita da sé, senza un fine, una necessitò di retribuzione, uno scopo. Ognuno ha la propria vita, e non mi sento di poter determinare chi possa far parte della mia. Lascio ad ogni persona la totale libertà di entrare o uscire dalla mia esistenza quando meglio lo desidera. Così in questo contesto, il brano “I Am Here and You Are Mine” racchiude in sé i sentimenti vissuti con questa persona, non la persona in sé. Di modo tale che lei (così come chiunque!) possa proseguire per la propria strada, sapendo che, se vuole, potrà sempre tornare in questo piccolo scrigno di sentimenti sospesi, che saranno sempre vivi e presenti. È una consapevolezza che mi distrugge e mi ricrea allo stesso tempo. Mi fa capire che alcuni legami vanno al di là di ciò che c’è, di ciò che non c’è, o di ciò che ci potrebbe essere. Al di là di tutto, questo brano esiste ed avrà la stessa intensità in ogni momento del nostro futuro.

In che modo la musica può fungere da veicolo per comunicare connessioni umane profonde e trasformative?
La giusta connessione tra chi crea e chi ascolta è forse il modo migliore per comunicare connessioni umane profonde e trasformative attraverso la musica. Chi crea, deve farlo in modo sincero, trasparente, mettendosi costantemente in discussione. Chi ascolta, deve farlo perché lo desidera, perché è alla ricerca di qualcosa. Solamente un buon equilibrio tra le varie figure che prendono parte alla creazione e fruizione può portare ad un senso più elevato dell’arte in quanto tale.

Qual è il legame tra “I Am Here and You Are Mine” e l’opera di Eric, noto come “The Broken Cradle”, e come questa risposta artistica si evolve in una nuova direzione?
Quando ho scritto il brano, ero alla ricerca di un titolo adatto. Da molto tempo seguo questo artista noto come “The Broken Cradle” e le sue composizioni. Stavo ascoltando un suo Album e mi sono imbattuto nel brano “You Are Here and I Am Yours”. Era dedicato a vissuti totalmente differenti, ma sentivo che conteneva qualcosa che mi potesse essere di aiuto. Una risonanza, un bagliore di luce. Il legame è nato da sé.

Come descriveresti l’effetto di “I Am Here and You Are Mine” sugli ascoltatori e il suo impatto emotivo?
Fortunatamente, l’impatto emotivo sugli ascoltatori è stato spettacolare. Riporto alcune delle migliori risposte che mi sono state date a seguito dell’ascolto del brano.
“Sarebbe un delitto perdere questo tipo di luce, così soffusa, che anche tu conservi.” (Fred Gump)
“We all needed a musical definition of that nostalgic peacefulness, to remind us that beauty exists and appears in so many different ways…” (Marianna Cisotto)
“You have this gloomy, dramatic dark bottom that is accompanied with sparse light notes. A noir-style mood that could be taken for any movie or moments of someone’s life.” (Marko Zoric)
“Rappresenta bene un tipo di legame che va a creare momenti in cui la dura realtà sembra dissolversi, dove il mondo sembra fermarsi.” (Fabrizio Brugnera)

Qual è stata la tua più grande fonte di ispirazione nel mondo della musica e come ha influenzato il tuo stile compositivo?
Penso siano state due. Una che mi lega all’aspetto più classico, ed una che mi fa viaggiare nel mondo contemporaneo della musica d’avanguardia. Si tratta di Chopin ed Hammock. Due figure totalmente differenti, ma che hanno a loro modo influenzato il mio stile compositivo. Il romanticismo perduto di Chopin è vagamente presente, soprattutto in “Quadrifogli”, ed in un brano inedito che uscirà ad ottobre in collaborazione con OSTEL e Nydia Castellanos. Le influenze armoniche ed eteree di Hammock sono invece presenti in “Circulus Aeterni Motus”, “Flores Veritatis”, ed in un inedito che verrà pubblicato in collaborazione con l’etichetta discografica Siril Records nei prossimi mesi.
Da personalità come quelle sopra descritte, imparo la consapevolezza e l’autocritica, così come imparo la capacità di mantenere saldi i propri valori a prescindere dal tipo di risposta esterna che si riceve.

Oltre alla musica, quali sono le tue passioni e interessi personali che contribuiscono a plasmare la tua arte?
L’interesse per le scienze, per la scrittura, la poesia, la natura, le persone, le conversazioni, la gentilezza, i dettagli. Tutto questo plasma la mia arte, ed in risposta l’arte plasma la mia vita.

Siamo arrivati a fine intervista… Domanda a scelta.
C’è qualcosa che non ti ho domandato ma che avresti voluto ti chiedessi? Puoi farti una domanda e risponderti.
Più che una domanda, mi piacerebbe fare un regalo a quei pochi lettori temerari che saranno arrivati fino a questo punto. Probabilmente voi siete le persone che più credono in me. In modo irrompente o silenzioso siete parte di ciò che sono. Spero che il sentimento sia reciproco, spero che anche la mia presenza, la mia persona, o la mia musica possano essere d’ispirazione per la propria vita!
Di nuovo grazie al Team di PaKo Music Magazine per avermi dedicato questo spazio.

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