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Oggi abbiamo il piacere di fare una chiacchierata con Michele De Martiis, un cantautore marchigiano, sicuramente semplice ma quella semplicità intensa in grado di emozionare più persone. Quella semplicità piena di verità,
Con noi per presentare il suo ultimo lavoro, intitolato “L’Al di là delle favole”, presente su tutti i Digital Store e nelle nostre playlist. 

Ciao Michele, finalmente riusciamo a realizzare questa intervista. Benvenuto sul nostro magazine. Presentati ai nostri lettori, raccontando brevemente chi sei…
Ciao a tutti, mi chiamo Michele e mi definisco un “cantautore a termine”. Nel senso che scrivo musica da tanto tempo, ma solo da un paio di anni ho deciso di proporla ad un pubblico che non fosse quello “di casa”. Una esigenza più che un desiderio che magari avrà come esito la sua soddisfazione e nulla più. Per questo “ a termine”, almeno per ora.

⁃ Quando e in che modo hai scoperto la tua passione per la musica?
Mi sono concretamente accorto che la musica esisteva nei fine settimana che passavo con i miei genitori e mio fratello a giocare a casa da bambino. Qualunque fosse il gioco, i pomeriggi erano accompagnati da Elvis Presley e Adriano Celentano prima, dai Pink Floyd e dalle raccolte del Festival Bar poi. Posso solo immaginare la mia insistenza nel voler imparare a suonare la chitarra, dato che a 6 anni mi regalarono la prima.

⁃ Chi è l’artista che ti ha ispirato di più nel tuo percorso artistico?
Sicuramente Elvis Presley da bambino mi ha affascinato tantissimo. 
Oggi, credo di poter dire che Niccolò Fabi sia il cantautore che più stimo. Seguito da Bersani e dalla produzione di Jovanotti fra il 2000 e il 2011, periodo nel quale ci ha regalato brani di grande intensità.

⁃ Il tuo nuovo singolo s’intitola “L’al di là delle favole”, inutile dirti che è davvero molto bello; raccontaci qualcosa di più, di cosa parla e com’è nato questo brano?
Qualche anno fa ho perso una persona importante per quello che è stato il mio percorso di vita. È stato improvviso, inaspettato per quanto fosse possibile e probabile. È stato “strano”, perché l’ho scoperto indirettamente da Facebook quando, solo qualche giorno prima, avevo ricevuto un sms di saluto al quale ho deciso volontariamente di rimandare la risposta. Solo che non sono più riuscito a ricambiare. Non ne ho avuto tempo né modo. 
È come se si fosse creata una rottura nel presente, uno shock che mi poneva di fronte a degli interrogativi sugli errori commessi, i comportamenti tenuti, le azioni e le omissioni che avevano caratterizzato il mio comportamento nei confronti di questa persona. Scrivere questa canzone è stato il modo in cui ho rimesso in ordine tutto, trovando il vero senso di questa relazione. Mi piace pensare di aver applicato la tecnica giapponese del Kintsugi alla canzone: dai cocci di un vaso rotto si può ottenere un oggetto molto più prezioso se i vari pezzi si riuniscono con un filo d’oro.

⁃ Scrivi la frase più significativa del brano…
Quando sarà il tempo mio io ti tenderò la mano
Respirerò il profumo e non rinnegherò che io amo!

⁃ Cosa ti aspetti dal futuro, musicalmente parlando? Quali sono le tue aspirazioni oggi?
Voglio essere sincero e non per finta umiltà: non mi aspetto nulla. Spero di poter raggiungere un pubblico attento a quello che canto e scrivo. Che la mia musica possa creare emozione e i messaggi che lascio dentro le canzoni possano essere compresi.
E, perché no, che qualcuno si prenda la briga di raccontarmi l’effetto che fa

⁃ Come definiresti la tua musica, i tuoi brani?
La mia musica credo possa dirsi semplice. I miei testi intensi. Nel complesso, forse, pop cantautorale è una definizione corretta.

⁃ Credi ci sia ancora posto nel mondo della musica per gli over 35? Cosa cambieresti della discografia di oggi?
Nel mondo della musica c’è posto per tutti, ma questo non significa che per ognuno ci sia la possibilità di trasformare la passione in lavoro o fonte di reddito. La discografia è una industria e sempre più si comporta come tale, perseguendo l’obiettivo di creare un bene di consumo effimero in grande quantità e al minimo costo. Ecco che così abbiamo sempre più spesso prodotti musicali (ma pur sempre prodotti) privi di contenuto. Il mio suggerimento è quello di dare maggior peso al contenuto piuttosto che alla confezione. O, quanto meno, tornare ad ascoltare invece di preoccuparsi esclusivamente che il motivetto sia facile e fischiettabile.

⁃ Cosa deve avere un artista per poter fare successo? Credi ci sia una chiave per arrivare alla massa? 
Credo che gli incontri facciano una discreta differenza nel percorso musicale di ognuno di noi. Quindi, una delle chiavi del mazzo potrebbe essere la voglia e la capacità di creare occasioni di incontro.
Per quanto, faccio fatica ad escludere la fortuna dai motivi del successo.

⁃ Siamo arrivati a fine intervista… Domanda a scelta. C’è qualcosa che non ti ho domandato ma che avresti voluto ti chiedessi? Puoi farti una domanda e risponderti.
Vorrei poter assistere ad una serata di Sanremo dalla platea dell’Ariston: mi trovate un biglietto? Sì? Grazie!

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Etichetta
PaKo Music Records

Ufficio Stampa
Music and Media Press

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