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Un’altra recensione a cura di Massimo Comi, oggi parla dell’ultimo lavoro dell’artista siciliano Dex Pascal, soffermandosi su vari punti del brano e sulla particolarità dell’artista.
Trovate la musica di Dex su tutti gli store e nelle nostre playlist.

Una canzone che mi è piaciuta fin dal primo ascolto, per la sua caratterizzazione fortemente rock, che a volte sfocia nel grunge, e per le sue variazioni di ritmo e di sound, nel passaggio fra una strofa e l’altra e fra le strofe e il ritornello.

Il brano si avvia con tinte piuttosto oscure, simili a quelle del grunge di una band come gli Alice In Chains: c’è una chitarra che arpeggia con toni oscuri, foschi, alla quale fa da accompagnamento una voce che appare un po’ sommessa, sussurrata, quasi che sia oppressa da un senso di apparente sconfitta, di abbattimento dei veri valori, e che non voglia farsi sentire troppo, per paura dei poteri forti, che sono sempre in ascolto.

Si tratta di una canzone contro le finte apparenze, che demonizza la tendenza dell’uomo a fingere di essere buono solo quando può farlo vedere agli altri, mostrando una moralità solo apparente, che nasconde un lato oscuro, il quale, prima o poi, riuscirà a svelarsi in tutta la sua forza buia e penetrante.

Dex Pascal si sente illuminato dalla luce, ma questa sensazione di benessere, che sembra farlo stare al centro dell’attenzione, è molto sfuggente, illusoria, dato che ci sono dei demoni che crescono direttamente dentro il corpo delle persone e portano l’oscurità ovunque, anche dove prima non c’era. Lui sente davvero che qualcosa sta crescendo dentro le persone, la paura di essere sempre autentici, che impedisce di manifestare ciò che si è veramente, portando il buio anche dove non è presente. Sembra esserci però un’apparente via d’uscita da tutto questo, perché il cantautore afferma che sta iniziando a crescere un po’ di vera luce dentro di sé.

La chitarra suona arpeggi in tonalità minore, quasi a sottolineare il senso di abbattimento che la situazione in cui si trova il protagonista della canzone provoca e porta in dote.

Successivamente, la linea melodica si fa più robusta, con accordi piuttosto pesanti e in progressione, che accompagnano una voce che appare rinata a nuova vita, che mostra quasi di aver ritrovato una certa fiducia e forza: denuncia che si tende a fingere di essere buoni per agire in nome di quello che sembra essere il vero bene.

L’autore riflette e arriva a dire che forse questa falsa morale può spingere ad essere migliori, a vivere nell’attesa di un’esistenza migliore di quella che si ha nel momento attuale: tutto questo, però, porta come conseguenza pesante la quasi cancellazione delle emozioni, perché la vita che si vorrebbe vivere si dimostra un’utopia ed è necessario pensare invece alla realtà, che non è altro che la vita che si ha veramente.

Poi, il ritmo della canzone subisce un’ulteriore variazione, rallentando ancora una volta, ma mantenendo comunque un sound piuttosto robusto, con le percussioni che aumentano di intensità e si fanno sentire maggiormente, con un ritmo che definirei quasi sincopato.

La voce di Dex Pascal si fa ancora più forte e decisa, arrivando quasi a gridare la propria denuncia: l’intera umanità è preda di un falso moralismo e di false ideologie, che creano come conseguenza delle false identità, perché falsità genera falsità. Lui ammette di essere in attesa da una vita intera di qualcosa che vorrebbe: questa secondo il nostro cantautore può essere definita come una vita che non è.

La vigoria della linea vocale e del suono espresso dalla chitarra e dalle percussioni prosegue ulteriormente: il cantante arriva quasi a emettere degli acuti, perché raggiunge note più alte, dato che innalza ancora di più il livello della propria protesta e denuncia sociale.

La riflessione sulla situazione dell’umanità si fa ancora più profonda e l’autore non riesce a trovare un senso al vivere la vita che non è, perché è convinto che prima o poi chiunque farà un passo falso, si tradirà mostrando un’identità diversa, ma più reale, anche se forse più oscura.

Sembra che Dex Pascal preferisca una vita vissuta nell’oscurità, ma comunque autentica, ad una vita passata a fingere di essere quello che non si è, per far piacere al mondo e cedere alla sua logica perversa.

La ritmica del brano varia poi di nuovo, facendosi più cadenzata e più lenta, e la voce del nostro cantautore sembra raccontare una storia, con pacatezza e tranquillità, perché sa di parlare di qualcosa di autentico e reale: se ci si priva delle false ideologie e delle false identità, che necessariamente condizionano il nostro essere, il nostro rapporto con gli altri e la nostra collocazione nel mondo, si riesce in un’impresa che sembrava impossibile, quella cioè di mostrare alle altre persone tutto quello che si ha realmente dentro, una storia che appare ancora tutta da costruire, dato che l’esistenza di ognuno è stata per troppo tempo condizionata dall’agire in nome di qualcosa che non era né reale né veritiero.

In questo modo, però, piano piano si riesce a creare quello che il cantautore chiama “il vero noi”, che può essere considerato come la vera identità di ciascuno, quella che dovrebbe mostrare sempre, senza timori e paure, senza avere il fiato del mondo sul collo, che lo costringe a mettersi una maschera, apparendo per quello che non è.

Si potrà così arrivare ad un mondo veramente pacificato, sereno e tranquillo, che non avrà bisogno di eroi, perché tutti saranno sullo stesso piano: se qualcuno si dimostrerà in qualche modo superiore agli altri, si potrà posizionare su un piedistallo, ma tutto sarà veramente autentico e reale, e tutti potranno esprimersi per quello che realmente sono, perché magari proprio quello che diventerà il re sarà in grado di abolire la vita che non è.

La chitarra fa da lieve accompagnamento, le percussioni appaiono più regolari, e la voce appare più “razionale”, maggiormente guidata dal cervello e dalla vera interiorità, capace di parlare in nome di una ritrovata autenticità e verità.

C’è poi un ulteriore incremento dell’intensità, perché Dex Pascal si dimostra finalmente convinto che il mondo potrà cambiare: esso non si ferma ad aspettare nessuno e procede per la sua strada, ma questa volta il sentiero tracciato appare essere quello corretto. Il cantautore arriva ancora quasi a gridare la sua nuova consapevolezza, accompagnato da una chitarra robusta e intensa.

Successivamente, la canzone ritorna sulle note iniziali, con un arpeggio di chitarra che torna a farsi cupo, fosco, quasi dolente: ma questa volta, il testo che lo accompagna non sa di sconfitta, ma di vittoria, perché c’è ora una luce che cresce dentro l’umanità e riesce ad abbattere il muro che l’oscurità ha creato. C’è un solo spiraglio attraverso gli immaginari mattoni che lo costituiscono, ma questo spiraglio è destinato a crescere sempre di più, allargandosi e andando a distruggere progressivamente l’intera muraglia che si è eretta grazie alla finzione e al finto moralismo. Questa immagine mi ha ricordato molto il tema dell’album “The Wall” dei Pink Floyd, in cui il protagonista della storia di trovava imprigionato da un muro che simboleggiava l’incapacità di comunicare con il mondo, di essere ciò che si voleva veramente essere.

Il ritmo, poi, torna a essere cadenzato, con una vocalità che assume toni piuttosto forti e interpreta al meglio la nuova situazione che si è venuta a creare, attingendo da essa una forza e un impatto maggiori, in grado di raccontare la verità delle cose, senza più fingere e sottomettersi a qualcosa che non è reale: alla fine, tutti i finti moralisti cederanno alle tentazioni, non riusciranno a vivere per sempre rinchiusi nel loro finto buonismo, dovranno far apparire ciò che non è, mostrarlo agli altri nella sua irrealtà. Verrà fuori che la loro vita non è stata altro che una messinscena, un teatro, una rappresentazione per sembrare buoni agli occhi di tutti, insomma quella che Dex Pascal definisce come la vita che non è.

Abbiamo, verso il finale del brano, una ulteriore variazione, che ci porta a riascoltare un ritmo di batteria molto cadenzato e un suono di chitarra fatto da accordi decisi e potenti: anche la voce dell’autore ritorna ancora una volta ad essere vigorosa, perché deve parlare di una verità che secondo me è sacrosanta, cioè che se una persona è veramente buona e non finge di esserlo, lo sarà sempre, anche quando nessuno sarà lì a guardarlo. Se siamo davvero buoni, facciamo le cose per crescere interiormente e non per apparire delle belle persone agli occhi degli altri: facendo questo, dice il cantautore, ci guadagniamo, vinciamo, conquistiamo la vita che lui vorrebbe, che considera veramente autentica, reale e onesta verso tutti.

La canzone si conclude con l’arpeggio iniziale di chitarra, quasi a chiudere il cerchio: a me è parso un buon modo di chiudere il discorso, anche se un po’ contrastante con l’atmosfera di ritrovata consapevolezza che si era creata. La voce tace e lascia spazio alle note: questa volta, però, quando ascoltiamo l’arpeggio dolente dell’inizio del brano, non siamo più tristi, non siamo più oppressi, non siamo più soffocati, ma arriviamo a pensare che esso sia un dolce accompagnamento verso la fine della canzone, qualcosa di nettamente diverso da quello che ci era sembrato all’inizio, un modo per concludere con un senso di ritrovata pace interiore. Anche le note oscure, in tonalità minore, fosche, ci sembrano ora qualcosa di tenero, suadente, la degna conclusione di una storia iniziata male ma finita bene, con la conquista di un traguardo importante, cioè la vita che si è sempre desiderato fare: l’atteggiamento non è più quello dell’aspettativa, dell’attesa, ma della proattività, dell’azione, della consapevolezza che è necessario mostrare il proprio lato autentico sempre, anche a costo di rivelare le proprie debolezze, che gli altri potranno aiutarci a superare.

Mi sono davvero trovato d’accordo con i versi finali di Dex Pascal, perché anch’io sono convinto che se una persona è buona veramente, lo è sempre e con tutti, sia nei momenti in cui è sola che nei momenti in cui è immersa nell’abbraccio della gente: non vive per far vedere qualcosa di finto, ma vive guidata da qualcosa di vero, reale e necessario.

Alla fine, ci resta un buon brano rock, pieno di variazioni ritmiche e sonore, interessante nel suo sviluppo e capace di stupire sempre, in ogni suo singolo punto. Molti sono i rimandi presenti al suo interno, e spesso, dopo una parte più soft e dolente, arriva una parte più forte e consapevole: il ritmo della batteria si differenzia molto all’interno del pezzo, perché alcune volte è potente e aggressivo, altre volte è cadenzato, altre volte è sincopato.

Secondo me, questa canzone fornisce un’autentica lezione di vita, di cui bisogna far tesoro e secondo la quale è necessario vivere: ascoltandola, si capisce cosa va corretto, cosa non va, e come ci si deve veramente comportare, per mostrare davvero il proprio lato migliore agli altri ed essere onesti con sé stessi, che sono le cose più importanti.

 

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