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Cambia il giorno ma continuano le recensioni di Massimo Comi, è tornato a parlare di musica con un brano particolare, “Eschimesi” dell’artista ciociaro Udi, lo descrive in maniera dettagliata dandone anche una sua personale visione.
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Udi, con la sua canzone, mi ha portato attraverso atmosfere da “Cornetto Algida”, perché le sue note e l’utilizzo che fa della voce rendono il brano l’ideale colonna sonora di una pubblicità che fa dell’universo estivo, con tutto il suo corollario di emozioni, sensazioni e stati d’animo, il proprio punto focale.

Questa mia affermazione potrebbe sembrare in contrasto con il titolo del pezzo, che fa riferimento ad un’umanità che vive nel freddo più glaciale, riparandosi in igloo costruiti con il ghiaccio: dato che però si tratta di una canzone d’amore, che fa dell’espressione della componente più calda dell’essere umano la sua cifra stilistica, si può dire che questo nobile sentimento possa essere in grado di sciogliere a poco a poco il ghiaccio che può essersi accumulato nel cuore di qualunque persona, portando un gradevole tepore là dove prima c’erano solo il freddo e il gelo.

Il nostro cantautore stupisce per l’utilizzo continuo che fa delle metafore, procedendo praticamente sempre per immagini, che a volte lasciano interdetto e stralunato l’ascoltatore, per la loro varietà e la loro apparente complessità.

Nella canzone, Udi sembra rivolgersi sempre alla propria amata, descrivendo come detto in maniera immaginifica quello che dovrebbe essere il loro rapporto secondo lui: in questo senso, tutto questo mi ha portato alla mente un cantautore come Samuele Bersani, che ha sempre costruito le proprie canzoni sia su elementi di realtà concreta che su immagini, metafore, attraverso un’immaginazione fuori dal comune, difficile da riscontrare in altri artisti della sua epoca.

Il beat di sottofondo è sempre piuttosto rilassato e soft, con un’atmosfera che consiglia di sdraiarsi in un luogo comodo e di ascoltare con calma e pacatezza il tutto, ma con i neuroni sempre ben attivi, per andare il più possibile a fondo nell’interpretazione del significato del testo, che mette a dura prova la capacità di discernimento di ognuno.

Il brano potrebbe essere catalogato nel genere indie rock, ma di matrice soft, dato che la presenza di chitarra, basso e batteria fa generalmente da mite sottofondo al cantato, divenendo un po’ più robusta nella seconda parte del pezzo.

La canzone inizia da subito con le parole: nemmeno il tempo di cominciare ad ascoltare, che già si è sommersi dal testo: il nosto Udi da questo punto di vista non vuole perdere tempo, perché percepisce una forte esigenza interiore di comunicare il suo metaforico messaggio.

Le prime note sono costituite soprattutto da un beat di sottofondo, un beat musicale molto essenziale e semplice, costituito da pochi accenni musicali, quasi si trattasse di una melodia da carillon, con tanto di ballerina girevole al centro.

Anche la vocalità è essenziale all’inizio della canzone, e segue l’andamento della base melodica declamando e scandendo i versi secondo un linguaggio musicale estremamente pulito, sobrio e privo di modulazioni e cambi di ritmo.

Il testo è da subito un po’ ermetico, perché Udi sembra appellarsi alla propria lei definendola come “cara nuda” ed entrando quindi da subito in una dimensione sensuale ed onirica al tempo stesso: entra in gioco poi un barracuda che lei dovrebbe tenere con sé, quasi facesse il bagno nuda in acque pescose, ammaestrando il grosso pesce ad eseguire i suoi comandi.

La richiesta successiva che il nostro cantautore le fa e quella di insegnargli a disimparare le capriole che lui non sa ancora fare: in questo caso, l’ascoltatore potrebbe chiedersi effettivamente come può qualcuno disimparare a fare qualcosa che non sa effettivamente fare; al nostro Udi evidentemente piace complicare un po’ le cose e mettere tutto su un piano di paradosso e parossismo, che sono due delle componenti essenziali della sua poetica.

Si potrebbe pensare che lui sta cercando effettivamente di imparare a fare le capriole (dove? Nell’erba? Nel letto? Nell’acqua?) e che chieda alla propria ragazza di aiutarlo ad interrompere questo processo di apprendimento, prima che lui impari effettivamente a compiere il suddetto gesto.

Udi si rivolge sempre a lei e le chiede di ballare nuda, probabilmente per lui, in un non meglio specificato “lido tortuga”, che può essere sia una località di mare che un luogo metaforicamente inventato per l’occasione, introducendo un altro animale marino dopo il barracuda, cioè la tartaruga.

L’approccio che lei deve avere è comunque quello di iniziare a saziarlo con poco, con dei piccoli bocconi di amore e di piacere, cominciando con lui un nuovo gioco non meglio specificato: forse si tratta proprio del gioco in cui lei lo invita a cibarsi al suo nettare poco alla volta, senza esagerare.

La base melodica si fa un po’ più strutturata con il passaggio alla seconda coppia di versi, con un beat di batteria che diventa più consistente ed una chitarra e un basso che fanno la loro comparsa: caratteristica è la voce, che sembra essere quella di un Bacco, Dio del vino, che invita ad abbeverarsi alla propria fonte, con una vocalità sensuale e ammiccante, stimolante e allettante.

Poi, anche la voce si irrobustice, senza perdere le caratteristiche sopra elencate: il nuovo invito è quello di toccargli le corde vocali, invito anche questo metaforico perché le corde stesse si trovano all’interno, che può essere accolto magari facendogli ingerire un balsamo che fa bene alla voce o magari insegnandogli un nuovo modo di cantare.

Il nostro autore diviene poi più esplicito e meno ermetico, perché parla in modo esplicito dell’atto sessuale, tirando in ballo nuovamente il mondo animale e affermando che la coppia lo deve fare come due dromedari, o come gatti siamesi, persiani o cinesi: sarà perché lui vuole provare nuove esperienze amorose ed è stanco di quelle attuali?

Oltre agli animali, Udi tira in ballo la popolazione antartica che dà il titolo alla canzone: chissà se gli eschimesi lo fanno in modo diverso da noi, dato il clima freddissimo che sono costretti ad affrontare?

La canzone prende finalmente corpo e senso compiuto, almeno in termini di sound, che resta più corposo e sostanzioso di com’era all’inizio: il nostro cantautore chiede alla sua lei di dirgli se vuole andarsene o meno, e aggiunge che se vuole andare via questo per lui vale, ma che se lo fa non deve tornare più indietro.

La vocalità, in questa sezione del brano, diviene più struggente e supplichevole, forse perché c’è la concreta possibilità che lei se ne vada: lui le chiede di non fargli male se può, e di non tornare più nel caso in cui se ne andasse.

Abbiamo poi due battiti di batteria paralleli a due accordi di chitarra, che creano un senso di sospensione ed interrompono temporaneamente il flusso della canzone: dopo questo momento, la voce torna ad essere più “normale” e abbandona il tono supplichevole che aveva assunto, dando finalmente un nome alla donna amata, chiamandola “mia cara Lisa” e descrivendola come “bella in divisa”, forse perché è vestita con gli abiti che porta di solito sul luogo di lavoro, tanto che nel verso successivo si dice che lei segue ancora la tradizione, facendo il caffè con la moka e bevendolo con latte e orzo, in un’atmosfera che sa di colazione mattutina.

Si ripete poi quello che sembra essere il ritornello, con un testo leggermente modificato: Udi parla di nuovo esplicitamente dell’atto sessuale, che stavolta va fatto come sulle astronavi (a gravità zero?), ritornando a parlare dei gatti, siamesi, persiani o cinesi e arrivando come conclusione di nuovo agli eschimesi.

Tutti questi accenni mi hanno fatto sorridere, perché ho ripensato alla coppia di coatti romani del film “Viaggi Di Nozze”, interpretata da Verdone e dalla Gerini, che trovava modi sempre più strani per fare l’amore.

La decisione finale torna in mano all’amata, che deve dire a lui se se ne vuole andare o meno: nel caso in cui se ne andasse, la cosa andrebbe anche bene, a patto che lei stessa non faccia del male a lui se può.

In questo gruppo di versi abbiamo una vocalità che si modula leggermente, quando il nostro cantautore compie la sua seconda invocazione verso la sua lei, per mostrare tutto lo struggimento insito in questa domanda: se decide di andarsene via, lei non deve tornare più, perché un suo ritorno potrebbe causare un dolore paradossalmente maggiore di quello della sua scomparsa.

La canzone, successivamente, si trasforma un’altra volta, perché la base sonora sembra scomparire quasi del tutto, in favore del suono di alcuni strumenti ad arco: si parla qui di un rapporto che assume dei toni quasi soprannaturali, riprendendo un po’ quello delle astronavi citate in precedenza; si parla di viaggi di coppia superdimensionali, del fatto che i due protagonisti tendono ad innamorarsi delle storie degli altri, magari perché le ritengono migliori della loro o semplicemente meno complicate.

Questo innamorarsi è un po’ quello che succede anche nei film con Robert De Niro, secondo il nostro autore, e questa è una citazione dotta che porta dei punti a suo favore, visto che si parla di uno dei più grandi attori della storia del cinema.

Oltre ai film con De Niro, loro due guardavano insieme un documentario sul Nilo: questi versi creano un’assonanza interessante tra il cognome dell’attore e il nome del fiume, e secondo me la cosa non è casuale, ma voluta.

Dopo questa parte con gli archi, abbiamo di nuovo un momento di sospensione con due battiti di batteria ravvicinati, probabilmente creati eletrronicamente o tramite una tastiera: Udi torna a parlare direttamente della sua lei, dicendo che è una donna sola che non sa dove andare, per non dover scappare più.

Abbiamo probabilmente un rapporto difficoltoso, con lui che vule sperimentare delle situazioni nuove e lei che non sa se andarsene via definitivamente o meno, e continua a sfuggire dal rapporto stesso.

La palla passa ancora a lei, perché lui la invita a dirgli cosa vuole realmente fare, ammettendo che non sa immaginare di non averla più con sé, e assumendo un tono di voce nuovamente disperato e struggente.

Il tutto, alla fine del brano, si ferma, lasciando solo qualche sporadica traccia melodica, ma ridotta all’essenziale: Udi conclude la canzone con il verso forse più importante e significativo di tutti, anche se sempre costruito ad arte e in modo piuttosto complesso.

Il nostro autore chiede alla sua lei di aiutarlo a disimparare le sue istruzioni per non farla più odiare: questo è significativo, perché mostra che lui si è sempre un po’ trattenuto dall’odiarla, in un rapporto di amore, ma anche di conflitto; adesso vuole che lei stessa lo aiuti a distruggere i propri freni inibitori dell’odio che prova per lei.

Siamo quindi in presenza di un rapporto come detto conflittuale, perché il nostro protagonista non riesce ad immaginarsi una vita senza la sua lei, ma al contempo si è trattenuto dall’odiarla, e adesso vuole finalmente togliersi di dosso ogni freno inibitorio e dimostrarle le sue vere sensazioni ed emozioni, le quali comprendono anche l’odio trattenuto, forse causato dalle numerose indecisioni di lei e dal fatto che era abituata a fuggire sempre nel momento più bello.

Alla fine, abbiamo quindi un buon brano di genere soft rock, con virate sul pop, che viene cantato con una vocalità sensuale e ammiccante, che a volte si fa implorante e struggente, che è stato ben prodotto e che ha contrapposto la complessità dei testi alla poca varietà della base melodica.

Devo ammettere che ho fatto fatica ad interpretare il testo di questo brano: le mie sono solo suggestioni, poi ognuno può darne l’interpretazione che preferisce.

Sicuramente Udi non manca di talento nella scrittura, e sa come usare le immagini e le metafore: quello su cui magari può ancora lavorare è la base sonora delle sue canzoni, che potrebbe essere più varia e differenziata.

Il brano che ho avuto modo di recensire non è comunque deludente, anzi: a mio parere, come detto, va solo un po’ affinata la parte melodica, rendendola maggiormente accattivante, come lo sono la voce e i versi.

Sono curioso di recensire un altro brano del nostro cantautore, per vedere se resterà legato a questo particolare ermetismo dei testi o se virerà su liriche di più facile comprensione: mi sono già fatto un parere, e credo che resterà legato all’ermetismo, ma sono pronto ad essere smentito.

Faccio quindi i complimenti ad Udi per le sue capacità di scrittura e gli consiglio di dedicarsi maggiormente alla parte sonora delle sue canzoni, che secondo me è molto migliorabile.

Quando la musica sarà all’altezza delle liriche e della voce, avremo un cantautore completo, che saprà destreggiarsi in tutti i tipi di situazione e saprà offrire una variegata selezione di brani ai propri ascoltatori, che resteranno entusiasti delle sue capacità.

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