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Come ogni giovedì, anche oggi non poteva mancare la recensione a cura del nostro Massimo Comi. E’ il 2 giugno, Festa della Repubblica Italiana ma non solo, e quindi non poteva che essere sul brano “Forse non è andato tutto perso” di Valentina Volpentesta.  
Vi consigliamo di leggere quello che pensa Massimo su questo brano e soprattutto su questa artista, trovate la musica di Valentina su tutti i Digital Store e nelle nostre playlist.

Ammetto che, quando ho letto il titolo della canzone di Valentina, mi è venuto subito da pensare che sarebbe stata un’ottima cosa farla ascoltare a tanti giornalisti televisivi, che vivono di tutto ciò che c’è di marcio, sporco e brutto nella nostra società, senza evidenziare mai notizie positive, atti di bontà, solidarietà e carità. Di questi ultimi ce ne sono a bizzeffe, ma se guardiamo la televisione ci sembra quasi che non esistano proprio.
Il brano parla quindi della possibilità di trarre insegnamenti positivi e utili per andare avanti anche dalle esperienze più dolorose, anche dai momenti che ci hanno causato le maggiori sofferenze.

La prima cosa che mi ha colpito, ascoltandolo, è la voce della nostra cantautrice: raramente mi è capitato di sentire, negli artisti contemporanei, un timbro così potente, così limpido e sicuro, in grado di riempire completamente l’ambiente in cui risuona, facendolo risplendere di luce propria e dandogli un nuovo senso, un nuovo significato.
Potrebbe venire in mente, come paragone a livello di espressività, quello con Fiorella Mannoia, ma a mio parere quest’ultima non possiede un timbro così potente, così caratteristico: non voglio sminuire una cantante che ha fatto la storia della musica italiana, certo, ma credo che, quando si ascolta Valentina, si ha l’impressione di essere davanti a qualcosa di unico, capace di sorprenderci fino in fondo e di lasciarci senza parole per la profondità della sua vocalità.
Io credo che interpreti quali Antonella Ruggiero e la stessa Mina andrebbero sicuramente fiere di questa cantante, considerandola una perla rara nello sconfinato mare magnum delle voci italiane del momento.

A livello melodico, la canzone direi che si presenta in modo essenziale, con il solo accompagnamento delle note del pianoforte, suonato se non vado errato dalla stessa Valentina, che fin da piccola si è divertita a sperimentare i più vari strumenti musicali. Ci sono poi delle sonorità, per così dire “artificiali”, che vanno a creare un’atmosfera ancora più magica e pervasiva, accompagnando lievemente il suono del pianoforte, che domina la scena, insieme alla voce della nostra cantautrice.

Cerchiamo a questo punto di addentrarci in quello che è il testo del brano, per svelarne appieno il messaggio e l’intenzione comunicativa.
La canzone ci porta dentro atmosfere inizialmente buie, notturne, con Valentina che fa volare la propria fantasia guardando il buio che avvolge il paesaggio che la circonda: la sua mente non è però libera, sgombra, perché è piena di pensieri che letteralmente fanno a botte tra di loro.

Subentra quindi un certo qual senso di nostalgia per quello che non è stato più, perché la nostra artista dice che avrebbe voluto camminare ancora scalza, sentendosi libera e percependo sui propri piedi il contatto diretto con il terreno, aggiungendo che avrebbe anche voluto stringere più forte quello che sembra essere il suo amato, per fargli capire quanto ci teneva a lui.

Valentina ci pensa un po’ su e arriva ad affermare che una causa di tutto ciò potrebbe essere stata la mancanza di tempo, che tante volte non permette alle persone che si amano di far maturare il loro sentimento e diventare così migliori. Un altro fatto di cui lei si rammarica è l’aver subito tante delusioni nella propria vita, cosa che non le ha permesso di dare il giusto spazio alle sue ambizioni, anche se fino ad ora ha avuto una carriera musicale di tutto rispetto. 

A questo punto, si ha un’esplosione prorompente di energia, perché i toni del testo si fanno più improntati alla speranza e alla positività: la nostra interprete dice che forse, alla fine, non è andato tutto perso, perché quello che ha vissuto le ha permesso di costruirsi intere case di ricordi, ma, e qui arriva l’elemento importante secondo me, non per piangerci sopra e continuare a pensarci su, ma per migliorarsi e diffondere verso gli altri il più bel sentimento del mondo, cioè l’amore.

Subentra poi una riflessione che mi sento di condividere, che cioè la sofferenza non deve rendere più cattive le persone, ma più consapevoli, perché altrimenti rischiano di scavarsi la fossa da sole, allontanandosi irrimediabilmente dalla felicità.

Si riparte poi con una nuova strofa, nella quale Valentina dice che vuole essere lasciata stare tra le braccia di un sogno che non lascia traccia, forse perché ci si ricorda più facilmente, secondo me, dei brutti sogni che dei bei sogni. La cantautrice afferma di avere un’anima divisa a metà, perché una parte è ancora in grado di respirare, mentre l’altra parte si è sciolta insieme alla neve.

Probabilmente, la parte che ancora respira è quella che non si è lasciata sopraffare dalla sofferenza, che ha utilizzato i ricordi per maturare e crescere, mentre quella che si è sciolta è la metà che ha subito le ferite maggiori, che si sono rivelate impossibili da rimarginare.

Il messaggio resta comunque complessivamente positivo, perché c’è ancora una parte di lei in grado di respirare e sopravvivere.

Si arriva poi di nuovo al ritornello, con la consapevolezza che forse non è andato tutto perso, che le case di ricordi che Valentina si è costruita non le sono servite per piangersi addosso e continuare a rimuginare sulle situazioni negative, ma per diventare una persona migliore, capace di dare amore agli altri.

La sofferenza è inutile se fa diventare più cattivi, è necessario trovare degli spunti per crescere anche in essa, altrimenti si finisce sottoterra, in una fossa che ci si è scavati da soli, sempre più lontani dalla felicità.

A questo punto, la canzone si conclude con le dolci e carezzevoli note del pianoforte, che vanno quasi in dissolvenza, lasciando una piacevole sensazione in bocca, un sapore non più amaro, ma dolce.

Interessante a questo riguardo è anche il video, che mostra inizialmente una Valentina dall’espressione seria e quasi corrucciata, ma che poi si tramuta in un sorriso verso il sole, elemento naturale verso il quale lei protende le mani.

A proposito di mani, mi è piaciuto molto il gioco di rimandi che viene fatto, sempre nel video, a questa parte del corpo, che viene protesa verso il sole, in un gioco di luci ed ombre, che forse rappresenta la divisione a metà dell’anima della nostra protagonista, anima che riesce ancora a respirare, nonostante una sua metà si sia sciolta con la neve a causa delle sofferenze patite. La cantautrice, poi, quando viene inquadrata all’aperto, su quella che sembra essere una terrazza, mostra alla telecamera una delle sue mani, nel momento in cui dice che una persona rischia appunto di scavarsi la fossa con le proprie mani.

Un altro elemento del video che mi preme sottolineare è il vestito che indossa Valentina all’interno della casa, che è di colore viola, una tonalità che in campo ecclesiastico viene utilizzata durante la Quaresima, tempo di rinunce e di sofferenza, in attesa della Pasqua di risurrezione. Lo stesso vestito, inoltre, nella parte destra non ha una manica, mentre nella parte sinistra la possiede, quasi a voler simboleggiare ancora una volta la divisione dell’anima della nostra artista, che presenta una parte inchiodata dalle sofferenze e un’altra parte ancora libera e in grado di respirare.

Alla fine, ci resta una pregevole perla di cantautorato moderno, nella quale la voce di Valentina la fa da padrona, arrivando a rendere secondario anche l’accompagnamento del pianoforte, che giustamente le concede tutto lo spazio che si merita.
La canzone viene interpretata intensamente e con tanta passione, quasi che Valentina voglia donare all’ascoltatore tutto il proprio cuore: molto intenso è il gioco di espressioni che la cantautrice mette in campo, espressioni che appaiono contrastanti, ma che sono alla fine fondamentali per lo sviluppo della storia che viene narrata e raccontata.

La nostra artista ha una grande capacità di modulare la tonalità della propria voce, disponendone quasi a piacimento, e mostrando di non fare nessuna apparente fatica a cantare, e questo elemento ci riporta ancora a Mina, che faceva della facilità di esecuzione uno dei suoi cavalli di battaglia.
Si vorrebbe quasi che la canzone non finisse mai, tanto è ipnotica e coinvolgente la voce di Valentina, voce che ci porta dritti nel suo mondo e ci fa comprendere senza se e senza ma il suo messaggio.
Abbiamo di fronte un’artista di valore: sono quindi molto interessato ad ascoltare altre sue canzoni, per capire se confermerà le impressioni che mi sono fatto ascoltando questa, ma sono già sicuro che la risposta sarà affermativa.
Quando si assiste a portentose dimostrazioni di talento, bisogna solo inchinarsi e ringraziare, perché si diventa più ricchi interiormente, più consapevoli e più sicuri del fatto che una sola è la strada se si vuole vivere e non sopravvivere, quella cioè che porta a trarre insegnamenti positivi e di crescita interiore anche dai momenti bui e dalle sofferenze.

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Etichetta
PaKo Music Records

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