Il nostro Massimo Comi, torna con una nuova recensione. Oggi racconta della cover strumentale di SteP, “Insieme”, il famosissimo brano di Mogol-Battisti, portato al successo da Mina. Massimo ha fatto un’analisi accurata del brano dandone anche un suo punto di vista.
Potete trovare il brano su tutti i Digital Store.
Cimentarsi con una cover, specie se di un artista che ha fatto la storia della musica italiana come Mina, non è mai facile, e quindi Step ha dimostrato, come di dice, “un coraggio da leone”, non lasciandosi scoraggiare dalla grandezza dell’impresa a cui si stava accingendo, ma anzi cercando di omaggiare nel modo migliore possibile una delle più grandi voci del panorama musicale italiano di tutti i tempi.
Ricordiamo che la canzone, oltre ad essere interpretata magistralmente da Mina, è stata scritta da un duo che ha contato qualcosa nella musica italiana, cioè Mogol e Lucio Battisti.
Si tratta di una cover che conferisce al pezzo una matrice molto intimistica e molto atmosferica: Step ha interpretato la canzone a modo suo, evidenziandone il lato più strettamente romantico, intimo appunto, con una chitarra che pare emulare il suono di quella flamenca, poiché mi sembra che possieda delle sonorità avvicinabili al mondo spagnolo e latino.
Il nostro artista utilizza prevalentemente la tecnica dell’arpeggio, e riesce attraverso di essa a tessere una tela di elevata sensibilità e di grande profondità interiore: il pezzo da lui suonato risulta estremamente rilassante alle orecchie dell’ascoltatore, che viene messo a proprio agio, mentre ascolta la storia che Step ha da raccontargli, attraverso le proprie note e la propria tecnica chitarristica, che mi è sembrata abbastanza elevata ed efficace.
Il brano è una canzone d’amore, e quindi ben si presta ad un’interpretazione in chiave acustica, con un ritmo rallentato, misurato, conciliante e avvolgente: mi è parsa intelligente la scelta di inserire, come sottofondo alle note della chitarra, uno sfondo atmosferico, con delle sonorità che hanno evocato in me il vento del deserto, il sibilare del vento stesso in una landa desolata, ma anche il soffio della brezza notturna vicino al mare.
Sopra questo sottofondo, si libra l’abilità di strumentista di Step, che è capace di rendere efficacemente tutto l’amore e tutta la dedizione insite nel brano, che non per niente recita “Tu, l’amore ed io, insieme”: il senso complessivo che viene restituito dalla canzone è quello di un’asciuttezza e di una stringatezza che esprime con una durata alla fine piuttosto breve, due minuti circa, le parti essenziali del brano, senza inutili virtuosismi di contorno o esagerate variazioni sul tema.
Prevale in questo senso una sensazione di rispetto nei confronti di una canzone che ha fatto la storia della musica italiana, insieme a quello verso i giganti che l’hanno scritta e cantata: Step si limita a suonare le parti principali e non si concede il lusso di ricamarci sopra, riproducendole fedelmente e dandogli un tocco di leggero esotismo, cercando quasi di imitare il sound di un grande musicista come Paco De Lucia, che ha fatto la storia della chitarra flamenca.
La versione di Mina, ad un certo punto, si irrobustiva, con i vocalizzi della tigre di Cremona che trovavano finalmente sfogo in una parte del brano più struggente, più malinconica, nella quale lei affermava che non avrebbe chiesto al proprio amato quanto sarebbe restato, perché la sua vita durava metaforicamente lo spazio di una sola giornata, e che lei sapeva di averla vissuta intensamente, quasi fermando il tempo mentre stava insieme al proprio lui, che ormai sapeva di aver conquistato.
Questa parte viene sottolineata da Step, ma mantenendosi sempre più o meno sulla stessa tonalità, eseguendo una cover lineare, ben costruita, il che non significa piatta e monocorde, ma rispettosa del brano originale nelle sue sfumature maggiormente evidenti e manifeste, nel suo tema e nel suo svolgimento principali, nella sua melodicità e nella sua carezzevole bellezza.
Step con questa rivisitazione riesce anche a stupire, poiché la parte finale vede l’ingresso di uno strumento non previsto, che spiazza l’ascoltatore: entra infatti in gioco il flauto traverso, che contribuisce a rendere l’atmosfera generale un po’ più bucolica, quasi ci si trovasse nel bel mezzo di una radura selvaggia.
Sembra quasi che Ian Anderson, leader dei Jethro Tull, sia passato per caso dallo studio di registrazione e abbia sostenuto che anche lui voleva omaggiare una grande artista come Mina.
Questa parte di flauto traverso è interessante perché in alcuni momenti l’esecutore inserisce dei “ghirigori”, delle sequenze di note circolari, che vanno ad arricchire quei determinati passaggi e a rendere più vario l’insieme: dove avrebbe potuto suonare una sola nota, egli esegue invece più note, che si può dire ruotino sopra la nota principale, in un gioco di arricchimenti e abbellimenti che spezza per un attimo la linearità dell’insieme e fa la fortuna di questa cover.
L’atmosfera prevalente è di pacatezza, rilassatezza, soavità e leggerezza: come detto, il rispetto per gli artisti che hanno costruito e cantato la canzone è massimo, e la cover è apparentemente semplice, dimostrando invece una linearità e un’unità d’intenti molto sviluppate.
Non è sempre necessario eseguire molte note per fare di una canzone qualcosa di bello: talvolta, si può anche “risparmiare” sull’utilizzo delle note stesse, mantenendo comunque intatta l’atmosfera generale, l’aderenza alla canzone che si intende coverizzare.
Io penso che quella utilizzata da Step sia la soluzione migliore, con una melodia essenziale, che nulla perde però rispetto all’originale, pur nella sua semplicità e nella sua nettezza.
Alla fine, ci resta un buon brano acustico, ben suonato, ben prodotto e ben costruito, con la sorpresa finale dell’inserimento del flauto traverso, che attraverso i suoi piccoli giochi di prestigio contribuisce a rendere più vario l’insieme, a creare un quadro generale ancora più completo e a dimostrare che il nostro artista ha avuto un colpo di genio: chi infatti avrebbe pensato di inserire un flauto traverso nell’esecuzione di una cover di un brano di Mina?
Come ho affermato in precedenza, il nostro Step ha dimostrato molto coraggio nel coverizzare una canzone così celebre e famosa, portando un grande rispetto per i mostri sacri che l’hanno composta e cantata: io ammetto di ammirarlo per questo, e credo che la stessa Mina, se ascoltasse questa versione di un suo successo, sarebbe contenta del modo in cui è stato realizzato e proporrebbe al nostro artista di coverizzare altre sue canzoni, lei che negli ultimi anni si è dedicata soprattutto alla realizzazione di cover di brani che le piacevano in modo particolare, come ad esempio “Oggi Sono Io” di Alex Britti, nel suo “buen retiro”, alla larga da telecamere e occhi indiscreti.
La tigre di Cremona ha anche realizzato un album con Ivano Fossati, un altro grande interprete della musica italiana, con il quale i due hanno voluto omaggiare la musica italiana con un duetto molto ben riuscito e molto ricco di suggestioni, prodotto se non sbaglio dal figlio della stessa Mina, Massimiliano Pani.
Step con questo brano torna quindi al suo primo grande amore, la chitarra, e si nota da subito che ci sa fare, perché, pur mantenendosi essenziale e lineare, produce una sua versione personale del classico di Mina, molto intimistica e profonda, che colpisce il cuore dell’ascoltatore e lo rende ben predisposto all’ascolto, spiazzandolo poi con l’inserimento del flauto traverso.
Abbiamo quindi un’atmosfera “latina”, che strizza l’occhio alla chitarra spagnola, e un’atmosfera bucolica, che ci porta direttamente nel cuore della natura attraverso le note del flauto traverso: il brano può essere quindi suddiviso in due parti, anche se la chitarra di Step accompagna comunque le note di quest’ultimo strumento, in una sinergia molto ben riuscita e molto qualificante.
Non mi capita molto spesso di recensire dei brani interamente strumentali, e quindi ero molto curioso di ascoltare una cover del successo “Insieme”, fatta senza l’uso della voce: devo ammettere che il risultato finale mi ha soddisfatto molto, perché si è dimostrato allo stesso tempo geniale ed essenziale, con uno spiazzante colpo di coda eseguito dal flauto traverso.
Alcune volte, per stupire, non è necessario utilizzare una moltitudine di strumenti, ma ci si può limitare a rispettare il senso generale della canzone che viene coverizzata, anche attraverso due soli strumenti, dei quali uno può rappresentare una sorpresa assoluta, scaturita dalla mente di artista molto intelligente.
Le cose belle non hanno bisogno di molto per emergere, per venire fuori: è sufficiente che lo spirito della persona che esegue una certa canzone sia ben disposto verso quello che viene fatto, sia attento, rispettoso e delicato.
Alcuni potrebbero pensare che questa cover di Step sia eccessivamente semplicistica, scarna, ma io credo invece che proprio in questa sua semplicità risieda la sua grande qualità: molte volte, andare sul semplice è un modo per non rischiare, ma altre volte può rappresentare la soluzione migliore, se, come in questo caso, si decide di coverizzare una canzone che sostanzialmente parla già da sé, e non ha bisogno di inutili orpelli e tecnicismi, di grandi orchestrazioni e strutture complesse. La melodia è in questo caso la cosa più importante, e direi che Step riesce nell’impresa di stupire attraverso la semplicità, di colpire con poche note, ma ben calibrate e soppesate, creando un contesto generale più che valido, nel quale ogni ascoltatore può identificarsi e ritrovarsi.
Sono quindi curioso di ascoltare i prossimi brani di Step, per capire se continuerà su questa falsa riga, o deciderà di ritornare a comporre canzoni sue: credo che l’opera di un’artista che ne vuole omaggiare un altro sia sempre meritevole di elogi, perché il solo fatto di pensare di omaggiare una grandissima artista come Mina è indice di una spiccata personalità e di un’assenza di paura, che non significa mancanza di rispetto, ma anzi il contrario.
Ringrazio quindi Step per averci fatto rivivere, in un condensato di due minuti, una delle migliori esperienze musicali del panorama italiano, una delle più fruttuose collaborazioni fra artisti della musica nostrana, con un omaggio compatto, intimo e delicato: questa sua cover non avrebbe sfigurato nel contesto della serata dedicata dell’ultimo Festival di Sanremo e sarebbe stata apprezzata dal pubblico, a patto che fosse ben predisposto ad ascoltare una versione di Mina piuttosto particolare nella sua essenzialità.
Buon proseguimento di viaggio, caro Step.
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