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Oggi ospitiamo sulle nostre pagine un artista, un rapper di qualità, Benna, i suoi testi raccontano tanto di lui ed è qui proprio per presentare il suo ultimo lavoro, l’album di inediti “20×2”. Trovate la sua musica su tutti i Digital Store e nelle nostre playlist.

Ciao Benna, siamo davvero contenti di averti sul nostro magazine.
Partiamo subito, presentandoti e raccontando come e quando ti sei avvicinato al mondo della musica.
Ciao a tutti, io mi chiamo Benna o Marco Benati e sono un musicista della provincia di Modena, ho i miei 40 anni e sono felice di avere ancora la voglia di fare musica alla mia età. Faccio qualcosa che può riportare al rap, che è una delle mie forme-canzone preferite, ma non amo etichettarmi, quindi preferisco dire che scrivo canzoni e le canto. Un termine che ho usato spesso è “rappautore” che ingloba anche la mia grande passione per il cantautorato.

  • Quali sono le differenze principali tra Marco e Benna?
    Penso di essere fiero di dire che non ce ne sono. Quando scrivo racconto di me o di esperienze di vita, oppure, quando faccio storytelling, di racconti che mi affascinano. Benna non è un nome d’arte, ma un soprannome che mi porto fin da bambino, dai campetti di terra delle squadrette di provincia. Voglio che la mia musica sia sincera, quindi non voglio maschere da indossare quando faccio canzoni. Lascio queste canzoni anche ai miei figli e quindi, se voglio essere un buon padre, devo insegnare loro ad essere se stessi e difendere la loro personalità.
  • Immagino che uno dei tuoi artisti di riferimento sia J-Ax, il fatto che tu gli somigli pensi sia un valore aggiunto o uno svantaggio?
    Lo è stato, senza dubbio, anche perché, quando ho iniziato ad ascoltare rap, l’offerta del mercato non era certo ampia come ora. L’ho seguito per tanto, come si segue un amico, ma da un po’ di tempo non mi trovo più concorde con quello che fa artisticamente. Quindi è un pezzo della mia formazione musicale del passato, ma non del presente. Non è comunque tra i 10 primi artisti che ti citerei. La somiglianza fisica è stato un grande svantaggio, perché ha confluito (anche per colpa mia) l’attenzione più sull’aspetto che sulle mie canzoni. Fortunatamente il gioco è semplice, è bastato tagliare il pizzetto e farsi crescere i baffi. Lo stesso pezzo che gli ho dedicato nel disco precedente, è più un esercizio di stile, visto che il brano è costruito sui giochi di parole utilizzando i titoli delle sue canzoni.
  • E’ da poco uscito il tuo album, “20×2” raccontaci qualcosa di questo lavoro e di come è stato tutto il processo di creativo?
    Intanto è il lavoro di cui siamo più fieri. Parlo sempre al plurale perché i miei dischi sono un lavoro di tante persone, ma in particolare, oltre a me, di Nicholas Manfredini, che canta spesso con me e segue tutta la direzione artistica e di Mirino, che ha curato tutte le produzioni. Ma soprattutto sono due amici fantastici, senza i quali questo viaggio non sarebbe così bello. Ho deciso di fare un disco lungo, 20 canzoni, oltre un’ora di musica, un anno e mezzo fa, appena dopo l’uscita de ‘L’insegnamento dell’asino”. Volevo fare un resoconto dei miei primi 40 anni. Infatti “20×2”, oltre a risultare proprio 40, è il mio modo di dire che ho la carica di un ventenne e, inoltre, sono venti tracce, venti tracce di me che lascio a 2 persone, che sono Noah e Nicholas, i miei figli. Il titolo è nato prima di tutto il resto. E quando ho un obiettivo, nella musica, poi sono un fiume che scorre, inesorabile. Ho scritto oltre 30 canzoni in questo anno e mezzo per poi scegliere le 20 che credo più riuscite e, visto che è una festa per i miei 40 anni, unire un bel po’ di amici e artisti che stimo all’interno del disco. Abbiamo voluto trattare ogni pezzo come se dovesse essere il singolo di punta e, a questo punto, sta a chi lo ascolterà dirmi se ci siamo riusciti o meno. Potrei parlare ore di questo disco, ma meglio che mi fermi. Mi limito a dire che questo album è per le persone più care che ho al mondo. Mia moglie Sara (si, quella che canta con me), i miei figli, mio padre e mia madre, Nicholas e Mirino.
  • Personalmente ho apprezzato tantissimo due brani in particolare, “Bella Italia” e “Più forte di Van Basten”, la secondo la trovo commovente. Vuoi raccontarci qualcosa di questi due brani?
    “Bella Italia” è il primo singolo uscito, il 27 novembre 2020 ed è un pezzo “su commissione”, infatti Lorenzo Benatti stava organizzando un viaggio in moto attraverso l’Italia (viaggio da cui poi è stato tratto il docufilm “Road to bella Italia” disponibile su TimVision e, in versione integrale, sul canale YouTube di Natiperlamoto) e mi ha chiesto alcune canzoni per la colonna sonora. Io gli ho proposto di scrivere anche un brano nuovo e così è nata “Bella Italia”, che parla del nostro paese per come lo vivo io, come una relazione con una donna meravigliosa, con cui litighi sempre, ma che non puoi smettere di amare alla follia. Mi pareva anche doveroso chiamare, per il ritornello, una donna che amo alla follia. Sono molto contento del risultato perché credo sia uno dei testi più studiati che io abbia mai scritto. “Più forte di Van Basten” invece è l’ultima traccia. È l’ultima che ho scritto, l’ultima che ho deciso di inserire nel disco. È l’ultima perché la deve ascoltare soltanto chi ha imparato a volermi bene attraverso il disco. È una dedica a mio padre, vista attraverso tutto quello che ci ha unito e ci rende simili, fatta nel modo più semplice possibile, senza artefici nemmeno in fase di registrazione. Da oltre un anno sta e stiamo combattendo una battaglia dura che però vogliamo vincere. Lui è una colonna portante della mia vita ed ho voluto fargli sapere il bene che gli voglio attraverso una canzone, perché non sono, come lui, bravo a dirle queste cose. Non posso negare che questo pezzo commuove anche me, anche solo registrarla ha richiesto lunghe pause. Ma come ho detto, sono una persona sincera e non potevo ignorare il bisogno di dirgli che di noi mi ricordo tutto, nei minimi dettagli.
  • Scrivi la frase più significativa del brano più importante dell’album e se vuoi spiegaci perché…
    È difficile, perché senza falsa modestia sono molto contento di quello che ho scritto in questo disco. Ne scelgo 2: “andate dove l’alba fa a botte con il tramonto che disobbedire è solo l’arte di cambiare il mondo”, frase che dedico ai miei bambini, perché voglio che sappiano che loro sono liberi di prendere la loro strada e nessuno, nemmeno io, deve impedirgli di dare valore a loro stessi. Chiunque abbia cambiato il mondo ha disobbedito a qualcosa che prima era diverso. Io credo in loro come esseri umani, sono fermamente convinto che io sono solo il custode della loro vita, ma la loro vita appartiene a loro stessi e a nessun altro. L’altra è “la musica è magia ed è festa, ti fa sconfiggere lunedì e draghi (o Draghi??) ed è per questo che i direttori d’orchestra hanno la bacchetta come i maghi” perché ha commosso Nicholas (e non è così facile). Quando abbiamo registrato “Santa Musica”, il nostro ringraziamento a lei, a quello che fa per noi, abbiamo capito subito di aver fatto una canzone speciale. È stata la prima che abbiamo registrato dopo il secondo lockdown e quando lui, senza dire nulla, mi ha appoggiato la mano sulla spalla ho capito che avevamo fatto una cosa speciale. Un gesto che resterà sempre nella storia di questo disco e della nostra amicizia.
  • Immagina di avere la possibilità di poter fare un duetto con un’artista (donna) italiana, con chi ti piacerebbe fare un featuring?
    Così, su due piedi, direi Gianna Nannini. Adoro la sua voce, il graffio e l’energia che riesce a dare a quello che canta. Mi piacciono le voci un po’ sporche e caratteristiche e lei è favolosa.
  • Qual è il motivo principale per il quale continui a fare musica?
    Autocitandomi direi perché sono “Nato pirla”. Questo brano, contenuto in “20×2” è una rivisitazione e un omaggio a “L’avvelenata” di Francesco Guccini. Citando lui, quindi, direi che la vera ragione è che “se io avessi previsto tutto questo, dati causa e pretesto, forse farei lo stesso. Mi piace far canzoni e bere vino, mi piace far casino e poi sono nato fesso. Quindi vado avanti e non mi svesto dei panni che son solito portare, ho tante storie ancora da raccontare per chi vuole ascoltare e a culo tutto il resto”. Io amo scrivere, fare canzoni, vivere attimi di arte e lasciare qualcosa di me. Quindi vado avanti e finché ne avrò la forza e finché avrò due soldi da buttare e qualcuno che crede in me andrò avanti.
  • Secondo te perché le persone dovrebbero ascoltare la tua musica?
    Questo proprio non lo so. La mia musica non è quella da primo ascolto, nonostante il grande lavoro di Mirino nelle basi. La mia musica ha bisogno di calma e di motivazione. Vorrei che le persone la ascoltassero per capire che non esiste solo la musica che segue esigenze di mercato. Vorrei che ci potesse trovare dentro un po’ di spunti di riflessione. O forse vorrei la ascoltasse per coglierne la sincerità. Credo non spetti a me dire che le persone dovrebbero ascoltare la mia musica. Però lei è lì che aspetta ogni singola persona che abbia voglia di sentirla. 
  • Siamo arrivati a fine intervista… Domanda a scelta.
    C’è qualcosa che non ti ho domandato ma che avresti voluto ti chiedessi? Puoi farti una domanda e risponderti.
    Mi chiederei semplicemente: “puoi fare meglio di così?” perché dopo un disco, un lavoro così lungo e un sacrificio così grande, adesso dobbiamo guardarci in faccia (lo abbiamo già fatto), berci una birra e chiederci come migliorare ed alzare l’asticella. Ci dobbiamo fare delle domande, perché attraverso i dubbi possiamo muoverci in avanti e fare qualcosa di migliore. Si, siamo già al lavoro, perché tanto senza musica non ci sappiamo stare!

    Grazie di questo spazio e buona musica a tutti!

 

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