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Emozione in musica è ciò che traspare dalle melodie di Edoardo Gastaldi, il musicista veneto oggi con noi per parlarci del suo ultimo inedito “Grandfathers”, un emozionante brano strumentale. Trovate la sua musica su tutti i Digital Store e in playlist.

Ciao Edoardo, piacere di ritrovarti ancora sul nostro magazine.
Ormai ti conosciamo bene, però se vuoi dire qualcosa di te che ancora non sappiamo fai pure, giusto per incuriosire le persone a seguirti…
Buonasera, piacere mio. È sempre un’esperienza unica poter condividere i miei pensieri e le mie creazioni con voi.

Se dovessi aggiungere qualcosa su di me, qualche sfumatura o argomento che non ho toccato in passato, potrebbe essere questo: creatività ed imprevedibilità. 
Più proseguo nello sviluppo del mio progetto musicale, più mi accorgo di come esso sia essenzialmente mosso da istinti e momenti di creazione imprevedibili. Del resto, ciò è, per certi versi ed entro certi limiti, una prerogativa dell’arte.
L’ispirazione momentanea porta – e porterà – alla creazione continua di brani, ritmi e storie nuove: in evoluzione, lineari, progressive o addirittura cicliche.
Pur rimanendo entro un intervallo di generi musicali ben preciso, mi piace sperimentare ed utilizzare in modo creativo gli strumenti ed effetti che ho a disposizione.

Com’era Edoardo da bambino? Che sogni avevi?
Paradossalmente, ero molto simile a come sono ora. Molte persone dicono che sono cambiato e cresciuto molto, ma io ci tengo sempre a ricordare la parte infantile (e creativa) che è in me. È anche grazie ad essa se non ho mai smesso di credere nella musica e di continuare a crearla e studiarla attivamente. Da piccolo avevo moltissimi sogni; tutto ciò che sto raggiungendo ora è anche il risultato della persistenza di alcuni di essi.

Invece adesso quali sono i tuoi sogni?
Con il passare degli anni, i sogni rimangono, ma si focalizzano. Anzi, essi vengono filtrati. In parte da noi stessi, in parte dalla cultura e dalla società, ed infine dalle persone che credono in noi. Ad oggi ho molti sogni, così come desideri, aspirazioni ed ambizioni. In realtà, mi immagino solamente un ‘progresso’ in ogni ambito che sto sviluppando. Non mi immagino di diventare una determinata tipologia di figura professionale o di essere in un determinato luogo, ad esempio. Però so che vorrei continuare a creare e condividere musica, arte, in generale.
Inoltre, ci terrei a mantenere una certa curiosità e visione critica nei confronti della scienza e di tutto ciò che vi è legato.

Il tuo ultimo singolo, strumentale, s’intitola “Grandfathers”, raccontaci qualcosa di più. Già il titolo dice tutto, ma raccontaci come e perché è nato questo brano. 
“Grandfathers” è un brano strumentale che ho scritto interamente al pianoforte. Esso è essenzialmente dedicato alla figura dei nonni.
Il brano è nato per una specifica finalità, ovvero l’impegnarsi in ogni maniera e via disponibile (in questo caso, attraverso l’arte) al fine di ricordare, trasmettere e condividere le sensazioni e gli insegnamenti ricevuti nel corso degli anni. Si tratta di una eredità che molto spesso viene dimenticata, o non valorizzata tanto quanto dovrebbe esserlo. La sua espressione per via artistica è sicuramente un esperimento inconsueto; tuttavia, si è trattato di una esperienza personalmente tanto soddisfacente quanto interessante.

Spero che gli ascoltatori possano cogliere qualche sentimento, o interpretare il brano a modo loro. L’unica cosa importante è che il brano stesso sia in grado di trasmettere qualcosa.

Come ben sappiamo nei brani strumentali, non essendoci il testo, ci si lascia trasportare dalle emozioni e sensazioni, ma ovviamente c’è sempre dietro una storia. Tu come trovi l’ispirazione per raccontare qualcosa e come scegli quale storia raccontare in un brano?
Potrà sembrare una risposta banale o inconsueta, ma del resto voglio essere il più sincero e trasparente in ogni occasione possibile. Come trovo l’ispirazione? La storia, l’ambientazione, le motivazioni e le contestualizzazioni le ho già in mente. Creo tutto ciò nel corso del tempo. Tuttavia, manca la cosa fondamentale: il brano. Il brano non lo creo in un momento specifico. Generalmente attendo, giorni, settimane, mesi, anni.
Mai forzare l’arte. E poi accade. Mi siedo, di fronte al pianoforte, ed in un’ora scrivo il brano.
Per rispondere alla seconda domanda, ‘come scegli quale storia raccontare in un brano?’, la storia, anzi le decine e decine di storie, le ho già. Si tratta piuttosto di un attendere il brano adatto ad una specifica storia.

Il tuo prossimo progetto quando sarà? Hai già qualcosa in cantiere?
Ho qualche nuovo brano in fase di elaborazione. Quando il tutto sarà più chiaro e definito, condividerò sicuramente maggiori informazioni a riguardo.

C’è un brano o un altro artista che ha un’importanza particolare per te, se sì come mai?
In passato artisti importanti erano quelli che consideravo ‘idoli’. I musicisti che ascoltavo di continuo, in ripetizione.
Ad oggi, essendo stato per molti anni attivo nel mondo della musica e conoscendone molte dinamiche e prospettive, posso dire con ferma certezza che molti dei musicisti che stimo ed ammiro di più sono persone che – in un modo o nell’altro – conosco.
Si tratta di colleghi, persone conosciute in determinati luoghi o contesti, che sin dal primo momento mi hanno trasmesso, sia dal punto di vista personale che artistico, un grande senso di fiducia, curiosità e volontà di costruire qualcosa che nel lungo tempo possa avere un valore.
Alcuni tra gli artisti che, in quest’ottica, vorrei nominare (e ringraziare, ancora una volta) sono: Raphael Beaudon, Fabrizio Brugnera, Roland Domiter, Max Robinson, Andrea Sertori, Tom Bedlam, Riccardo Callisto, Lair Raupp, Thomas Bremec, Lucas Gonzalez, Frank Julian.

Ti piacerebbe tornare a scrivere canzoni per altri artisti? Lavoreresti sui master di altri compositori?
In parallelo al mio progetto musicale, scrivo tuttora musica per (e talvolta con) altri artisti, musicisti e cantanti/cantautori.
Per quanto riguarda i master, no, al momento non vorrei avere sulle spalle la responsabilità di masterizzare un brano altrui. Mi ritengo capace nella composizione, nella produzione e (relativamente) nelle fasi di mixing. In tutto ciò che viene dopo, ho il mio asso nella manica. Si chiama Andrea Cottone e lavora per The Room Music Lab. Se siete musicisti in cerca di servizi di Mastering professionali, ve lo consiglio vivamente.

Come e dove ti immagini tra 10 anni?
Come probabilmente avrete potuto notare, non mi trovo mai molto a mio agio nel parlare del futuro. Forse poiché potenzialmente le possibilità sono infinite.
O quantomeno sono così tante che qualsiasi risposta io dia alla domanda ‘come e dove ti immagini tra 10 anni?’ potrebbe essere vera entro un dato grado di probabilità.
Ovviamente, le aspettative e le ambizioni portano a rispondere alla domanda con una argomentazione legata al proprio ambito professionale.
Mi piacerebbe molto proseguire questo progetto e percorso musicale.
Il tutto è iniziato meno di un anno fa (giugno/luglio 2021) ed i risultati ottenuti in questi mesi sono tanto sorprendenti quanto stupendi. Non so cosa immaginarmi nel lungo tempo ma spero si tratti di qualcosa che possa sorprendermi ed entusiasmarmi.

Siamo arrivati a fine intervista… Domanda a scelta. C’è qualcosa che non ti ho domandato ma che avresti voluto ti chiedessi? Puoi farti una domanda e risponderti.
Al momento non mi viene in mente nulla, spero di essere stato sufficientemente esaustivo. Ad ogni modo rimando gli interessati ad ascoltare i miei brani, da “Grandfathers” ad i due brani precedenti che possono essere facilmente rinvenuti su tutte le piattaforme digitali.

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