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Eccoci qui, ancora a parlare di musica, a far parlare la musica e coloro che la creano. Oggi abbiamo una piacevole chicchierata con Giordano Amici, un nuovo artista di PaKo Music Records, un bel confronto dove parla di sé, della musica e del suo nuovo inedito. Invitiamo tutti ad ascoltarlo su tutti i Digital Store, leggere e condividere questo articolo. Sosteniamo la musica! 

 

Ciao Giordano.
Presentati ai nostri lettori, racconta brevemente chi sei…
Ciao. Mi chiamo Giordano Amici, sono un cantante romano che ha da sempre la passione per la musica. Sono cresciuto con i 45 giri di mio padre, quelli dei grandi cantautori Italiani e questa cosa ha influenzato molto il mio percorso artistico perché trovo che il loro modo di comunicare così diretto, a volte semplice ma nello stesso tempo complesso, sia stato una fonte di ispirazione per tutti quelli che come me si sono avvicinati alla scrittura delle proprie canzoni.
Ho iniziato un percorso in studio che ha già visto l’uscita del mio primo singolo da artista Indipendente  intitolato “Non doveva andar così” e da pochi giorni, sotto l’etichetta PaKo Music Records, é stato pubblicato “Fenice”, il mio secondo singolo che potete trovare su tutti i digital store.
Inoltre, ci tengo sempre a dirlo, da 5 anni sono il frontman di una cover band di Lucio Battisti chiamata “Numero Uno”.

⁃ Come hai iniziato ad approcciarti alla musica?
Con papà. Come dicevo prima, ho preso la passione per la  musica da lui, i suoi dischi erano diventati anche i miei e grazie a quegli ascolti ho avuto la possibilità di conoscere quelle che si possono definire le basi della musica italiana. E lo ringrazio, per me é stata una gran fortuna, in quel momento non mi rendevo conto del bagaglio culturale e musicale che stavo acquisendo.

⁃ Pensa a Giordano bambino… cosa gli diresti oggi?
Al Giordano bambino probabilmente non avrei nulla da recriminare. Mi é sempre stato raccontato dai miei genitori che ero un bambino un pò pestifero ma sempre sicuro di quello che voleva. Al Giordano adolescente (o giù di lì) invece direi di seguire il consiglio di proseguire gli studi, questa é una recriminazione che mi porterò dietro per tutta la vita. Sono una persona alla quale piace sempre informarsi, credere, migliorarsi, ma aver terminato gli studi alla scuola superiore e non aver intrapreso il percorso universitario é stato un errore che, ad oggi, non rifarei.
In tutto questo ovviamente la musica c’è sempre stata, c’è, e ci sarebbe stata anche se a quel bivio avessi preso una strada diversa.

⁃ Il tuo brano “Fenice”, di cosa parla, com’è nato? Raccontaci qualcosa….
 Ho scritto questo brano con l’intento di raccontare la storia di un amore, un amore vero, solido, un amore consolidato da tanti anni di relazione che però ad un certo punto finisce inaspettatamente per volere di uno dei due.
“Fenice” racconta la sofferenza di uomo che é stato lasciato dalla propria donna, di quel senso di vuoto, d‘impotenza e di fragilità che si scaraventa addosso quando l’amore fa male. Il ricordo degli sguardi, delle promesse che quell’amore forte come un Superpotere sarebbe durato in eterno, i progetti di avere dei figli e di accompagnarsi all’altare mano nella mano vanno in frantumi in una sera sola, durante una discussione  quando alcune parole mai dette prima complicano un rapporto senza via d’uscita. 
Quella sofferenza straziante giunge poi ad una nuova consapevolezza: avere un bisogno d’amore tanto forte da trovare la forza interiore per reinventarsi e per risorgere in una nuova pagina di vita, proprio come una fenice risorge dalle proprie ceneri.

⁃ Scrivi la frase più significativa di questo brano e se ti va spiegaci il significato
 Ce ne sono più di una. Ma voglio soffermarmi su quella che apparentemente può essere meno d’impatto ma che in realtà, secondo me, svela la vera sofferenza del protagonista della canzone:
“La gente che mi gira intorno nemmeno osa Immaginare quante volte io sia morto dentro, con quelle parole…”
Si capisce quale sia lo stato d’animo di quest’uomo?
Apparentemente lui voleva mostrarsi forte, voleva far capire alle persone che erano intorno a lui che quella sofferenza la stava superando, la stava metabolizzando, forse anche l’orgoglio dell’uomo voleva che fosse il portavoce della sua rinascita. In realtà però li non era ancora pronto per rinascere, quello avviene poco più avanti nella canzone, lui lì stava ancora soffrendo, dannandosi e cercando una spiegazione che in realtà non trovava. Ed é per questo che “la gente che mi gira intorno non osa nemmeno immaginare quante volte
Io sia morto dentro con quelle parole”.
Non voglio dilungarmi troppo ma ci tengo anche a spiegare come il brano sia strutturato in maniera temporale: le strofe raccontano il passato, descrivono la sofferenza per come é arrivata e per come é stata vissuta. Nel ritornello, invece, si parla come se l’amore fosse ancora lì, vivo, come nulla fosse accaduto: ”come gli eroi, dentro in un film, il nostro amore è super potere” .
Quella “è” non è messa lì a caso.
In ultimo, nello special, si raggiunge la consapevolezza del presente: lasciarsi indietro la sofferenza per risorgere dalla propria ceneri.


⁃ Qual è il tuo più grande sogno oggi?
Mi viene da sorridere ma allo stesso tempo mi si illumina il viso: se chiudo gli occhi e faccio viaggiare la mente, vorrei vedermi in tour, nei palazzetti, negli stadi, sentire il contatto delle persone che amano e cantano le mie canzoni. Lo so, sto vaneggiando. In realtà sono un Toro e sono con i piedi ben saldi a terra. Però mi hai chiesto di sognare, dunque…

⁃ Progetti futuri? 
Sto lavorando alla realizzazione del mio primo disco, anche questo é un sogno che ho sempre avuto. Sarebbe una gran soddisfazione. Ma ci tengo che sia un lavoro come dico io. Non voglio affrettare i tempi per arrivare ad un numero di canzoni tali da realizzare l’album solo per il gusto di farlo, voglio che questo disco abbia dei contenuti, che parli della gente, delle storie comuni, dei sogni normali e della vita di tutti.  Cercherò di fare del mio meglio, promesso! 

⁃ Riuscire ad affermarsi oggi è difficile, cosa pensi che serva?
Qui é difficile rispondere perché probabilmente non c’è una risposta che faccia da verità.
Servirebbe sicuramente più serietà e sincerità da parte degli addetti ai lavori. Si pensa e si ragiona troppo sul prodotto e poco sull’artista, rischiando di bruciarlo in uno o due pezzi e poi scartarlo per far posto a qualcun altro.
Servirebbero opportunità. Opportunità di esibizione concrete per gli artisti emergenti, non parlo dei concorsi e festival di provincia che, per carità, rispetto ed ammiro tantissimo. Io stesso, negli anni, ne ho fatti tantissimi e li rifarei tutti perché contribuiscono alla formazione sia umana che artistica di un cantante. Parlo però di opportunità di esibizione grandi, di posti in cui qualcuno investe per far sì che la gente possa essere ascoltata da una grande pubblico, poi se non piaci, pazienza. Ma quanto meno hai avuto la possibilità di provarci col botto.
Servirebbe anche una grossa mano dalle radio, quelle grandi, quelle nazioni, collaborare con etichette indipendenti passando i brani dei loro artisti sarebbe un trampolino di lancio piuttosto valido.
In qualche maniera, per emergere, non tenendo i considerazione i talent, ci vuole una grande opportunità.
Difficile che accada, ma non demordiamo. Sopratutto quelli che, come me, riempiono le proprie giornate di musica.

⁃ Cosa pensi della musica di oggi? Cosa cambieresti?
Gli stream, le visualizzazioni, i numeri. Oggi la musica si é ridotta a numeri.
Hai visto quello quante views ha fatto? E l’altro quante stream in 3 ore? E l’altro ancora quanti like al nuovo pezzo?
Eh.. ma la musica? Dove sta? La bellezza di comunicare con le parole, di raccontare una storia, di fare un tipo di arrangiamento piuttosto che un altro, dove é andata a finire? É’ ovvio che poi, visto il meccanismo, se si vuole far parte di quel mondo, ci si deve adeguare ma, per me, parlare prettamente di numeri quando si discute di brani e artisti é molto riduttivo.

⁃ Siamo arrivati a fine intervista… Domanda a scelta. 
C’è qualcosa che non ti ho domandato ma che avresti voluto ti chiedessi? Puoi farti una domanda e risponderti.
Si. Mi sarebbe piaciuto che mi avessi chiesto se sto già lavorando a qualcosa di nuovo e se avessi già avuto un’idea di che storia raccontare.
Cosa ti avrei risposto?
Come Lucio: “Lo scopriremo solo vivendo!”

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