Il nostro Massimo Comi si è cimentato in “Cateto acrobatico (se penso a te)” un bellissimo brano, fresco del cantautore marchigiano Michele De Martiis, dandone una sua interpretazione. Trovate la musica di Michele su tutti i Digital Store e nelle nostre playlist.
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Il Renato nazionale diceva che la geometria non è un reato: questa forse è una delle intuizioni che ha avuto il nostro Michele nello scrivere questa canzone, molto divertente, solare e spensierata, che riporta il nome di uno dei lati del triangolo rettangolo nel titolo e complessivamente ricorda i brani più allegri dell’ultimo Jovanotti, quello che si è staccato dal rap e si è avvicinato alla canzone d’autore.
Il cateto del titolo non è un normale lato di un triangolo rettangolo, ma è acrobatico, quasi che il suo stare in equilibrio nella struttura complessiva della figura geometrica sia qualcosa di instabile, di precario, di soggetto a rischio caduta.
Mi ha colpito in questo senso il disegno presente nella copertina del singolo, che riporta appunto la figura di un triangolo rettangolo, in cui i due cateti sono chiamati rispettivamente “io” e “tu” e l’ipotenusa riceve il nome di “infinito”, quasi che i due innamorati raccontati nella canzone fossero la struttura portante di un rapporto tendente all’infinito, con una durata che va oltre i confini del tempo e dello spazio.
Devo ammettere che quando ho ascoltato la canzone mi è spuntato un sorriso sul volto, perché finalmente ho potuto ascoltare qualcosa di positivo, di luminoso, una dichiarazione d’amore sincera, naturale, e quasi ingenua nel suo essere così diretta e senza troppi giri di parole.
Il brano si apre con una serie di accordi di chitarra elettrica, eseguiti con uno stile che richiama un po’ il reggae e lo ska e accompagnati dal suono di uno strumento simile alle maracas, che se agitato produce un rumore sabbioso, polveroso, quasi per dare l’idea di qualcosa di esotico, di estivo, legato ad un ambiente marino che fa della sabbia stessa una delle sue componenti principali.
Il nostro autore poi comincia quasi subito a cantare, con una vocalità molto pulita e spontanea, che sembra quella di un innamorato che fa la serenata alla propria bella: il testo fa riferimento, legandosi al titolo, a qualcosa di matematico, poiché Michele dice di guardare i numeri, eseguire dei calcoli e degli scorpori, quasi che il preludio al rapporto d’amore con la sua lei fosse una mera questione di operazioni, appunto, sui numeri, un qualcosa di studiato a tavolino, esaminato e frazionato nelle sue parti.
Subito dopo, però, si dice che le cose vanno meglio se si resta dinamici, andando quindi a creare uno sviluppo ulteriore rispetto a quello dell’inizio, che presuppone del movimento, invece che una stasi per analizzare dei numeri e delle quantità.
Questa dinamicità fa aumentare il battito cardiaco del nostro protagonista, che comunque dice di essere in grado di reggere bene questa sensazione di emozione e coinvolgimento, che fa incrementare la frequenza cardiaca in seguito ad una profonda emozione.
Michele ammette poi di trovarsi peggio quando il discorso va a toccare tematiche filosofiche, che sono l’opposto di quelle geometriche in cui si era immerso precedentemente, segno che lui non sembra fatto per parlare tanto, ma che riesce ad esprimersi meglio con le cifre e le operazioni matematiche, quasi che il suo rapporto d’amore fosse qualcosa di intellegibile solo numericamente e operativamente, senza scendere troppo in discorsi sul senso della vita e sul significato del mondo che ci circonda.
Le pene stanno nel filosofico, e il nostro cantautore ce lo canta con un tono quasi fanciullesco, innocente, puro e autentico, quasi che stesse raccontando una sorta di favola in musica.
A questo punto, a livello melodico, si registra una maggiore articolazione del beat di sottofondo, che assume i toni di una vera e propria linea di batteria, che va ad accompagnare lo ska e il reggae della chitarra, sempre più pronunciati: Michele fa un’altra ammissione, cioè quella di non trovarsi bene nemmeno con la poesia, perché il fatto di mostrare il proprio lato poetico alla sua lei rischia seriamente di farlo apparire patetico, e questa è una situazione in cui lui non vuole assolutamente cadere.
Arriva addirittura a considerarsi come una creatura mostruosa, che porta in sé un cateto acrobatico, che fa dei numeri da circo per mantenersi saldo sulla struttura complessiva del triangolo rettangolo, il quale da un certo punto di vista rappresenta l’immagine descrittiva del rapporto amoroso.
A questo punto, torna il tono fanciullesco utilizzato poco prima nel cantato, quando il nostro autore dice di confondere le idee alla propria lei con il suo pragmatismo, con la sua praticità, che non vanno a braccetto né con la filosofia né con la poesia, ma anche con il suo giro armonico, quindi con qualcosa finalmente legato all’arte, una serie di accordi studiata per avere una struttura d’insieme armoniosa e ben legata nelle sue diverse parti.
Dopo questa serie di ammissioni, arriviamo quindi al ritornello, con accordi di chitarra maggiormente corposi e una linea melodica di batteria più perentoria e affermativa: Michele dice che non c’è niente di speciale se pensa al mondo intero, ma che invece è tutto più speciale se lui pensa alla sua innamorata, quasi che il mondo nella sua interezza non avesse un grande significato senza la presenza della persona che ama, e questo è un bel complimento da rivolgere ad una donna.
Quest’ultima affermazione viene ripetuta due volte, per sottolinearne l’importanza all’interno dello sviluppo della canzone: “tu sai rendere ogni cosa più speciale con la tua presenza”, sembra dire Michele.
La struttura melodica va poi nuovamente verso una semplificazione, perché si torna di nuovo a quelle che sembrano essere le strofe: il nostro cantante dice di sentirsi offeso dalle persone per le quali ossequiare, riverire una persona diviene qualcosa di automatico, ma ammette al contempo che le cose della politica funzionano in questa maniera; sembra che in questa parte della canzone voglia quasi esporsi con una critica non tanto velata al potere che ci governa, il quale viene mantenuto stabile e intatto se le persone si celebrano vicendevolmente, si inchinano l’uno di fronte all’altro, manifestano un’esagerata riverenza l’una nei confronti dell’altra.
Il nostro protagonista aggiunge poi che se la sua lei lo turba con un volo pindarico, passando cioè da un argomento ad un altro apparentemente senza motivo, con i due argomenti che hanno poco a che fare l’uno con l’altro, e facendo quindi un salto da una questione ad un’altra differente, lui reagisce con un sorriso rivolto al proprio comportamento cinico, alla propria indifferenza, alla propria lontananza dai sentimenti che pervadono la persona con cui si sta relazionando.
In più, Michele aggiunge che si mette a sorridere con un atteggiamento di cinismo, che sfocia anche nel comico e nel ludico, quasi che per lui certe questioni siano solamente un gioco, un divertissement, qualcosa con cui divertirsi ma da non prendere con troppa serietà.
A questo punto, l’autore arriva a descriversi in termini inusuali, affermando di essere l’acido che costituisce il DNA, quindi la struttura genetica di base dell’individuo, sfociando a questo punto nella chimica, ma allo stesso tempo riportando le cose su di un terreno meno ostico, aggiungendo che lui è anche costituito da acqua, amore e senso civico, quindi da un elemento fisico che rappresenta in quantità una parte rilevante del corpo umano, dal sentimento più nobile che esista, e da un atteggiamento di rispetto delle regole di convivenza.
Si nota qui in modo profondo il gusto che Michele prova nel combinare fra loro e nell’usare delle parole che siano in rima l’una con l’altra: tutti i versi delle strofe, infatti, terminano con la lettera “o” e le parole al loro interno sembrano possedere una musicalità intrinseca, che rende l’insieme armonico e melodicamente apprezzabile, con un ritmo molto stuzzicante quando il cantautore pronuncia ciascun verso.
Il tutto grazie anche alla vocalità del nostro protagonista, che riesce a farsi molto melodica e melodiosa, risultando allo stesso tempo ammiccante e stuzzicante: nei versi successivi afferma di percorrere la propria vita a senso unico, quindi in un’unica e ben determinata direzione, con il rischio di scontrarsi con gli altri che camminano anche nel senso opposto, come avviene nel celebre video dei Verve, “Bittersweet Symphony”, nel quale il cantante procede dritto per la propria strada, non interessandosi minimamente delle reazioni dei passanti con cui si scontra e degli insulti che riceve.
Il verso successivo è piuttosto misterioso, perché si fa fatica a comprenderne appieno il significato: la bandiera bianca è infatti quella che indica la resa, e il giorno biblico può rappresentare una specifica giornata in cui Michele si comporta in modo conforme a ciò che viene indicato nella Bibbia, o comunque nella direzione che viene indicata a lui dalla Bibbia nel capitolo dedicato al suo Santo.
Il nostro cantautore sembra dire di avere a disposizione anche l’arma della resa incondizionata ai dettami del libro simbolo del Cristianesimo, relativamente a quanto esso indica per il giorno a lui dedicato, per il giorno dedicato alla figura del Santo da cui prende il nome.
Ritorna a questo punto il ritornello, che ripete ancora una volta l’affermazione che non c’è nulla di speciale se Michele pensa al mondo intero, ma che tutto è più speciale se lui pensa alla propria lei: si legge ancora una volta quindi un grande attestato di amore e di stima verso la persona che lui ritiene essere la più importante della propria vita.
Risulta piuttosto interessante, in questa parte di canzone, la presenza di piccoli coretti e contro-canti che vanno a ripetere e riprendere le parole più importanti di ogni verso, sottolineandone appunto il ruolo preponderante e creando al contempo un effetto piuttosto interessante, che conferisce una maggiore coralità alla canzone.
Parte a questo punto un piccolo assolo di chitarra elettrica, che fa da degna conclusione del discorso fatto fino a quel punto, e sul quale si innestano ancora una volta le parole del ritornello, con un sottofondo molto rockeggiante e una ripetizione dei versi chiave quasi ossessiva, anche se cantata con una voce solare, allegra e divertente.
Il brano si conclude quindi con una linea melodica di chitarra elettrica, che va ad integrare il messaggio chiave di Michele con i coretti e i contro-canti di cui ho parlato in precedenza: le ultime note della canzone sono affidate proprio alla chitarra elettrica, che va a chiudere il cerchio, in un diminuendo che accompagna l’ascoltatore fino alla fine del brano, concludendo con le proprie note rock una canzone dai mille possibili significati e dalle mille possibili interpretazioni.
Alla fine, ci resta un buon brano pop rock, che fa della solarità e della luminosità la propria cifra stilistica, oltre alla capacità del suo autore di giocare con i suoni delle parole, mettendole in rima o comunque in assonanza fra loro, per comporre un quadro d’insieme molto armonico e interessante.
La canzone mi sembra ben prodotta, ben cantata e ben armonizzata nella sua struttura complessiva: la voce di Michele, come già affermato, è pulita, divertente da ascoltare, giocherellona; mi sembra di vederlo mentre canta sorridendo sotto i baffi.
Di questi tempi, fa sempre bene avere un’iniezione di positività e di luminosità, e Michele ce le dona a piene mani, ispirandoci un sorriso e dandoci serenità, facendoci capire che, se con noi c’è la persona giusta, tutto diventa più speciale.
Lo ringrazio quindi per questo suo dono di profonda armonia d’insieme e di gioiosa combinazione degli elementi, che riesce a rallegrare gli animi e a produrre un senso di tranquillità e rilassatezza in chi ascolta: può succedere di tutto, ma ogni cosa è più speciale se c’è con noi la persona giusta
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