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Un altro partecipante al contest “Premio Lucio Dalla”, Haniele D’agostino, un ragazzo toscano verace con un sentimento profondo per la musica e soprattutto con le parole, con noi racconta il brano presentato al concorso “Dipinti in un immagine” e il suo primo bellissimo e commovente inedito “Babbo giochiamo”.

Ciao Haniel. Siamo felici di averti sulle pagine del nostro magazine, complimenti per il brano che hai portato al contest “Premio Lucio Dalla”. Presentati ai nostri lettori, chi sei nel tuo quotidiano? E quali differenze ci sono tra Haniel e Alessio?
Ciao. Nella vita di tutti i giorni sono Alessio, padre separato di 38 anni. Le mie giornate si divincolano tra lavoro primario, magazziniere nel settore pubblico farmaceutico, mio figlio, prove con due cover band in cui suono come chitarrista e, ultimo ma non per importanza, Haniel. Le differenze tra Haniel e Alessio sono soprattutto di stampo caratteriale. Alessio è timido, impacciato anche nei karaoke, un disastro se deve chiedere un’informazione di qualsiasi genere. Haniel, invece, nonostante conservi un velo dell’insicurezza di Alessio, vive dell’emozione che gli dà il palco, mentre racconta le sue storie o interpreta storie che altri hanno scritto. La chitarra è sicuramente la chiave di volta. Haniel senza chitarra è semplicemente Alessio che prova a cantare.

Quando e in che modo ti sei approcciato alla musica?
Il ponte tra me e la musica è stato mio padre. La sua immensa passione per la musica (lui stesso ha perseguito la carriera di cantante negli anni 60′) lo ha spinto a iscrivere me e mio fratello al corso di chitarra classica presso la scuola di musica G. Verdi di Prato, all’età di 10 anni, e da li non ho più smesso di suonare. Il canto è arrivato dopo, alla tarda età di 27 anni, più per una necessità di acquisire quegli strumenti che mi servivano per comunicare il mio messaggio, fino a che non è diventato anch’esso una vera e propria passione.

Quali erano i tuoi sogni da bambino e, invece, quali sono i tuoi desideri adesso?
Da bambino, non lo nascondo, sognavo di fare il falegname, per farmi da solo i giochi e i mobili di casa. La predilezione per lo stile “rustico”, in realtà, mi accompagna tuttora. Il mio desiderio attuale, invece, è semplicemente essere felice, costruire il mio percorso ogni giorno, un passo dopo l’altro, con i mezzi che ho a disposizione e acquisendone di nuovi. Vivere della musica che scrivo e che interpreto è la cosa che, adesso, più si avvicina a quel concetto di felicità che ho dipinto in testa. Spero, un giorno, di poterci riuscire.

Il brano che hai portato al concorso si intitola “Dipinti in un’immagine”, un’idea originale con un bel testo. Vuoi raccontarci di cosa parla? Anzitutto grazie infinite. Questa canzone parla della storia d’amore fra le due icone che simboleggiano e indicano i servizi igienici pubblici. Quelle che io chiamo “gli omini dei bagni”. Ed è una storia d’amore travagliata, vissuta da lontano, solo guardandosi perché non potendosi toccare, o anche solo staccare dalle porte per trovarsi a metà strada, possono solo sperare che non entrino troppe persone ad interrompere quel gioco infinito di sguardi e pensieri. Così un giorno, lui, decide di scrivere una canzone a lei, per dichiararle il suo amore e dirle che, nonostante la distanza, lei vive nel cuore di lui.

E poi conosciamo un altro brano, davvero molto bello, “Babbo giochiamo”, parlaci un po’ di questa canzone e scrivi la frase più significativa di questo pezzo.
Questo brano è il classico pezzo che scrivi di getto, in due ore al massimo, senza pensare. Quando l’ho scritta non avevo alcun progetto per questa canzone. Volevo tenerla per me, ascoltarla in macchina, cantarla e suonarla ogni tanto in casa. Doveva, insomma, essere mia. Il testo, infatti, è composto delle frasi che mio figlio mi diceva quando aveva tre anni circa, senza troppe correzioni, senza virtuosismi lessicali. Così come lui si rivolgeva a me, io mi rivolgevo al foglio. La frase per me più significativa di questa canzone è l’inizio del suo ritornello: “Babbo disegnami ancora / le mani su un foglio e le tue falle sopra / mi piace vedere che sono più grandi / più grandi di me” perché credo che questo sia quello che, da figli, vediamo e vedremo sempre nei nostri genitori: quella casa capace di guidarci, e proteggerci da tutto, e da tutti.

Hai detto più volte di non essere un cantante, ma bensì, soprattutto un autore…
Cosa cerchi di comunicare con le tue canzoni?
Si, decisamente non mi sento un cantante. Mi sento più un cantastorie per così dire, con poca estensione e senza neanche un corpo vocale così eccelso. Mi piace di più, infatti, descrivermi come un autore. Con le mie canzoni cerco di esternare il mondo di emozioni che ho dentro con un linguaggio che sia universale, comprensibile e che, in qualche modo, prevarichi i costrutti razionali mentali per arrivare dritto a vibrare con le emozioni di chi ascolta. Non parlo di ciò che non conosco, quindi i miei testi difficilmente saranno veicolo di un messaggio sociale o politico. Parlo di sentimenti, in tutte le sue forme, di felicità, delusione, amori che nascono e che finiscono, rabbia, speranza…

Ricordi il primo brano che hai scritto?
Si lo ricordo ahahaha. Si chiama Traspare e scompare e ricordo che quando finii di scriverlo ero la persona più felice del mondo. Credo di averlo ancora, da qualche parte, ma non ricordo assolutamente di cosa parlasse. Casomai se lo ritrovo ve lo faccio ascoltare molto volentieri.


Quali sono i tuoi programmi per il futuro?
Ci sono vari progetti che sto portando avanti e che vedranno la luce a inizio estate. Per i programmi di vita più a lungo termine beh, vi confesso che sono un po’ stanco di stare da solo (anche se con un figlio non si è mai soli) e mi piacerebbe improntare un percorso di vita a due. Musicalmente sono reduce dall’uscita del singolo “Babbo giochiamo”, e adesso valuto di dare ad Haniel la possibilità di continuare il suo percorso artistico nel mondo edito.

Quali sono i tuoi artisti di riferimento? Ti piacerebbe collaborare con qualcuno?
Il mio artista di riferimento in assoluto è Niccolò Fabi. La sua eleganza mi ha rapito fin dalla sua prima esibizione. Nel corso del mio percorso ho toccato tanti artisti, soprattutto del panorama italiano. Da Elisa, ai Negramaro, Negrita, Max Gazzè, Carmen Consoli, approfondendo anche la nostra immensa storia cantautorale, che non può dimenticare artisti come Dalla, De André, Guccini, Vecchioni, Battiato. Mi piacerebbe scrivere una canzone per Elisa, adoro la sua voce.

Siamo arrivati a fine intervista… Domanda a scelta.
C’è qualcosa che non ti ho domandato ma che avresti voluto ti chiedessi? Puoi farti una domanda e risponderti.
Sinceramente siete stavi bravissimi, toccando ogni punto che risalta passato, presente e futuro di un’artista o persona in generale, e non mi viene in mente nessun’altra domanda da pormi. Poi sono timido, e questo non aiuta.

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