Un’intervista ad un artista particolare, nasce come promoter musicale e speaker radiofonico, lui è Max Casali, cantautore del ’62, i suoi brani raccontano storie, assolutamente sono canzoni da ascoltare.
Potete trovare la sua musica su tutti i digital store.
Ciao Max, bentrovato sulle nostre pagine.
Iniziamo subito presentandoti a tutti i nostri lettori, raccontaci brevemente la tua storia.
Chi sei e cosa fai? Come ti sei avvicinato alla musica?
Ciao a voi e lieto di essere sulle vostre pagine. Le prime strimpellate verso i 14 anni poi sempre immerso nella musica a vario titolo. Subito come speaker in radio locali della capitale, poi ballerino di break-dance per 15 anni . A seguire ho inciso uno dei primi rap in Italiano “U.K.Mania” (1987) e dopo “Clean Dream”(1990) prodotto da Gazebo. In seguito la svolta cantautorale, mentre curavo anche il management per organizzare concerti locali con gruppi dell’Underground. Insomma, un grande impegno ma al contempo piacevole.
- Abbiamo letto che questo è il tuo terzo lavoro a distanza di diversi anni, come mai pubblichi ogni cinque anni? Preferisci curare tutto nei minimi dettagli da quello che si può capire…
Perché la mia ricerca testuale comporta un bel po’ di tempo, in quanto non mi piace essere banale e, se mi accorgo che un testo risulta dozzinale mi scatta subito l’allarme per ricercare uno scrivere più edificante per me…poi se lo è anche per qualcun altro ne sono felice, soprattutto se da una frase ne ha ricavato un involontario consiglio. - Quale significato dai alla musica? Descrivi la musica con una frase.
Ma sai…la musica è musa, amante, sorella capricciosa..insomma, un mondo pieno di sorprese e di sostegno introspettivo e ( perché no? ) evasione costruttiva
- Veniamo al tuo ultimo lavoro intitolato “St3rzo” vuoi parlarci di questo album? Com’è nato e di cosa parla?
Ho scelto questo titolo in quanto mi proponevo una virata stilistica e poi perché è il mio terzo disco: quindi un calembour espressivo racchiuso in una unica parola ma col doppio significato. E’ pieno di argomenti sociali verso quelle magagne e storture che gambizzano il nostro Paese e che non gli permettono di rialzarsi per mostrare il lato migliore e che (nonostante tutto) ci invidia tutto il mondo. Parlo anche dei tanti pericoli della rete in “Far-Web” , della pericolosa noia giovanile (“Segnali di noi(a)”) che gli fa fare delle idiozie, a volte (purtroppo) mortali solo perché sbandano al cospetto di mancanza di un orizzonte incoraggiante e per mancanza di vicinanza ed affetto. Ma, nel disco c’è molto altro da scoprire se si ha voglia di sostare di più sui testi. - Qual è il brano che ti rappresenta di più o quello a cui dai più importanza?
“Bulli e Rupe”, poiché la piaga dei prepotenti si allarga a macchia d’olio con spirito di emulazione e la canzone la dedico a coloro che stanno facendo quadrato con la nascita di Fondazione che tutelano i più deboli ed indifesi. Ma la legge per i colpevoli va appesantita il più presto possibile altrimenti ci saranno ancora tanti episodi tristi. - Raccontaci brevemente ogni traccia dell’album…
Oltre a quelle descritte sopra, parlo della lentezza della Giustizia, della Manipolazione di popolo, di coloro che son capaci solo di criticare senza fare nulla nella vita, parlo dei ponti che crollano, delle disoneste agenzie-stampa che illudono gli artisti promettendo il nulla. Concludo con una dedica aperta a tutti gli italiani “Popolo di maghi” - Per quale motivo fai musica? E per quale motivo la gente dovrebbe ascoltare le tue canzoni?
Perché se l’arte ti circola dentro, perché dovrebbe rimanere inespressa? E non fa nulla se investendo energie, denaro ed impegno non venga recepita da tanta gente. Intanto, fai onore ad una piccola capacità che senti. Poi, quel che viene, viene….
- Scegli una canzone di questo album, quella più importante o rappresentativa per te, e scrivici la frase più significativa.
A parte “Bulli e Rupe” di cui ti dicevo prima…direi “Segnali di noi(a)” poiché se i giovani sono tediati, occorre intensificare attenzione ed affetto altrimenti il ragazzo sarà convinto che “….se pensi che sia figo strisciare un altro rigo, non farti fregare cosi….” Ecco, questa la ritengo la frase-cardine. - Sono trascorsi dieci anni dal tuo primo LP “Per certi versi” che differenze noti tra la persona che sei ora e quella che eri dieci anni fa?
Vedi, ho sempre provato a cercare nuove soluzioni. Non so se ci sono riuscito, però il Max di allora non è, poi, sostanzialmente cambiato nella passione espressiva rispetto a quello di oggi. Ecco, a me che piace dare varianti su ogni cosa, questa invece amo conservare intatta. - Che consiglio daresti in questo momento al Max di cinque o dieci anni fa?
Prima di cominciare ad incidere i brani di “St3rzo” gli ho detto… di apportare più semplicità testuale…ma quel Max mi ha ascoltato solo in parte ma non lo fa apposta poiché persegue in ogni parola l’onesta scritturale. - Siamo arrivati a fine intervista… Domanda a scelta.
C’è qualcosa che non ti ho domandato ma che avresti voluto ti chiedessi? Puoi farti una domanda e risponderti.
(la salto….mille grazie comunque!!)
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