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La chiacchierata di oggi è ad un artista che non avevamo ancora intervistato, molto particolare, un rapper dal fascino maledetto e il cuore sensibile. Scopriamo insieme di chi si tratta…
lui è Trunchell, Etc. e ci prensenta “Truman Show”.

Ciao Trunchell, benvenuto sulle nostre pagine, presentati per coloro che non ti conoscono raccontando brevemente chi sei e raccontaci da dove ha origine il tuo nome d’arte.
Ciao a tutti! Sono Francesco, un ragazzo di 22 anni originario della Basilicata, ma mi sono trasferito a Milano da quasi 4 anni ormai. Studio giurisprudenza, ma la musica fa e farà sempre parte della mia vita. “Trunchell, Etc.” proviene innanzitutto dal mio cognome (Truncellito) e da una sorta di visione post-apocalittica, in cui, dopo la fine di tutto, rimango solo io (Trunch), il mio inferno (Hell), e quell’ “Etc.” indica tutto ciò che l’uomo ancora non può e non riesce a comprendere e minimizza con un semplice “Eccetera”.

⁃ Come e quando hai iniziato a fare musica?
Ho iniziato a fare musica all’età di 10 anni. Fino al 2017 ho suonato la batteria in varie band punk e alternative rock. Dal 2018 ho dato vita a questo progetto da “solista” di Trunchell, Etc. Sono sempre stato un assiduo ascoltatore di musica, prediligevo il rock e il metal, e solo più recentemente ho scoperto di apprezzare anche la musica rap/hardcore. Devo molto a mio padre e mio zio che mi hanno fatto approcciare alla musica, in particolare a questi generi.

⁃ Cosa deve avere, secondo te, un artista per poter avere successo al giorno d’oggi?
Sicuramente deve accontentare e andare in contro alle esigenze del pubblico. Sarebbe una cosa più che giusta se non fosse il parametro più rilevante in questo ambito. Personalmente, credo che un artista debba sì far musica per il pubblico, ma dovrebbe ascoltare anche le proprie di esigenze. Non scriverei mai un brano che possa piacere ESCLUSIVAMENTE al pubblico e non a me in primis. Ma anche questo è un fattore estremamente soggettivo, io voglio e spero di arrivare ad un pubblico che abbia voglia di conoscere, crescere, aprire la propria mente ed emozionarsi con la musica. Il primo passo verso il successo è non aspettarselo a priori.

⁃ Il tuo ultimo singolo si intitola “Truman show”, vuoi parlarci di come è nato, di cosa parla e qual è il messaggio che vorresti mandare?
“Truman Show” è il brano più intimo che abbia scritto fin ora. E’ la prima volta in cui un brano rispecchia a pieno il mio personaggio e combacia perfettamente con la mia persona. Racconto di tempi passati, in cui l’ansia e la paranoia erano presenti nel mio quotidiano a tempo pieno, racconto di come ci si possa sentire piccoli quando bisogna affrontare un mostro invisibile, un qualcosa che non si può vedere e dal quale non ci si sa difendersi. E’ un invito ad ascoltarsi, a capire quando c’è qualcosa che non va anche se non immediatamente visibile e, soprattutto, a parlarne e sfogarsi sia con le persone che amiamo e sia con esperti in ambito. Non abbiate paura di farlo.

⁃ Scrivi la frase più importante del brano… e se vuoi spiegaci il significato.
“Quando piango mi nascondo, come fossi morto, sotto un cuscino. E se ti amo mi nascondo, come fossi muto non mi esprimo.”
Questa frase racchiude il secondo macro-concetto del brano. Ho voluto parlare di un mio problema che riscontro da tempo e su cui vorrei lavorare per migliorare: il fatto di non riuscire a dimostrare abbastanza nelle relazioni, che siano familiari, d’amicizia, ecc…
Sento come se, esprimendo a pieno ciò che provo, mi rendessi vulnerabile e tendo a non farlo mai completamente. Ma, anche per quanto riguarda questo aspetto, voglio invitare tutti ad essere completamente trasparenti con le persone che si amano.

⁃ Quali sono i tuoi progetti per il futuro?
A livello musicale, sto preparando il prossimo singolo e un EP. L’elemento principale sarà il veleno, in ogni sua forma e si concentrerà sulla rinascita personale. Proprio per questo tutto girerà intorno al numero 9, unico numero i cui multipli si riducono ad esso stesso, proprio per metaforizzare la forza del proprio io. L’anno prossimo, inoltre, conseguirò la laurea in giurisprudenza in Bocconi. Vorrei riuscirei a mantenere in parallelo musica e lavoro.

⁃ Qual è stata l’esperienza più significativa che hai avuto?
Tra le esperienze più toccanti in assoluto mi sento in dovere di citare l’incontro con Marilyn Manson, persona che stimo infinitamente sia dal punto di vista umano che artistico. Ho preso molta ispirazione da lui per la realizzazione del mio personaggio e della mia musica in generale. La sua filosofia di vita e la sua visione riguardante determinati ambiti combaciano perfettamente con la mia, è stata una lunga chiacchierata e ha posto le basi per la persona e il personaggio che sono ora.

⁃ Cosa pensi della musica di oggi? Trovi delle differenze tra la musica di oggi e quella degli anni precedenti?
Credo che si siano modificati alcuni assetti a livello sociale e ciò ha portato inevitabilmente un cambio radicale anche a livello musicale. Sono cambiate le tematiche trattate nei brani e i contenuti stessi. Noto una differenza anche territoriale: in Italia si da molto poco spazio a generi “marginali” di musica. Quelli più in voga sono il rap e l’indie, forse solo da quest’anno sta riprendendo piede il rock grazie ai Maneskin. In ogni caso credo ci sia molta più sperimentazione oggi, sempre più artisti cercano di mischiare generi e sono contento di questo. E’ ciò che faccio o provo a fare anch’io.


– Quali sono gli artisti che hanno influenzato il tuo modo di fare musica?
Il primo in assoluto è proprio Marilyn Manson. Ascolto la sua musica da anni ormai ed è stata fonte di ispirazione assoluta per me. A livello nazionale devo molto ad artisti come Nitro, Axos, Claver Gold, Murubutu. Alcuni mi hanno ispirato a livello di tematiche, altri di flow e altri ancora di contenuti.

⁃ Invece ora invita le persone che leggeranno questa intervista ad ascoltare la tua musica?
La mia musica si presta molto ad essere ascoltata in cuffia. Quindi invito tutti i lettori, che abbiano voglia di fare una pausa di riflessione, ad ascoltare i miei brani ed immergersi nel mio mondo. Bisogna avere un solo requisito: essere curiosi.

⁃ Siamo arrivati a fine intervista… quindi non poteva mancare la domanda a scelta.
C’è qualcosa che non ti ho domandato ma che avresti voluto ti chiedessi? Puoi farti una domanda e risponderti.
Mi chiederei se sia davvero essenziale soffrire per fare musica.

La risposta è che può essere un buon carburante, ma non è tutto. Credo sia molto più difficile scrivere di un malessere che non si è o che non si sta provando. Riuscire a farlo non è da tutti. Io molto spesso, nei miei brani, parlo di un malessere riscontrato esclusivamente dal mio personaggio e non dalla mia persona. Scindere persona e personaggio è fondamentale, altrimenti la persona potrebbe affogare nel personaggio e morire.

 

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Red Owl Records

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