L’intervista di oggi è una chiacchierata con i componenti di una rock band, gli Everglade, la loro musica porta indietro nel tempo, fa pensare un po’ alla musica che si ascoltava negli anni 70-80, dove il rock era predominante.
– Ciao, è un piacere intervistarvi, ormai ci conosciamo da un po’ era giusto e doveroso poter fare questa intervista. Iniziamo subito presentandovi ai nostri lettori, raccontate brevemente chi siete, cosa fate?
Ciao e grazie per questo spazio dove ci dai la possibilità di farci conoscere dai tuoi lettori. Noi siamo una band nata quasi vent’anni fa che fa musica inedita; nello specifico siamo Matteo (voce e chitarra), Luca (batteria) e Mattia (basso).
Il nostro stile si rifà al rock in genere, anche se le nostre influenze musicali comuni arrivano principalmente dal grunge degli anni ’90 e si sono ampliate nel tempo.
- Come vi siete conosciuti e in quale modo avete iniziato a fare musica e come vi siete avvicinati a questo mondo straordinario ma difficile?
Abbiamo iniziato a fare musica come Everglade partendo da un progetto precedente, cui si è aggiunto poi Matteo. Ovviamente nel corso del tempo la band si è evoluta con cambi di formazione, alti e bassi e tutto quanto di norma succede in tutti i gruppi musicali.
- Il vostro ultimo lavoro è stato “The Flock” uscito a fine ottobre, volete presentarcelo? Com’è nato e di cosa parla?
L’ultimo singolo che abbiamo fatto uscire è un brano rock scritto e registrato insieme al nostro amico chitarrista Enrico nella nostra vecchia sala prove. Siamo orgogliosi del risultato sonoro ottenuto, perché di fatto è stato un lavoro totalmente autoprodotto (eccezione fatta per mix e mastering). Il messaggio del brano in buona sostanza è questo: non bisogna lamentarsi troppo delle cose che non vanno perchè alla fine, nel mondo, noi siamo quelli più fortunati e se sei il tipo da “maiunagioia” non vogliamo la tua negatività nelle nostre vite.
- Quali sono i vostri progetti futuri?
Al momento ci accontenteremmo di tornare a suonare in sala prove (qui è zona rossa), ma guardando più in là abbiamo altri nuovi brani da far uscire ed è probabile che venga pubblicato prossimamente anche un remix della stessa “The Flock”. - Descrivete la vostra musica con un aggettivo o con una breve frase…
Indipendentemente dal brano Everglade che si ascolta, la cosa che si percepisce è l’alchimia particolare che c’è tra noi. Cosa che di sicuro si vede quando suoniamo insieme live. - Diteci una frase del brano che ritenete più importante e significativa…
Non possiamo non citare “The Flock”: è uscita dopo un bel po’ da quando è stata scritta ma secondo noi si è ben integrata con il periodo che stiamo vivendo. Ecco la frase, presa dal ritornello: “I cannot stand the way you see everything black”. Ci vuole positività!
- Secondo voi, perché la gente dovrebbe ascoltare la tua musica?
Perché è fatta con il cuore. E a dirla tutta, a differenza di alcune cose che girano in radio, anche con strumenti veri (hehe). - Avete un brano a cui siete legati particolarmente e per quale motivo?
Sicuramente “Danko”. Non tanto per come è stato realizzato (anche questo autoprodotto), ma perché è stato il primo pezzo che abbiamo registrato in tre ed è il primo nel quale Matteo si “presenta ufficialmente” come chitarrista della band. - Stiamo vivendo tutti un periodo difficile, a causa del covid, quale sarà la prima cosa che farete quando sarà tutto finito? (anche non legata alla musica)
Ognuno di noi ha delle cose personali e legate ai propri affetti che ha voglia di fare non appena sarà possibile. Come band quello che ci piacerebbe fare, anche se è banale da dire, è suonare dal vivo.
- Siamo arrivati a fine intervista… Domanda a scelta.
C’è qualcosa che non Vi ho domandato ma che avreste voluto Vi chiedessi? Potete farvi una domanda e rispondervi.
Ad esempio nessuno ci ha mai chiesto di cosa parliamo nella pausa sigaretta delle prove, ma pensiamo che il mondo non sia ancora pronto per saperlo.
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