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Manco è un artista che incarna la fusione tra radici musicali internazionali e un cuore profondamente italiano. Con il suo stile inconfondibile che intreccia blues, rock, soul, funk e folk, riesce a creare un sound unico, arricchito da testi introspettivi e malinconici. Dopo aver conquistato il pubblico con album e singoli che raccontano storie di vita autentiche, oggi presenta “Mai Abbastanza”, un brano che unisce energia, groove e un messaggio potente. Abbiamo avuto il piacere di intervistarlo per approfondire il suo nuovo progetto e scoprire di più sul percorso artistico che lo contraddistingue.

  1. Benvenuto sul nostro magazine, presentati ai nostri lettori, raccontando qualcosa di te per attirare i fan…
    Ciao a tutti, sono Manco, che poi è il mio cognome, suono la chitarra, canto, scrivo e sono un nerdone. Il mio mondo è fatto di chitarre, chitarrismo vintage, folk, blues, rock, fantasy, videogames e cultura country/western!
  2. “Mai Abbastanza” mescola rock, funk e soul per parlare delle ansie da prestazione della tua generazione. Cosa ti ha ispirato a scrivere questo brano?
    E’ nata da due esigenze espressive: scrivere una canzone che avesse più groove, si spostasse verso regioni più funky e soul ma mantenendo una vena blues rock nel chitarrismo, e che con una melodia ritmata e leggera parlasse della Sindrome dell’Impostore. Sposta il focus su quel che non ci si riconosce e non ci si concede e su come la struttura sociale in cui è nata e cresciuta la mia generazione ci abbia in parte portato a essere così: sempre in ansia, sempre con la paura di non essere abbastanza, che sia necessario raggiungere un risultato sempre più grande senza mai riuscirci, sempre dietro ai numeri, ai traguardi, sempre a rincorrere la perfezione.
  3. Il messaggio di “Mai Abbastanza” è profondamente attuale. Come credi che la musica possa aiutare i giovani a liberarsi dalla corsa ai numeri e alla perfezione?
    Credo che sia un’arma a doppio taglio. Se ne prendi l’essenza vera, te ne freghi, perché ti perdi tra i suoni, le parole, le emozioni, il processo creativo. Se stai dietro al successo, ne diventi schiavo. Ci diventi matto dietro. E purtroppo bisogna ammettere che il mercato della musica oggi spinge verso questa corsa ai numeri e alla perfezione d’immagine, salvando qualche coraggioso che riesce anche andando contro gli schemi e le gare. La musica può aiutare se viene utilizzata o creata con il suo scopo originario, quello di esprimersi e condividere, non di fare a gara.
  4. Il tuo stile musicale abbraccia molti generi, dalle radici blues al folk malinconico, fino al groove del soul. Come riesci a far convivere queste influenze nei tuoi brani?
    Semplice! Sono tutti generi che adoro ascoltare, alcuni fin da quando sono bambino (grazie a mio padre appassionato di rock e di soul), quindi per me è naturale. Un periodo prendo fissa con uno stile o un sound, e provo a scrivere una o più canzoni con quelle vibes, un periodo con un altro. Il bello viene quando vibes diverse di si miscelano in maniera naturale perché sono la somma di ciò che ascolto e vorrei sentire in una canzone…ma devo dire che ci sono alcuni, fuori dall’Italia, che riescono già molto bene in questa fusion e a loro mi ispiro molto.
  5. Il tuo sound trae ispirazione da tradizioni musicali internazionali, ma il songwriting resta profondamente italiano. Come bilanci questi due aspetti nella tua musica?
    Con molta fatica  E’ un esperimento difficile, che a volte mi fa andare lento, a volte non mi fa scrivere per tanto tempo, a volte mi scoraggia. Ma fare la musica all’italiana per dirla così, non mi attira tanto, ma neanche ci riesco, non ce l’ho naturale. Parto sempre con la chitarra e le cose che vengono fuori sono molto american style, come dicono molti amici e colleghi/miei. Però poi mi ci viene di cantare in italiano sopra e soprattutto in inglese mi sento inutile. Spesso me lo dicono, ma con questo stile canta in inglese, alcuni pezzi ci starebbero una favola. Vero, a cosa avrei apportato di nuovo? Quello che mi spinge è proprio questa sfida, provare a creare, anche se in maniera infinitesimale, qualcosa che non c’è o almeno una cosa che vorrei sentire nel panorama italiano ma non trovo.
  6. Sei un artista che dà il meglio di sé nelle performance live. Come descriveresti l’energia che porti sul palco e il tuo rapporto con il pubblico durante i concerti?
    Quando il pubblico c’è e risponde, porto grande energia rock e grande pathos soul nelle ballate. E’ dove preferisco stare. Qualcuno il pubblico e caldo e responsivo, il tempo vola ma vorrei non finisse mai. C’è una carica emotiva bellissima. I miei concerti sono molto energici e direi…BLUES!
  7. La tua canzone “Proiettile” è ispirata ad Arthur Morgan di Red Dead Redemption 2. Cosa ti ha affascinato di questo personaggio e come hai trasformato la sua storia in musica?
    Il fatto che sia uno dei personaggi del mondo videoludico più profondo, sfaccettato e interessante degli ultimi 10 anni credo! Scherzo, ma veramente è un personaggio reale, concreto, non un supereroe, con cui empatizzi fin dal primo minuto. E’ un uomo dal buon cuore, ma la vita è stata sfortunata con lui è l’unico modo che conosce per sopravvivere, nell’America del 1899, è quello di fare il fuorilegge. Ha un’etica, non spargere sangue inutile, lasciar stare gli indifesi e gli innocenti, rubare solo ai ricchi e agli sfruttatori, odia la schiavitù: una sorta di Robin Hood del far west. Ma la realtà è ben più dura, e non sempre riesce a seguire il suo codice e si trova ad agire come non vorrebbe, per sopravvivere. Questa storia mi ha toccato molto giocando il gioco e alla fine una notte ho sognato una parte del testo e la mattina dopo l’ho dovuto subito mettere su un giro armonico che avevo, che mi suonava molto western, ma su cui non sapevo che storia raccontare…finché non ho conosciuto Arthur!
  8. Dalla finale di Rock Targato Italia ai concerti con artisti come Giovanni Truppi e Riccardo Sinigallia, hai accumulato una vasta esperienza. Come questi traguardi hanno influenzato il tuo percorso artistico?
    Sono esperienze, cresci sul palco, capisci come funziona il giro underground, conosci artisti con più carriera di te. Ma vedi anche un po’ lo sporco, la tristezza, l’ipocrisia, l’inutilità di alcuni passaggi. Non ne parla mai nessuno, quasi si debba fare i buonisti per forza, ma a me questo ruolo finto non piace. Ma è esperienza anche questa, bisogna anche vedere le disorganizzazioni, le cose non pulitissime, per rendersi conto in che ambiente si sta.
  9. Guardando al futuro, quali sono i tuoi prossimi progetti e c’è un messaggio che vorresti lasciare al pubblico che ti segue?
    Progetti futuri sono l’EP di prossima uscita (12 dicembre) in cui questi nuovi brani sono contenuti insieme ad altri. Il ritorno live con un grande concerto in Power Trio dopo due anni di stop, e poi il ritorno in tour. Ma anche tanti contenuti dal vivo, compresa l’uscita di un album Live. Il messaggio che voglio comunicare con questa nuova uscita e i concerti annessi che non siamo soli nelle nostre debolezze, le ho io, le abbiamo tutto. Condividerle e raccontarcele, cantarci e ballarci su ci aiuta ad esorcizzarle ed alleggerirle, così come fa un vecchio blues.
  10. Siamo giunti alla conclusione dell’intervista. C’è un aspetto che desideri condividere ma che non abbiamo avuto l’opportunità di chiederti? Potresti porti una domanda e condividere la risposta con noi?
    La domanda che mi pongo è dove mi vedo domani? E mi rispondo: spero sempre con la stessa voglia di cercare, creare, raccontare e sperimentare. Quella scintilla di meraviglia da bambino, aldilà dei numeri e dei successi.Un saluto agli amici di PaKo Music e Rock on!

Conclusione
Con un talento che sfida i confini dei generi musicali e una capacità unica di raccontare emozioni universali, Manco continua a lasciare il segno nella scena musicale italiana. “Mai Abbastanza” è una nuova testimonianza della sua autenticità e della sua ricerca costante. Non vediamo l’ora di scoprire quali nuove storie ci racconterà in futuro e quali emozioni ci regalerà con la sua musica. Grazie, Manco, per questa intervista e per aver condiviso il tuo mondo con noi!

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