Oggi siamo onorati di ospitare Edoardo Gastaldi, un compositore che ha trasformato la propria passione per la letteratura e la filosofia in un progetto musicale straordinario. Con il suo ultimo brano, “Frammenti di Baudelaire,” Edoardo ci invita a esplorare la profondità delle emozioni e dei pensieri ispirati dalle opere di Charles Baudelaire. In quest’intervista, Edoardo ci parla della sua ispirazione, del processo creativo e del significato profondo che ha voluto trasmettere con questa composizione. Scopriremo insieme il cuore e l’anima di questo progetto, oltre ad alcuni tratti più personali del percorso artistico di Edoardo.
1. Bentornato sul nostro magazine, prova a dire qualcosa di te che possa attirare altri fan.
Un buongiorno a tutti i lettori di PaKo Music Magazine ed un ringraziamento speciale allo staff per parlare ancora una volta della mia musica. Io credo che in definitiva quello che possa (o non possa) attirare i fan o eventuali persone interessate, sia ciò che un artista trasmette. Il livello di verità, di semplicità di condivisione, e di facilità di risonanza di pensiero. In ciò che faccio cerco di essere fedele a me stesso e di trasmettere ciò che traspare: i miei sentimenti. Magari chi mi ascolta mi conoscerà meglio di chi mi frequenta! Se volete dare una prima o seconda chance alla mia musica, vi consiglio di esplorare i vari brani… Nulla di più.
2. “Frammenti di Baudelaire” è ispirato al grande poeta francese. Cosa ti ha portato a creare un brano dedicato a Baudelaire e alla sua visione del mondo?
L’ultimo brano pubblicato, “Frammenti di Baudelaire”, è una chiara ispirazione ai lavori del grande poeta e scrittore Charles Baudelaire. L’idea di descrivere in forma musicale i pensieri dell’autore francese è nata a seguito della lettura della sua raccolta di poemetti in prosa “Lo Spleen di Parigi”. Leggendo l’opera ho avuto l’impressione di una forte correlazione tra le visioni dell’artista e ciò che io stesso cerco di condividere in musica: la stessa visione del mondo, dedicata alla profondità nascosta ma che deve essere ricercata, ai simboli delle condizioni personali e sociali che vengono esaltati dalle parole (o dai suoni), ed anche a quel sentimento di speranza ma al contempo di attenta e critica consapevolezza della condizione umana. Ho cercato di riportare e condensare questi sentimenti in un brano strumentale.
3. La tua musica trasmette profondità e introspezione. Quali elementi specifici hai voluto includere in questo brano per evocare il pensiero di Baudelaire?
Sono contento di leggere che la musica che creo sia in grado di trasmettere profondità ed introspezione. Oltre ai sentimenti sopradescritti, quindi una condensazione di riflessione, consapevolezza, e slancio di comprensione del mondo, ho cercato di includere nel brano un ulteriore sentimento. Leggevo che Baudelaire camminava spesso per la città di Parigi e scriveva poesie o poemetti su ciò che incontrava, sulle persone, gli oggetti, le situazioni. Leggendo “Lo Spleen di Parigi” talvolta ci troviamo immersi in scene quotidiane descritte da un punto di vista bellissimo, quello di un autore che cerca i significati secondari. Così facendo, Baudelaire regala ai lettori anche un sentimento, forse non voluto, quello del poter fermare il tempo che scorre ed il vedere gli stessi paesaggi che vedeva lui. Proprio pochi giorni fa, una persona mi ha fatto notare una somiglianza estremamente vicina a questa descrizione, dicendomi come le mie creazioni fungono da “sottofondo per ogni paesaggio” (Grazie, E.). Devo ammettere che al momento rimasi particolarmente colpito ed affascinato. Dare alla musica potere visivo oltre che uditivo è proprio ciò che cercava di fare Baudelaire: dare alla scrittura un potere che andasse ben oltre l’uso di una penna o la lettura di alcune pagine. L’arte diviene arte in tutto e per tutto.
4. Hai dichiarato che il brano mira a “creare una ferita” per permettere all’ascoltatore di esplorare una consapevolezza più profonda. Come pensi che la musica possa essere uno strumento di riflessione e guarigione?
La musica ci porta ad ascoltare. E per ascoltare un prerequisito necessario è un isolamento mentale, quantomeno parziale, per poter percepire ciò che sentiamo. Dunque la musica ci porta a passare dei momenti in più con noi stessi, che possono diventare momenti preziosi di allentamento delle tensioni, e possono anche portare a riflessioni. Il contesto della guarigione (ovviamente intesa in senso puramente speculativo…, come guarigione emotiva e consapevole) potrebbe essere il passo successivo. Non fatto dalla musica in sé, ma dalla persona che, ascoltando il brano, riesce a vedere oltre, a capire che tipo di decisione prendere, come comportarsi. La musica come sempre agisce come un mezzo che pone le condizioni per portare l’ascoltatore da uno stato ad un altro. La musica crea le ferite, e chi ascolta può porsi nella condizione di incanalare la consapevolezza derivante da quelle ferite per evolvere la propria condizione in traiettorie differenti.
5. Durante il processo creativo di “Frammenti di Baudelaire,” hai incontrato delle sfide particolari? Se sì, come le hai affrontate?
Il processo creativo è stato divertentissimo. Più volte ho pensato di non pubblicare il brano poiché stava diventando tutto troppo complicato. Inizialmente gli accordi erano scritti al pianoforte, ma il brano non rendeva affatto, sembrava molto piatto e poco profondo. Così dopo non pochi tentativi ho deciso di sperimentare una trascrizione complessiva per strumenti più “eterei”, se vogliamo così definirli. Come si può sentire dal brano, sono presenti sintetizzatori, archi (processati con non pochi effetti…), pad, e cori. Sono contento del risultato. Ora sembra un brano onirico a tutti gli effetti.
6. Da ascoltatori, percepiamo le influenze di generi classici e sperimentali. C’è un compositore o un’opera che consideri una fonte di ispirazione costante?
Potrei nominare un autore che mi ispira dal passato ed un autore che mi ispira dal presente. Chopin è stato un’influenza essenziale, soprattutto per la mia fase pre-compositiva. Negli anni di studio è stato forse uno dei pochi musicisti di cui mi sia profondamente appassionato. Ad oggi i suoi preludi mi affascinano moltissimo e sono oggetto di continua ispirazione armonica.
Muovendo l’attenzione sul moderno e sperimentale, un autore che considero fonte di ispirazione costante è il musicista e polistrumentista Chris Bartels. Bartels crea musica in una infinità di generi differenti e con un numero ancora maggiore di pseudonimi e nomi d’arte. La sua ricerca – spontanea ed appassionata – è una sorta di vero e proprio amore per la musica. Mi fa credere che esista ancora una purezza, che è la stessa che ricerco anche io.
7. I tuoi lavori precedenti, come “Ti Regalerò dei Fiori” e “Quadrifogli”, hanno sempre avuto una vena emotiva intensa. Come pensi che “Frammenti di Baudelaire” si inserisca in questo percorso artistico?
Riprendendo le frasi appena espresse nel paragrafo precedente, credo che un percorso artistico naturale sia un po’ la conseguenza di un percorso di vita. Una ricerca. in “Quadrifogli” e “Ti Regalerò dei Fiori” esprimevo empatia e redenzione per due persone care, a cui i brani sono dedicati. In “Frammenti di Baudelaire” esprimo gli stessi nuclei emotivi ma per un poeta di spessore, le cui opere risuonano moltissimo con me. Sotto un certo punto di vista, quest’ultimo brano è uno specchio in cui cerco di volere a me stesso tanto bene quanto ne ho voluto alle altre persone. Si tratta di un lasciapassare, una scena di finzione narrativa in cui Baudelaire torna, mi guarda e mi dice “Questo sei tu, e questo è anche il mondo che descrivi e che precedentemente ho descritto io. Vuoi essere la finestra attraverso cui il mondo descrive il mondo? Vuoi languirti e rimanere spettatore delle vite che descrivi? O vuoi andare dalla parte del mondo, e vivere, perdendo però la capacità artistica?”. Come un chiedermi, “Vuoi essere come gli uomini vuoti di TS Eliot, scavati dentro e privi di sentimento? O come l’albero di fico attorno a cui girano e girano e girano in cerca di qualcosa in cui credere?”. Ed onestamente è difficile. Spero che continuando queste ricerche e sperimentazioni io possa comprendere anche la mia di strada.
8. Un argomento personale: cosa ti ha avvicinato al mondo della musica e cosa ti motiva a continuare a creare?
Diciamo che è stato un percorso molto discontinuo, talvolta frammentato, molto più spesso bilanciato da opposizioni. Iniziai a frequentare una scuola di musica durante i primi anni delle scuole superiori. Mi piaceva il pianoforte. Ho continuato per lungo tempo, arrivando ad un discreto livello di lettura di spartiti e di esecuzione di brani classici. Poi, verso la metà del mio percorso di laurea triennale, il tempo libero iniziava ad essere veramente poco e, soprattutto, discontinuo. Per necessità ho abbandonato la scuola di musica. Ma la passione è rimasta intatta, al punto che diverse sere alla settimana mi sedevo al pianoforte e suonavo, suonavo. Conoscevo via via meno brani, poiché quelli che avevo imparato li scordavo (purtroppo con i classici funziona così). E dunque sono emerse le prime sperimentazioni, le prime improvvisazioni. Mi sono accorto di saper scrivere, oltre che saper leggere la musica. E così verso la fine del 2021 ho iniziato a pubblicare brani composti interamente da me e dal mio amato pianoforte. ciò che mi permette di mantenere un numero elevato di compromessi e che fa rimanere la voglia e la scintilla in me ogni giorno, è un amore sconfinato per la musica. Come disse un mio collega, “Ogni melodia è già lì, sono tutte già pronte, il nostro compito in quanto artisti è trovarle e farle emergere” (Igor Ferreira). Esiste però un altro motivo per cui scrivo musica, un motivo forse più egoistico: ogni essere umano ha un intrinseco bisogno di essere ricordato, di lasciare qualcosa al mondo. Mesi fa stavo scrivendo un brano per un collega oltreoceano, di nome Sergio, e lui mi disse una frase che mi è rimasta nel cuore e che ritengo estremamente vera e che forse racchiude il senso di ciò che creo: “In un mondo dove nulla permane, noi produciamo artefatti statici. Mementos of spirit… Speriamo che possano vivere per sempre. Mantenendo una risonanza attraverso i decenni. La verità è che molto di ciò che creiamo non ce la farà, verrà dimenticato. Ma qualcosa potrebbe essere ricordato. Il nostro compito è continuare a creare” (Grazie, Ostel).
9. Il tuo pubblico sta crescendo, ma creare e mantenere un legame con i fan non è sempre facile. Come riesci a condividere le tue esperienze più intime con loro attraverso la musica?
Ora lo dico ed ora lo smentisco, sperando che qualche empatia arrivi, mantenere un legame con i fan e con tutte le persone che mi contattano per i motivi più svariati, è pressoché impossibile. Purtroppo ritengo di essere nato nell’epoca sbagliata, quella in cui è molto facile sentirsi sulle spalle il carico di una pseudo-notorietà. La facilità immensa delle connessioni e del raggiungere le persone, fa in modo che io spenda più tempo nel mantenere contatto con chi mi cerca piuttosto che nel vivere la mia vita. Ed è qui che torno al cuore della vostra domanda. Gioco il mio asso nella manica: la musica. In tutto questo tumulto di persone, di necessità di ricevere informazioni, la mia musica può essere un attrattore. Agire come una sorta di sigillo in cui una persona può trovare ciò che cerca senza andare fuori, senza necessità di avere effettivo contatto con il mondo. La musica diventa un potente mezzo di trasmissione delle emozioni dell’artista, ma anche un nitido specchio delle condizioni dell’ascoltatore.
10. Siamo giunti alla conclusione dell’intervista. C’è un aspetto che desideri condividere ma che non abbiamo avuto l’opportunità di chiederti? Potresti porti una domanda e condividere la risposta con noi?
Non molto tempo fa stavo guardando un programma televisivo in cui uno scrittore presentava il suo recente libro, e ricordo, disse una frase che mi è rimasta in mente.
Il mondo di oggi è basato su decisioni rapide, fredde, abitudinarie, piuttosto che su riflessioni, comprensioni.
L’autore, Mario Calabresi, espresse un pensiero che può essere riassunto dalle seguenti parole: da quando decidere è diventato più importante che capire? Abbiamo la vita scandita in momenti per cui ad ognuno di essi corrisponde una decisione da prendere. Siamo con il fiato alla gola. Bisogna invece coltivare qualche domanda, oltre a tutte queste certezze di cui non sappiamo che farcene.
Una domanda… Facciamoci una domanda e lasciamola tale, senza risposte. E non la faccio a me questa domanda ma a chi sta leggendo. Non è che stiamo semplicemente scappando dall’essere autentici con noi stessi? Che cosa potremmo fare per tornare sui nostri passi? Magari ascoltare musica potrebbe aiutare? (La mia, ma non necessariamente ahah!).
Ancora un sentito ringraziamento a PaKo Music Magazine per questa meravigliosa intervista.
Conclusione:
Ringraziamo Edoardo Gastaldi per aver condiviso con noi il profondo legame che lo unisce al progetto “Frammenti di Baudelaire” e per averci portato nel suo mondo musicale. Il suo approccio alla musica e alla letteratura è un promemoria che l’arte è uno spazio in cui possiamo incontrare i nostri pensieri più nascosti. Siamo impazienti di seguire il suo viaggio musicale e scoprire le nuove sfumature che sicuramente continuerà a regalare ai suoi ascoltatori.
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