Skip to content Skip to sidebar Skip to footer
Davide Fasiello è tornato a emozionarci con un nuovo, straordinario brano, “Frammento Effimero”. Dopo il successo di “Lacrime di carta”, Fasiello si riconferma un pianista e compositore capace di trasformare note in emozioni e di portare l’ascoltatore in un mondo di introspezione e bellezza transitoria. Abbiamo avuto il piacere di parlare con lui per approfondire il suo viaggio musicale, le ispirazioni dietro la sua ultima creazione e le sfide della sua carriera.

1. Bentornato sul nostro magazine, prova a dire qualcosa di te che possa attirare altri fan.

Grazie per avermi ospitato di nuovo sul vostro magazine! Per chi non mi conosce ancora, sono Davide Fasiello, un pianista e compositore con una grande passione per creare musica che esplori le emozioni più profonde. Mi piace combinare elementi della tradizione classica con sonorità moderne e minimaliste, cercando sempre di offrire un’esperienza musicale intima e riflessiva.

Una curiosità su di me: amo prendere ispirazione dalle piccole cose della vita quotidiana, quei momenti che sembrano banali ma che, a guardarli più da vicino, rivelano una bellezza straordinaria. Credo che la musica sia un ponte tra ciò che sentiamo e ciò che non riusciamo a esprimere a parole, e mi piace pensare che le mie composizioni possano aiutare gli ascoltatori a connettersi con le proprie emozioni.

Se siete curiosi, vi invito a seguire il mio lavoro e a scoprire la mia ultima composizione, Frammento Effimero. Spero possa toccare anche voi così come ha toccato me mentre la creavo!

2.”Frammento Effimero” è il tuo nuovo brano. Cosa significa per te e cosa vorresti che il pubblico percepisse ascoltandolo? 

Frammento Effimero” rappresenta per me un viaggio attraverso la fragilità e la bellezza del tempo. È una riflessione su quegli istanti della vita che, pur essendo fugaci, rimangono impressi nella nostra memoria come ricordi preziosi. Creare questo brano è stato un modo per esplorare l’idea che la bellezza risiede non nella durata, ma nell’intensità con cui viviamo l’attimo.

Vorrei che il pubblico, ascoltandolo, si sentisse libero di rallentare, di fermarsi e di abbracciare il momento presente. Spero che le note trasmettano un senso di pace e introspezione, una connessione con ciò che spesso trascuriamo nella fretta quotidiana. Se il brano riesce a far emergere un ricordo, un’emozione, o semplicemente a creare un momento di quiete, allora avrò raggiunto il mio scopo.

3.Parli spesso della bellezza effimera nella tua musica. C’è un momento o un ricordo nella tua vita che consideri un “frammento effimero” e che ha influenzato la tua composizione?

Parlare di bellezza effimera per me significa ritornare a quei momenti che sfuggono rapidamente, ma che restano impressi nella memoria con una forza unica. Uno dei ricordi più vividi è legato a un tramonto che ho osservato quest’estate, seduto in riva al mare, con il cielo che si tingeva di sfumature tra il blu e l’arancione. Mentre il sole si nascondeva all’orizzonte e l’acqua rifletteva quel bagliore dorato, ho percepito una sensazione di assoluta pace e di connessione con la natura.

Quel momento è stato per me un ‘frammento effimero’: un attimo di perfetta armonia che sapevo sarebbe svanito presto, ma che mi ha lasciato un’impressione indelebile. È proprio questo tipo di sensazioni che cerco di tradurre in musica, con note che catturano la delicatezza e la transitorietà di istanti come quello. Spero che chi ascolta le mie composizioni possa trovare nella musica un richiamo a quei momenti preziosi e fugaci della propria vita.

4.Il pianoforte è il protagonista indiscusso dei tuoi brani. Come descriveresti il tuo rapporto con questo strumento? È sempre stato il tuo mezzo principale di espressione?

Il mio rapporto con il pianoforte è nato relativamente tardi, quando avevo 17 anni. Prima di allora non avrei mai immaginato che sarebbe diventato il mio principale mezzo di espressione artistica. È stata una scoperta che mi ha cambiato profondamente: ho trovato in questo strumento una voce capace di tradurre i miei pensieri e le mie emozioni in musica, quasi come se fosse sempre stato lì ad aspettarmi.

Forse proprio perché l’ho incontrato in un momento della vita in cui iniziavo a capire chi fossi, il pianoforte è diventato subito qualcosa di molto personale. Non è mai stato solo uno strumento, ma un ponte verso l’introspezione, la creatività e la connessione con gli altri. Ogni volta che mi siedo a suonare, sento di raccontare qualcosa di unico e di vivere un dialogo intimo con me stesso e con chi ascolta.

Il fatto di averlo scoperto in un’età più consapevole mi ha dato una prospettiva diversa: non lo vivo come una tradizione imposta dall’infanzia, ma come una scelta e una passione autentica, che cresce con me giorno dopo giorno.


5. La composizione alterna momenti dolci e contemplativi a esplosioni di energia. Come riesci a bilanciare questi contrasti e quali emozioni cerchi di evocare in chi ascolta?

Il contrasto tra momenti dolci e contemplativi ed esplosioni di energia è qualcosa che cerco intenzionalmente di costruire nelle mie composizioni. Per me, è un riflesso della vita stessa: piena di alti e bassi, di quiete e caos, di pause e accelerazioni. Questo equilibrio tra opposti è fondamentale per raccontare un’emozione nella sua complessità, evitando che rimanga un’esperienza piatta o unidimensionale.

Nella scrittura musicale, bilanciare questi contrasti significa trovare un dialogo naturale tra i momenti. Spesso parto da un’intuizione melodica o armonica più intima e delicata, che rappresenta una sorta di introspezione. A quel punto, lascio che l’energia cresca gradualmente, come un flusso che inevitabilmente cerca di rompere gli argini, fino a raggiungere momenti di esplosione emotiva.

Le emozioni che cerco di evocare sono legate a questa dualità: voglio che chi ascolta si senta cullato dalla dolcezza, ma anche travolto dalla forza e dall’urgenza della musica. Mi piace pensare che ogni ascoltatore possa trovare qualcosa di personale in questi contrasti, magari rispecchiando i propri stati d’animo o i propri ricordi.


6.Il tuo percorso musicale ha visto molti successi e sperimentazioni. Quali sono state le sfide principali che hai affrontato come artista?

Il mio percorso musicale è stato ricco di soddisfazioni, ma anche di sfide che mi hanno aiutato a crescere sia come artista sia come persona. Una delle difficoltà principali è stata quella di trovare una mia voce autentica, soprattutto in un mondo musicale così vasto e in continua evoluzione. Spesso ci si sente divisi tra il desiderio di seguire ciò che si ama e la necessità di adattarsi a un mercato che cambia rapidamente.

Un’altra sfida è stata affrontare il senso di vulnerabilità che deriva dal condividere le proprie emozioni più intime attraverso la musica. Ogni composizione è un pezzo di me, e pubblicarlo significa esporsi al giudizio degli altri. Questo richiede un continuo lavoro di equilibrio tra il perfezionismo e l’accettazione che la musica non è mai ‘finita’, ma sempre in divenire.

Infine, c’è la parte pratica della carriera musicale: costruire una rete di connessioni, gestire la promozione, e trovare il tempo per sperimentare senza perdere di vista la propria identità. Ogni sfida, però, mi ha dato la possibilità di evolvermi e di approfondire la mia relazione con la musica, trasformandola in un viaggio continuo di scoperta.


7.Da “Lacrime di carta” a “Frammento Effimero,” la tua musica sembra seguire un filo conduttore, quasi come un racconto. C’è una storia più ampia che vuoi trasmettere attraverso la tua discografia?

C’è sicuramente un filo conduttore che lega le mie composizioni, quasi come capitoli di un racconto che si snoda nel tempo. La mia musica nasce dal desiderio di esplorare la natura umana e di dare voce a emozioni universali: la fragilità, la speranza, la nostalgia, la ricerca di significato. Ogni brano, da Lacrime di carta a Frammento Effimero, rappresenta un frammento di questa ricerca, come se stessi componendo una sorta di diario musicale.

Non c’è una vera e propria trama predefinita, ma piuttosto un tema centrale: il tempo. Sono affascinato dalla sua natura fugace e dal modo in cui definisce i nostri ricordi e le nostre esperienze. Ogni composizione è una riflessione su questo tema, un tentativo di catturare l’istante e renderlo eterno attraverso la musica.

La storia che voglio trasmettere è, in fondo, quella di tutti noi: la bellezza di vivere tra momenti di quiete e turbolenza, tra ciò che perdiamo e ciò che ci portiamo dentro. Spero che chi ascolta possa trovare nelle mie note un pezzo della propria storia e sentirsi parte di qualcosa di più grande.

8. Ogni artista trae ispirazione da influenze esterne. Quali sono stati i musicisti o i compositori che ti hanno influenzato maggiormente e come si riflette questo nel tuo lavoro?

Nel mio percorso musicale, ci sono stati molti compositori e artisti che hanno lasciato un’impronta profonda nel mio lavoro. Da un lato, sono ispirato dai grandi della musica classica, come Claude Debussy e Ludovico Einaudi, per la loro capacità di evocare immagini e stati d’animo attraverso una straordinaria semplicità melodica e armonica. Debussy, in particolare, mi ha influenzato per l’uso delle atmosfere sognanti e impressioniste, mentre Einaudi mi ha insegnato l’importanza della delicatezza e dell’essenzialità nel creare una connessione immediata con chi ascolta.

Dall’altro lato, sono attratto dal linguaggio contemporaneo di artisti come Max Richter e Ólafur Arnalds, che fondono il mondo classico con elementi moderni, elettronici e minimalisti. La loro capacità di sperimentare pur mantenendo un forte impatto emotivo è qualcosa che cerco di integrare nel mio approccio compositivo.

Queste influenze si riflettono nella mia musica attraverso l’alternanza di momenti intimi e contemplativi, e passaggi più intensi ed energici, sempre cercando di mantenere un equilibrio tra tradizione e modernità. Credo che ogni artista si costruisca come un mosaico di ispirazioni, ma la sfida più grande è rielaborarle in modo autentico per raccontare la propria storia.

9.Dal punto di vista personale, com’è cambiata la tua visione della musica e della vita dall’inizio della tua carriera a oggi?

Dal momento in cui ho iniziato il mio percorso musicale, la mia visione della musica e della vita si è evoluta profondamente. All’inizio, ero spinto dalla pura passione e dal desiderio di esprimermi, ma con il tempo ho capito che la musica è molto più di uno strumento per comunicare emozioni personali: è un linguaggio universale che può creare connessioni, evocare ricordi e perfino guarire.

Col passare degli anni, ho imparato ad abbracciare l’imperfezione, sia nella musica che nella vita. Ho capito che ogni nota, ogni pausa, ogni scelta musicale, per quanto apparentemente semplice, racchiude un mondo di possibilità. Allo stesso modo, la vita mi ha insegnato a trovare bellezza anche nelle situazioni più incerte e transitorie, riflettendo l’idea che la fragilità e l’inaspettato siano parti fondamentali dell’esperienza umana.

Oggi, vedo la musica come un viaggio continuo, più che una destinazione. È un mezzo per esplorare chi sono, ma anche per entrare in sintonia con gli altri. Questo cambiamento di prospettiva mi ha portato a comporre con maggiore consapevolezza, cercando sempre di creare qualcosa che non solo parli di me, ma che possa anche risuonare con chi ascolta.

10.Siamo giunti alla conclusione dell’intervista. C’è un aspetto che desideri condividere ma che non abbiamo avuto l’opportunità di chiederti? Potresti porti una domanda e condividere la risposta con noi?

È una domanda interessante, perché mi dà l’opportunità di parlare di qualcosa che forse non emerge dalle altre risposte: il mio rapporto con l’imprevedibilità. Se dovessi pormi una domanda, sarebbe questa: ‘Come riesci a trasformare il tuo modo di essere in una forza creativa?’

Come persona con ADHD, la mia mente è sempre in movimento: idee, immagini ed emozioni si susseguono rapidamente, e questo a volte può sembrare caotico. Ma nel caos c’è anche bellezza. Ho imparato a canalizzare questa energia in ciò che compongo, cercando di rendere ogni brano uno spazio in cui il disordine trova ordine, e il movimento trova pace.

Credo che la mia musica rifletta proprio questa dualità: un flusso di pensieri e sensazioni che si intrecciano e che trovano armonia. È una sfida continua, ma è anche ciò che rende unico il mio processo creativo. Vorrei dire a chi ascolta, o a chi si trova a convivere con una mente ‘iperattiva’ come la mia: lasciate che le vostre peculiarità vi guidino. Non cercate di combatterle, ma di trasformarle in arte, in qualunque forma essa prenda.

Conclusione:
Con “Frammento Effimero”, Davide Fasiello continua a stupire e a ispirare, offrendoci un’interpretazione unica e profonda della bellezza nella sua transitorietà. Davide ci lascia con un invito prezioso: vivere intensamente ogni attimo, perché ogni nota, come ogni momento, è irripetibile. Siamo certi che il suo viaggio musicale continuerà a coinvolgere e a far riflettere chiunque si lasci trasportare dalla sua musica.

Spotify Davide Fasiello
Spotify Radio

Contatti Social Davide Fasiello

Instagram
Facebook
YouTube
Spotify

Label
PaKo Music Records

Leave a comment

Visit Us On InstagramVisit Us On TwitterVisit Us On FacebookVisit Us On YoutubeVisit Us On Linkedin