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Benvenuti a questa intervista speciale con Alessio Ruggio, un compositore di fama internazionale che ci porta in un viaggio emozionante nel mondo della musica e delle emozioni. Oggi, scopriremo chi è Alessio, le sue radici musicali, e approfondiremo la sua ultima creazione, “Alchimie”.

Benvenuto, Alessio, e grazie per essere qui con noi. Per coloro che potrebbero non conoscerti, potresti presentarti brevemente e raccontarci delle tue radici musicali?
Ciao! Sono nato a Palermo, ma abito a Parigi da 15 anni. Rispetto alla musica, diciamo che sono cresciuto con un papà che mi ha insegnato tante cose, soprattutto nella trasmissione della sua passione che è la musica. Ad oggi, a livello musicale le nostre vie hanno preso due direzioni diverse, ma resto sempre sbalordito della sua tecnica. Ad oggi mi ritengo un pianista piuttosto semplice, mi piace toccare il fondo dell’anima degli ascoltatori.

Alessio, in che modo la citazione di Beethoven, “Dove le parole non arrivano…La musica parla,” si collega al tuo percorso artistico e alla tua musica?
Sono totalmente d’accordo con questa citazione. Nel mondo della musica, a volte, le parole non servono. Un messaggio, stato d’animo, pensiero o emozione, possono essere trasmessi anche con la musica. La cosa che amo della musica strumentale è che non c’è bisogno di avere per forza un filo conduttore come puo’ essere il caso con un testo cantato. Ogni ascoltatore immagina un qualcosa di diverso. questo è veramente bello.

Descrivi il tuo ultimo lavoro, “Alchimie”, e come il pianoforte e il violoncello si intrecciano in questa composizione.
L’idea è nata un po’ per caso. “Alchimie” è stato composto il giorno prima di una sessione di registrazione. Il pezzo è nato alle 3 di notte!. L’indomani, avevo in testa questa melodia. L’ho presentato in studio. Tutti erano un po’ straniti, non sapevano cosa fare. I violoncellisti non sapevo che fare, il pezzo non lo conoscevano e non l’avevamo mai ripetuto. Gli ho detto : lasciatevi andare alle emozioni, e vediamo cosa esce ed ecco che “Alchimie” è nato.

Il titolo “Alchimie” è affascinante. Potresti spiegarci il suo significato e come si riflette nella tua musica?
“Alchimie” è un titolo che rispecchia bene la composizione. Il suo significato è ambivalente, con un lato oscuro, ma anche gioioso. Ci sono momenti di sintonia totale, momenti un po’ piu’ cupi. “Alchimie” non è solo la simbiosi con un’altra persona. Alchimie va al di là del razionale. Penso che ci sia molto più da spiegare sul titolo che ridurre il tutto al senso primo del termine.

“Alchimie” sembra esplorare l’ambivalenza dell’attrazione tra le persone. Potresti condividere con noi come la tua musica cattura questa complessità delle emozioni?
Non saprei onestamente. Penso che la sincerità e la semplicità paghi sempre. La complessità delle emozioni che procura il pezzo sono dovute al nostro stato d’animo al momento dell’ascolto. Quando ho composto il pezzo, avevo mille emozioni al secondo, tutte diverse. Quelle che hanno prevalso sono state la malinconia, la nostalgia, la speranza, la forza di lottare.

Ci sono elementi specifici in “Alchimie” che rendono questa composizione così intensa e viscerale?
Sicuramente il lato malinconico. è un pezzo che “prende” l’anima. L’intensità di questa composizione non puo’ essere sentita, se non c’è una rimessa in discussione dietro. Il pezzo deve essere ascoltato senza distrazioni e capire se si va nella buona direzione. “Alchimie” è questo. La sensazione è si prova puo’ essere una vera alchimia. Puo’ anche essere il contrario, come un metallo che si trasforma in oro. Cio’ vuol dire che “non è oro tutto cio’ che luccica”. C’è quindi quest’ambivalenza di “Alchimie”. Ognuno ritrova e risente quello che vuole.


Qual è l’impatto che ti aspetti che “Alchimie” abbia sui tuoi ascoltatori? Cosa sperate che traggano da questa esperienza musicale?
L’impossibile, ovvero un mondo più sano. Ad oggi non ci si rimette più in discussione, la colpa è spesso ( o sempre) degli altri. Quando la smetteremo di fare questo? quando impareremo a dire “Perdomani, mi sono sbagliato”?

Con questo pezzo mi aspetto appunto che gli ascoltatori possano risentire questa alchimia tra il corpo e la mente per farne un’unica entità, creare un alchimia anche con il prossimo, perdonare, farsi perdonare, rimettersi in discussione, e dare sempre la migliore versione di noi stessi, in quanto a mio avviso, noi esistiamo solo attraverso il riflesso degli altri.

Quali sono le principali caratteristiche di Alessio Ruggio e del lavoro che lo distinguono come uno degli artisti più promettenti nella scena strumentale, emergente, internazionale?
Sicuramente la semplicità. non c’è niente di più bello. Perché complicarsi la vita quando si può far tutto semplice ed avere migliori risultati?La semplicità, l’onesta, l’empatia, sono delle qualità che possiedo, e che oggi esprimo attraverso la musica. Se non si trasmette passione, non ha senso.

Sei già stato acclamato per il tuo album d’esordio, “Grand Soufre,” e brani come “Origami” e “Degénéréscence Nocturne”. Potresti condividere alcuni dettagli o storie interessanti legati a questi lavori precedenti che hanno contribuito a plasmare la tua carriera?
Diciamo che le mie composizioni raccontano fatti personali, troppo personali, troppo intimi forse. è il mio modo per rispondere ad un bisogno di esternare le mie emozioni. Essendo un grande timido, diciamo che con il tempo ho imparato ad aprirmi e svelarmi grazie alla musica. Non sono abile nei discorsi, frasi o parole. Con le note riesco molto meglio.

Quello che posso dire è che tutti i miei pezzi “forti” sono stati composti in qualche ora. Certo, sono poi stati affinati nel giorni seguenti, ma la base è stata gettata in qualche ora. Quando sto con lo spartito davanti, a cercare le note e gli accordi per il pezzo o la storia che voglio raccontare, non produco niente. Poi, all’improvviso, mi siedo una sera, alle tre di notte, ed esce fuori qualcosa di magico, che mi da la pelle d’oca.

Infine, Alessio, prima di concludere, c’è qualcosa che desideri condividere o una domanda che vorresti che ti fosse stata fatta in questa intervista?
Non ne diro’ di più, ma sicuramente penso che la mia musica stia prendendo una piega diversa. Vi invito ad aspettare i prossimi pezzi nei mesi a venire, pero’ cio’ che è bello nella musica è proprio questo: non essere catalogato su una sola categoria, ma poter viaggiare.

 

Ringraziamo Alessio Ruggio per la sua disponibilità e per averci condotto in un viaggio musicale così affascinante e intenso. La sua musica è davvero un’esperienza unica che parla direttamente ai cuori degli ascoltatori.

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