Oggi, per la prima volta, abbiamo il piacere di intervistare con un giovanissimo ragazzo che arriva da PaKo Music Records. Un ragazzo veneziano, strumentista e compositore di talento. Non perdetevi questa intervista, e soprattutto andate ad ascoltare la sua musica, che potete trovare su tutti gli Store e nelle nostre playlist.
Ciao Edoardo, siamo davvero felici di farti questa intervista… Se non sbaglio è proprio la prima volta e credo che tu sia un talento vero, giovanissimo e soprattutto diverso dalla massa. Tu sei un compositore e produttore… Nella prima domanda vorrei che ti raccontassi brevemente, chi è Edoardo Gastaldi?
Un saluto al team di PaKo Music, grazie per questa opportunità. Io sono Edoardo, ho 23 anni e da quando ero alle scuole superiori mi sono appassionato in maniera particolare alla musica. Tuttavia, fino a 22 anni questa è rimasta solamente una grande passione. Da un anno a questa parte, passo dopo passo, ho cercato e sto cercando di renderla qualcosa di più. Grazie alle conoscenze pregresse acquisite negli anni, a riguardo dello studio del pianoforte, della teoria musicale e del solfeggio, il primo approccio al mondo della composizione e della produzione non è risultato particolarmente complesso. Mi auguro di poter continuare questo percorso per molto tempo.
⁃ Quali sono i sogni di Edoardo?
Di sogni ce ne sarebbero molti da elencare, probabilmente troppi. Negli anni sono riuscito a delineare una, anzi due, motivazioni per cui credo e porto avanti con fiducia tutta una serie di desideri contemporaneamente: la ricerca continua di conoscenza e la voglia di aiutare gli altri. Ci sono alcuni ambiti in cui possono esaudirsi entrambe le aspirazioni, allo stesso tempo, e questi sicuramente sono gli ambiti da cui ricavo maggior soddisfazione. Ad esempio lo studio e la ricerca scientifica, la composizione e la produzione musicale. Limitandomi all’ambito musicale, cito una frase che un collega mi disse qualche tempo fa, la quale può facilmente riassumere il mio pensiero: ‘Il miglior modo per mantenere questa profondità è di essere sempre al servizio della musica e mai permettere che la musica diventi al servizio dell’ego’ (Brugnera F.).
Utilizzo la musica come potente strumento di creazione, espressione e condivisione degli ideali in cui credo; spesso i sentimenti che ripongo nelle melodie sono molto complessi, ma derivano da semplici momenti di ispirazione e creatività.
⁃ Com’è iniziata questa passione, questa avventura nel mondo della musica?
Questa passione ha subìto molti cambi di prospettiva, mutamenti ed evoluzioni, in realtà. Tutto è nato quando, durante i primi anni delle scuole superiori, mi appassionai al DJing. Da lì ho iniziato, più o meno in contemporanea, a frequentare una scuola di pianoforte e ad autoprodurre canzoni Dance ed Elettroniche. Grazie al favorevole ambiente in cui ho vissuto ed in cui la mia idea di musica ha visto i primi sviluppi, negli anni mi sono appassionato sempre di più a generi quali Musica Classica, Orchestrale, Colonne Sonore e così via. Ora, dopo circa sette anni dalla mia prima idea di musica, mi ritrovo a pensare di intraprendere un percorso per scrivere e comporre musica al Pianoforte, musica New Age e magari un giorno anche Colonne Sonore.
⁃ Come dicevamo, il tuo ultimo brano si intitola “Jóhann’s Flight”, un brano strumentale bellissimo, raccontaci com’è nato e di cosa parla, nonostante sia solo musica…
Il brano è nato da un’idea. Qualche mese fa ascoltavo “Flight From The City” di Jóhann G. Jóhannsson, uno dei migliori compositori e musicisti islandesi a mio parere. Cercando sue notizie, venni a sapere che l’artista era deceduto, nel 2018. Lui, seppur inconsapevolmente, aveva fatto molto per me. Era giusto che anch’io facessi qualcosa per lui.
Per questo motivo ho composto e prodotto “Jóhann’s Flight”; in sua memoria.
⁃ Ti sei mai cimentato nella scrittura per poter fare una canzone completa, testo e musica?
Non per quanto riguarda progetti personali. Tuttavia, di recente ho iniziato a collaborare con diversi cantautori.
⁃ Di te sappiamo che hai avuto delle collaborazioni, anche con qualcuno che conosciamo bene anche noi? Vuoi raccontarci qualcosa di queste esperienze?
Nel corso degli anni ho collaborato spesso con altri artisti, di recente in particolare con cantanti e cantautori. Il mio compito può spaziare dallo scrivere una singola melodia all’arrangiare e produrre l’intera strumentazione. Per il momento, mi sento di nominare le persone con cui tutt’ora continuo a collaborare, i cui nomi d’arte sono Jay ed Il Sarto. Ho in programma ulteriori lavori e collaborazioni che si avvicinano di più ai generi puramente strumentali che produco nel mio progetto artistico personale; tuttavia, se ne parlerà in futuro nel caso in cui questi progetti dovessero andare a buon fine.
⁃ Hai da poco intrapreso il tuo percorso con la nostra etichetta, tu sembri un artista, un ragazzo molto educato e molto umile, ma sei anche un artista con dei sogni, quali sono le tue aspettative?
Grazie per le belle parole. In tutta sincerità, le uniche aspettative le ho da me stesso. Vorrei imparare a comporre in maniera più professionale, a registrare e produrre i miei brani in maniera ancora più creativa e pulita, tecnicamente parlando. Inoltre, mi piacerebbe molto, con il tempo, imparare a conoscere ed a suonare i brani dei più grandi pianisti. Da quelli dei secoli passati sino a quelli contemporanei. Ad ogni modo, una volta che il mio lavoro è giunto al termine, non mi aspetto nulla dagli altri. Anzi, sono eternamente e personalmente grato per ogni persona che ascolta la mia musica, ne parla o supporta il mio progetto.
⁃ Ci sono artisti a cui ti ispiri e artisti con i quali vorrei lavorare? Non devono essere necessariamente strumentisti.
Ci sono molti musicisti dai quali prendo ispirazione. Al momento, alcuni nomi di artisti contemporanei che mi sento di citare sono: Hammock, Atli Örvarsson, Johan Söderqvist, Tony Anderson e Nils Frahm. Molti scrivono solo musica strumentale ma, ad esempio, in alcuni brani della band Hammock si rinvengono melodie vocali da cui potrei pensare di prendere ispirazione in futuro, si faccia riferimento ad esempio ai brani “I Can Almost See You” e “…Like Starlight Into Day”.
⁃ Ricordi la prima canzone che hai ascoltato?
La prima canzone che ho ascoltato in assoluto? Direi di no.
⁃ C’è qualcuno che vorresti ringraziare per qualsiasi motivo? Qualcuno che ti ha sostenuto in tutto il tuo percorso fino ad oggi.
Vorrei e dovrei ringraziare moltissime persone. La mia famiglia, qualche persona a me vicina che ha sensibilmente creduto in me, la scuola di musica che mi ha indirizzato in questo percorso e poi tutte le persone con cui sono in contatto quotidianamente, dai colleghi ai collaboratori. Vorrei quindi ringraziare alcune figure professionali senza le quali non sarei dove sono ora. Sto parlando di voi, PaKo Music e di un collega, Lukasz Czarnecki, che per primo ha creduto nel mio progetto musicale attuale e mi ha introdotto nel mondo discografico e dei cortometraggi.
⁃ Siamo arrivati a fine intervista… Domanda a scelta. C’è qualcosa che non ti ho domandato ma che avresti voluto ti chiedessi? Puoi farti una domanda e risponderti.
Probabilmente “Come mai la musica e non un’altra passione, un altro metodo per occupare il tempo?”.
Oltre alle classiche motivazioni, che sicuramente hanno concorso a rendere la mia visione più solida e le mie prospettive più chiare, vorrei aggiungere un punto di vista forse generalmente sottovalutato: per convenienza e praticità.
È necessario esternare ciò che si ha dentro; io ho cercato un modo poco appariscente per farlo. La musica risponde a questa richiesta, ed allo stesso tempo mi concede piena libertà di espressione.
Nella musica non metto ‘la mia immagine’, così come non ricerco assiduamente un ‘pubblico’. Nella musica fisso dei concetti che potranno essere ascoltati, percepiti ed interpretati solamente da chi veramente è intenzionato a farlo.
È il pubblico che, in ultima analisi, può scegliere di ascoltarmi.
Grazie di tutto; sinceramente, Edoardo.
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