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Un’altra recensione scritta da Massimo Comi per la nostra rubrica dedicata ad argomentare i brani dei nostri artisti, oggi “Un grande gioco” del cantautore Claudio Rigo. Ricordiamo che questo bellissimo brano è disponibile su tutti gli store e nelle nostre playlist Spotify, invitiamo a seguire l’artista e ad aiutarlo a far conoscere la sua musica condividendola. 

Claudio Rigo, con la sua nuova canzone, ci racconta la vita secondo il suo particolare punto di vista, per il quale siamo tutti parte di un grande gioco, alla ricerca dell’ultimo tassello che completi il nostro puzzle personale: il messaggio è che, anche se ci sono dei momenti difficili da affrontare e delle difficoltà, non bisogna arrendersi e continuare ad amare profondamente e a ricercare ciò che ci manca per rendere la nostra vita completa in ogni suo particolare e in ogni sua sfaccettatura.

E’ necessario mettere in gioco dunque tutte le carte che si posseggono, per riuscire a vincere sul banco della vita e delle relazioni umane e amorose, per fare in modo che la propria esistenza si realizzi compiutamente e in modo duraturo.

Il ritmo della canzone è piuttosto compassato, con delle lievi percussioni che si mantengono sullo sfondo, creando un accompagnamento tranquillo e soft, con un basso in grande evidenza e degli inserti di sintetizzatore in perfetto stile anni ’80, il tutto arricchito dalla presenza della chitarra elettrica e acustica.

Il tono di voce del nostro cantautore si mantiene piuttosto lineare e costante durante l’intero sviluppo della canzone: Claudio è capace di farsi sentire e la sua vocalità si adatta perfettamente all’accompagnamento sonoro, risaltando su tutto il resto e riempiendo le parole del testo di una forza e di un vigore piuttosto “strong”, senza nessun limite di sorta, a parte il cielo.

Non c’è una vera intro, perchè il nostro cantautore comincia a cantare quasi da subito, esprimendo la propria visione delle cose e i propri sogni: dice che vorrebbe vivere ad un’altezza di trentamila piedi, dove non esistono nuvole e dove la luce e la luna piena si alternano.

Il suo sguardo è quindi rivolto al cielo, con gli occhi fissi verso l’alto, a sognare e fantasticare: sarà il vento l’unico elemento naturale a creare qualche turbolenza, come se il nostro autore stesse viaggiando in aereo, un aereo presente nella sua testa, con una mente capace di fantasticare e di sognare di essere altrove.

Il vento potrebbe però essere anche un elemento portatore di chiarezza, in grado di spazzare via gli ultimi dubbi rimasti e di rendere il cielo limpido e azzurro con le sue folate: ogni insicurezza verrebbe in questo modo tolta di mezzo e il nostro Claudio avrebbe una visione delle cose esattamente come sono e come si mostrano, nella loro piena verità.

Ma alla fine questi si rivelano essere appunto solo dei sogni, perché il nostro autore replica subito che in realtà non è così che funziona, perché ognuno di noi si trova in verità sotto lo stesso cielo e non c’è sempre un arcobaleno a fare da guida verso la mitica pentola d’oro: esso non resta sempre nel cielo alla fine di un temporale, e le persone sono spesso parte di un universo che sovente si mette di traverso, con una vita che presenta i suoi problemi e le sue difficoltà, non permettendoci di volare ad alte quote come un aereo, ma costringendoci a restare con i piedi ben piantati per terra, ad inseguire la soluzione di un gioco in cui siamo coinvolti fin dalla nascita e del quale siamo i pezzi.

Sulla parola “soluzione”, il nostro Claudio effettua un trascinamento e una modulazione, che impongono una certa variabilità al cantato, che fino a quel momento era stato pressochè piatto sulle medesime lunghezze d’onda.

Questo, comunque, non costituirà il suo limite, perché lui si ritroverà con la persona amata in quella certa spiaggia che funge da punto di riferimento per il ricordo: questo ricordo non sarà l’ultima goccia di una lacrima, il nostro cantautore dice basta al proprio tormento interiore, che si dissolve in un bicchiere di acqua limpida, come a dire che questo stesso tormento interiore non era una cosa così pesante e opprimente, ma una cosa che poteva essere fatta svanire con la forza di volontà.

C’è sempre un’altra opportunità per imparare ad amare, l’amore è bello per questo: serve sicuramente coraggio e voglia di andare sempre fino in fondo, in modo che poi non si pensi più a tutto il tormento interiore che ci si è portati appresso, ma che si viva liberi e con la mente sgombra.

E’ qui che il nostro Claudio vorrebbe risultare vincitore, quando tutto sembra andato perso: in questa sezione, si aggiungono alla linea melodica degli accordi molto fitti di quella che sembra essere una chitarra acustica o un mandolino.

Si ritorna quindi all’immagine dell’acqua, con il ricordo di una casa al mare come un posto dove piangere e dove ridere, sentendosi libero dopo essersi tuffato nell’acqua appunto, un elemento capace di lavare via i dubbi e le incertezze. Qui la perfezione è inutile, perché ognuno di noi ha i propri difetti, piccoli o grandi che siano, e l’apparenza, l’immagine, non fa la differenza: si tratta di due immagini molto belle perché molto veritiere; si può fare tardi e risvegliarsi lentamente.

Ma purtroppo non è nemmeno così che funziona, perché alla fine siamo tutti spacciatori di sogni, ognuno di noi ha il suo piccolo fardello di sogni che può o meno mostrare agli altri, per renderli edotti di quello che ha immaginato durante la notte: tutto questo viene fatto per tirare avanti e per sopravvivere sia al successo che alle possibili delusioni.

Tutti noi siamo parte di un universo che spesso si mette di traverso, con le cose che non vanno come vorremmo noi e con i nostri programmi illusori che vengono distrutti; siamo tutti dei pezzi di un grande gioco, in cerca di una soluzione.

Anche in questo caso, la parola “soluzione” viene trascinata e modulata, quasi fosse il punto focale del testo; tutto questo, però, ribadisce Claudio, non costituirà il suo limite, perché si ritroverà con la propria lei in quella spiaggia che non sarà l’ultima goccia di una lacrima. Il nostro cantautore dice di nuovo basta, questa volta alla solitudine, con il tempo del tormento interiore che si dissolve in un bicchiere di acqua limpida: in questa parte di canzone, abbiamo dei versi in cui la vocale “a” viene ripetuta alla fine di ogni verso, quasi a sottolinearne la conclusione e a dare una maggiore poeticità al brano.

Ci sarà un’altra opportunità di imparare ad amare, e di farlo coraggiosamente: è necessario andare sempre fino in fondo e non pensarci più, non tormentarsi ulteriormente: su questi versi si chiude la canzone, attraverso un accordo conclusivo di chitarra elettrica, lieve come è stato sempre lieve l’accompagnamento alla vocalità di Claudio.

Alla fine, ci resta una buona canzone pop rock, che fa uso di molti strumenti, anche se essi restano sempre piuttosto in sottofondo, sottotraccia, a parte il basso, che si fa sentire molto: come detto, abbiamo una batteria molto soft e rilassata, dei sintetizzatori, forse anche degli strumenti ad arco, e delle chitarre acustiche ed elettriche.

La produzione è piuttosto delicata, con toni morbidi e pastosi, e delinea il paesaggio con tinte pastello, sulle quali si inserisce la forte vocalità del nostro cantautore, che cerca di attuare delle variazioni al proprio cantato, con il trascinamento di alcune parole, la modulazione della linea vocale e l’utilizzo della ripetizione della vocale “a” alla fine dei versi.

Recensire questa canzone mi è parso un processo molto lineare, ben definito, perché il brano forniva già da sé tutte le coordinate per essere interpretato, posto che ogni interpretazione è strettamente personale, e non costringeva a lunghe elborazioni mentali di quello che si udiva: abbiamo quindi un testo e una melodia immediati, franchi, sinceri, che non nascondono nulla e vanno diritti al punto.

Abbiamo un testo al limite tra sogno e realtà, con il primo che fa immaginare cose magnifiche e la seconda che riporta con i piedi per terra: è necessario trovare il giusto equilibrio tra le due, per poter vivere serenamente e far scomparire tutti i propri tormenti interiori in un bicchiere di acqua limpida.

Si alternano ricordi, momenti legati al presente, sogni, immagini e realtà, in un variegato insieme che appassiona l’ascoltatore perché lo tiene agganciato fino alla fine, senza stancare o ripetersi troppo.

Bisogna sempre ricordarsi che la vita è un grande gioco, del quale noi costituiamo gli elementi base e per completare il quale dobbiamo trovare l’ultima tessera del puzzle, in grado di definirci in modo definitivo come uomini e come persone.

Ringrazio dunque Claudio per aver ben espresso questo concetto con la poesia dei suoi versi e con la soavità della sua melodia: tante volte, le cose semplici si rivelano essere le migliori, perché è la sensibilità interiore quello che conta maggiormente, e il nostro cantautore ha dimostrato di possederne tanta.

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