Oggi il nostro Massimo Comi analizza l’ultimo lavoro de Gli incubi di Freud, intitolato “Miglior attore non protagonista”, un brano assolutamente da ascoltare, di questo gruppo pazzesco. Trovate la canzone nelle nostre e playlist Spotify e su tutti gli Store, ascoltatelo e fateci sapere cosa ne pensate.
Una canzone che, a partire dal titolo, fa intuire già che racconterà delle vicissitudini del proprio protagonista, che fino ad ora ha vissuto una vita un po’ ai margini, da spettatore: come chi riceve agli Oscar il premio per il miglior attore non protagonista, che si solito passa leggermente in secondo piano rispetto a quello per il miglior attore protagonista. Il fatto però che l’attore non protagonista di cui si parla sia il migliore degli attori non protagonisti possibili, fa intuire che qualcosa di buono questa persona l’abbia alla fine combinato nella propria vita, che non si consideri come l’ultimo arrivato e che abbia comunque fatto, nel bene e nel male, le proprie esperienze, che hanno contribuito ad arricchire la sua esistenza.
Le sonorità del brano sono tipicamente indie rock, con un grande rilievo dato al sound delle chitarre, veloce, aggressivo e potente, accompagnato da una base ritmica di batteria che non si tira certo indietro quando deve sparare tutte le proprie cartucce a mille.
Mi ha incuriosito, in una certa parte del video di accompagnamento, il contrasto tra il modo di vestire del cantante, molto estivo, e quello dei suoi compagni di band, molto elegante, in completo nero, quasi che lui volesse liberarsi da ogni tipo di costrizione, ed esprimere attraverso le parole tutte le complessità e le perplessità che lo hanno accompagnato fino ad ora nel suo percorso nel Mondo. Una vita quasi in vacanza, come potrebbe suggerire l’abbigliamento, perennemente in viaggio verso lidi caldi, che possano offrire un rimedio e un conforto alle difficoltà incontrate, al fatto di aver vissuto quasi sempre da spettatore, come un uomo qualunque che, in tenuta estiva e ciabatte, guarda dal proprio divano il film della vita che gli scorre davanti.
Se guardiamo il testo del brano, ci accorgiamo che è praticamente la sintesi della vita del cantante, che elenca, tappa per tappa, tutte le esperienze da lui fatte, belle o brutte che siano: la scrittura gli serve come mezzo di introspezione, come modo di comunicare alternativo alla parola diretta, come modalità per vincere la propria timidezza.
Significativo a questo proposito è il nome del gruppo, che cita il padre della psicanalisi, immaginandosi che anche lui possa aver avuto degli incubi, magari creati dal continuo ascolto delle vicissitudini dei propri pazienti e dallo studio approfondito dei meccanismi del pensiero e della mente umana. Questo nome può anche suggerire che, se Freud si mettesse a studiare i membri del gruppo, in particolare il cantante, troverebbe pane per i propri denti, arrivando ad essere perseguitato da incubi notturni.
Il racconto della canzone parte dall’età di cinque anni, quando il nostro protagonista sapeva già scrivere bene, anche se aveva difficoltà ad usare le cappa: in questo mi ci sono un po’ rivisto, perché anch’io sapevo già scrivere quando ho iniziato le elementari.
A sette anni sembra che sia stato vittima di bullismo, perché dice di essere incappato in un gruppo di persone malvagie, che chiama “banda di iene”: questo mi ha portato alla mente il celebre film di Tarantino, anche per il modo di vestire dei due che nel video se la prendono con il cantante.
L’infanzia del nostro artista non deve essere stata poi così felice, perché ha avuto un padre che se la prendeva con lui se non tornava a casa ubriaco già a dieci anni, probabilmente perché lui era un alcolista, un professore che gli ha addirittura rotto in testa una squadra da disegno a dodici anni: lui ammette che questi sono dei modi strani di mettere in riga un bambino, non usuali, che hanno provocato un primo punto di rottura delle difese del nostro protagonista, che si era costruito una diga per fermare la forza delle acque che si abbattevano su di lui.
E’ stato costretto ad essere precoce da subito, e questo ha contribuito a sciupare la sua infanzia: interessante, a questo punto, il riferimento alla favola di Biancaneve, con una strega pazza che gli offre la famosa mela, che sembra dare un colpo quasi definitivo all’immaginazione di bambino.
Il racconto si interrompe, per lasciare spazio al ritornello, il quale vede un incremento della velocità di esecuzione: viene introdotta la figura del miglior attore non protagonista, e il nostro autore si chiede quando potrà iniziare la sua seconda vita, visto che gli sembra di aver già vissuto fin troppo intensamente la prima, come raccontato in precedenza.
Si ritorna poi alla narrazione temporale delle tappe fondamentali dell’esistenza del protagonista, che ha sedici anni sembra aver avuto la prima esperienza sessuale, a seguito di una sbronza, esperienza che non sembra essere andata poi troppo bene, con preliminari impacciati, come in una strana danza oltre l’equatore, rappresentato dalla pancia, segno delle sue non ideali condizioni fisiche, di una certa grassezza, che ha reso tutto più complicato.
A questo punto, fa capolino l’esperienza di un lutto, con la morte della madre quando lui aveva ventuno anni, che viene sostituita da una matrigna che assomiglia un po’ alla strega pazza, il che fa precipitare la situazione nell’alcol e nell’apatia, con il padre che arriva a perdere completamente la lucidità e le staffe.
L’età anagrafica diventa quindi solo qualcosa di simbolico, perché già da bambino ha vissuto molte più esperienze di un uomo adulto, che ne hanno incattivito il cuore e riempito la pancia di birra, costringendolo a maturare prima del tempo e a veder svanire il sogno di un’esistenza normale.
Il nostro cantante si sente come il sindaco di una Shutter Island, facendo riferimento al film con Leonardo Di Caprio, che parlava di un’isola in cui era stato costruito un manicomio: non ha avuto la possibilità di girare il mondo, giocando ad un malefico girotondo con la sorte, come un cane che si morde la coda, una coda intrisa di menzogna e bugie.
A questo punto, si ripete il ritornello, con la figura del miglior attore non protagonista, che si considera già morto più volte: come dargli torto, visto tutto quello che ha subito e vissuto?
Abbiamo successivamente un rallentamento dei ritmi e un affievolimento delle sonorità, che coincide con la ripetizione della domanda esistenziale fondamentale, che guida tutto lo sviluppo della canzone: quando inizierà la seconda vita del nostro protagonista?
Dopo questo stacco momentaneo, che crea un po’ di malinconia e struggimento, si ritorna ai ritmi soliti: anche la vita adulta non sembra aver riservato grandi soddisfazioni al nostro cantante, perché parla di uno strano entusiasmo che lo assale, come quello di una persona che ha perso tutto in un solo colpo, per colpa delle tasse e probabilmente anche del gioco d’azzardo.
Questo strano entusiasmo è anche quello di chi non ha più nulla da perdere perché ha già perso tutto: a questo punto, sembra apparire una lieve nota di positività nel testo, perché si parla di una persona che parte alla conquista del Mondo, con i piedi scalzi, il sorriso sulla faccia nonostante tutto, un volo low cost verso nuove terre, con la consapevolezza che ha tutto da guadagnare, che può rifarsi una vita.
Questa sequenza di versi sull’entusiasmo va a chiudere la canzone, perché si ripete due volte, e sembra lasciare un piccolo segno di speranza e di rivalsa, perché niente di quello che è successo ha potuto spegnere l’entusiasmo del nostro protagonista, che vuole conquistare il Mondo e ripartire da zero: non viene detto se è riuscito o meno in questa impresa, forse ce lo dirà nella prossima canzone.
Alla fine, ci resta un buon brano indie rock, pieno di energia, velocità e impatto, cosa che contrasta un po’ con i temi che il suo testo affronta.
Come detto, le chitarre e la batteria assumono molta rilevanza, dando una tipica tinta rock alla canzone, infondendole mordente, potenza e vigore. Se ascoltassimo solo la linea melodica, penseremmo subito ad una canzone gioiosa, giocosa, ritmata e solare, impressione smentita dal contrasto con il testo, che comunque, come detto, alla fine lascia aperta la porta alla speranza, dato che chi ha perso tutto ha solo da guadagnare, ha la possibilità di rifarsi una vita.
Il cantante mi pare una persona comunque forte, nonostante la sua timidezza, che nella scrittura trova il coraggio di purificarsi, di lavare via tutti i propri tormenti e di acquisire un nuovo entusiasmo, che appare strano, perché è in contrapposizione con tutto quello che ha dovuto subire da bambino e da ragazzino.
Considero questa canzone come un forte atto di coraggio, perché non è da tutti mostrare agli altri le proprie fragilità e le cattive esperienze vissute: di solito, si tende a tenersi tutto dentro, facendo fatica a chiedere aiuto. La musica ha anche questo potere, di dare il coraggio necessario per mettere a nudo le proprie debolezze e trovare uno spiraglio di luce, magari piccolo, ma sicuramente importante.
Sono curioso di ascoltare le prossime canzoni del gruppo, per vedere se il Mondo è stato veramente conquistato e se il processo di analisi interiore svelato a tutti ha avuto un effetto catartico, liberatorio, consolante.
Da amante del rock quale sono, devo dire di essermi divertito ad ascoltare questo brano e di essere stato portato a riflettere dal suo testo: ammiro chi lo ha scritto, perché ha dimostrato un coraggio e una forza non comuni, e gli auguro tutto il bene del mondo.
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