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Un’intervista molto interessante ad un ragazzo, un artista con una sensibilità particolare, Alessio Ruggio, riesce a trasmettere attraverso le note di un pianoforte emozioni nascoste, basta ascoltare un suo brano per poter capire di cosa sto parlando. Oggi ci racconterà un po’ di sé, del suo mondo e del suo ultimo brano “Origami”. La sua musica è disponibile su tutti i Digital Store, nelle nostre playlist.
Continuate a sostenere la musica e i loro artisti.

Ciao Alessio, siamo ben felici di averti sul nostro magazine, racconta chi sei e come ti sei approcciato al mondo della musica…
Ciao! Grazie a te! Chi sono? Spesso le domande più semplici sono le più complicate. Diciamo che sono una persona abbastanza semplice, sulla trentina d’anni già passata, oggi un mix tra la piena cultura siciliana e italiana, con delle impronte francesi, paese nel quale vivo.
Sono quindi cresciuto a Palermo ma sono andanto via presto, per andare in Francia, dove oramai sto da una quindicina d’anni. L’unico legame che tengo fra i due paesi, è la musica, che è sempre stata nella mia vita. Fin da piccolo ho ricordi di mio papà che suona il pianoforte o la chitarra, mia mamma che canta. Quindi diciamo che sono stato svezzato dalle sette note musicali. Ovviamente arrivando a Parigi non potevo avere un pianoforte, gli appartamenti sono troppo piccoli, però diciamo che nonostante tutto, sono riuscito a tenere il legame, ed a lanciarmi quando ne ho sentito veramente il bisogno. In seguito al decesso di mia madre e ad una rottura di un rapporto altamente tossico, ho scoperto una nuova musica in me, molto più emotiva e sensibile che non pensavo di possedere e da li, è iniziato questo percorso musicale.

⁃ Secondo te cosa manca alla musica di oggi per poter fare la differenza?
E’ sicuramente il mio punto di vista, ma penso che oggi si tenda molto di più a dover seguire una «moda», mi spiego: ho l’impressione che oggi si dica «è questo il ‘suono’ di oggi, facciamo tutti dei pezzi con questa impronta per cavalcare sull’onda». Io dico sempre che la musica debba raccontare qualcosa, debba trasmettere qualcosa, debba «parlare». Nel caso mio, la musica non parla, è strumentale, ma parla con il cuore. Penso quindi che oggi si tenda più a ricercare il giusto suono che possa fare il «boom» piuttosto di concentrarsi sull’altro e sul messaggio che realmente si vuol far passare.

⁃ Chi sono i tuoi riferimenti musicali e dove vorresti arrivare con la tua musica?
Riferimenti ne ho tanti, forse anche troppi. Sicuramente Reyn è uno dei pianisti che ammiro di più in quanto siamo sulla stessa sensibilità. Riopy trovo che sia anche lui un grande punto di riferimento e trovo davvero che sia un peccato che entrambi non siano riconosciuti al giusto valore, come potrebbe essere il pianista Einaudi. Penso quindi che non ci sia cosa più bella di arrivare a toccare l’anima delle persone. Questo è quello che Einaudi fa a mio avviso ed è sicuramente quello che vorrei fare anch’io.

⁃ Il tuo nuovo brano è qualcosa che tocca le anime più sensibili… quindi, non per tutti ma per chi ama davvero la MUSICA! Si intitola “Origami” un mix di malinconia e speranza. Parlaci un po’ del tuo singolo, com’è nato, perché lo hai scritto, di cosa parla…
E’ sicuramente un brano « complicato », non nella construzione del brano in sé, quanto nella spiegazione. Diciamo che non compongo quando decido, ma quando sono ispirato da qualcosa. «Origami» è nato in un bar a Parigi, facevo un aperitivo con un’amica, che oggi è un po’ come una sorella. E stavamo parlando un po’ dei miei problemi personali, di tentare di trovare una soluzione (si, a me piace trovare soluzioni ai problemi e non lasciarli irrisolti !) La sera, rientrando, ho composto «Origami». E’ sicuramente una composizione malinconica, ma piuttosto che parlare di mix di malinconia e speranza, io direi più di malinconia e ‘resilienza’ che per l’appunto corrisponde un stato in cui  ci prendiamo un Pugno, ma tentiamo di non romperci, un po’ la capacità e la forza a superare un momento di difficoltà, dicendoci: ci posso arrivare ed anche da solo. Sicuramente come hai detto, non è un pezzo per tutti, bisogna avere una grande apertura mentale, una grande forza di coraggio e di rimessa in discussione di se stessi e dei propri pensieri per riuscire a vivere a pieno «Origami».
Ho quindi scritto questo pezzo per raccontare qualcosa, questa malinconia, ma allo stesso tempo raccontare la forza che abbiamo in noi, per poter avere una rivincita sulla vita.

⁃ Se il tuo brano avesse un testo… qual è la prima frase che scriveresti?
Diciamo che non sono bravo con le parole. Preferisco sempre tradurre le parole in note. Sicuramente non su «Origami» ma su altre composizioni, ho anche riflettuto a mettere un testo. Però, se «Origami» si prestasse, penso che la prima frase sarebbe solamente una contrapposizione , come tutte le simbologie presenti nel pezzo. «Condanna e Delizia»?

⁃ Immagina il mondo tra vent’anni, come lo vedi? E immagina te tra vent’anni, come ti vedi?
Il mondo tra vent’anni ? io riesco a malapena a pensare ad oggi! Ho smesso di progettare, tanto per quanto mi riguarda, i progetti vanno spesso in fumo, o abbandonati. Preferisco vivere alla giornata, ringraziare la vita di quello che ho oggi perché domani non si sa di cosa sarà fatto. Nessuno si sarebbe mai immaginato che avrei fatto della musica, che avrei composto, io per primo. Ancora meno, nel dicembre 2021, non avrei mai immaginato che due mesi dopo mi sarei ritrovato di fronte ad un pubblico di mille persone con due cantanti famose qui in Francia, per il mio primo concerto. Tra vent’anni non saprei proprio dove saro’. Sicuramente, una cosa sulla quale mi piacerebbe insistere un po’, è il lato cinematografico. Mi piacerebbe comporre delle musiche per dei film. Mi dicono spesso che le mie composizioni sono delle vere colonne sonore di film. Chissà ?

⁃ Quali sono i tuoi progetti futuri?
Sicuramente continuare la musica. Ci sono delle nuove composizioni che passeranno presto in studio di registrazione, probabilemente un nuovo clip sempre sullo stesso stile dei precedenti, un po’ stile « cinematografico ». E poi, in quanto abito a Parigi da diversi anni e la mia carriera è iniziata qui, siamo in discussione per un nuovo progetto diciamo più “cinematografico” nel senso proprio del termine. Non ne dirò di più, solo che sarà in collaborazione con Romain Pacaud, regista e fondatore della casa cinematografica “Eliott Production”, nonché il realizzatore di “Une Chanson pour Louise” con Alexis Loizon e Alyzée Lalande, che uscirà presto!

⁃ Come vorresti cambiare il mondo della musica?
Io non cambierei niente. Nel senso che per me la musica è fonte di espressione. Può piacere, può non piacere. E’ un’arte. Ognuno esprime quello che meglio crede e sente attraverso la musica. Di contro, penso che bisognerebbe rivalutare un po’ la posizione degli artisti rispetto alle piattaforme di distribuzione. I tempi cambiano, sicuramente, e sarò sicuramente uno dei pochi a comprare ancora dei dischi, sebbene si possa anche ascoltare la musica sulle piattaforme di streaming. Però penso che la musica sia un po’ come i libri : è così bello poter leggere un vero libro, sentendo l’odore delle pagine stampate, piuttosto che la versione Kindle. La stessa cosa vale per la musica.

⁃ Ti piacerebbe collaborare con altri musicisti in futuro?
Sicuramente. In arrivo ci saranno delle nuove composizioni dove giustamente non sarò da solo. Proprio per questo sentimento e stato d’animo un po’ malinconico che ho nelle composizioni, per principio, non utilizzo mai degli spartiti, né in concerto, né in studio di registrazione. Seguendo uno spartito, ho come l’impressione di essere «legato» alle note, senza poter realmente esprimere i sentimenti. Ed ho avuto la fortuna a trovare dei musicisti che sono in grado di capire tutto ciò. Quando suoniamo dico sempre «lasciatevi portare dalle note e dal vostro cuore, e vediamo cosa esce», incrociamo le dita per i prossimi pezzi!

⁃ Siamo arrivati a fine intervista… Domanda a scelta. C’è qualcosa che non ti ho domandato ma che avresti voluto ti chiedessi? Puoi farti una domanda e risponderti.
Non domanda, piuttosto un aneddoto, e non da meno. A parte il mio primo album ‘Grand Soufre’, che è stato un album un po’ troppo personale, ed erano pezzi dei quali dovevo occuparmi da solo, per quanto riguarda gli altri, non sono io ad avere scelto i titoli dei brani. Alessandra, che non è solo un’amica, ma più una grande sorella, mi conosce da almeno una ventina d’anni. E l’unica persona ad ascoltare in anteprima i miei pezzi, perché capisce d’intuito di cosa sto parlando. Ed è sempre lei a tirare fuori il titolo dei miei pezzi. Ci rifletto un po’ sù, e poi mi dico che i suoi titoli sono sempre i migliori, perché per me, lo stesso pezzo non ha un solo titolo, ma mille, ed infiniti.

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